mercoledì 30 ottobre 2013

domenica 27 ottobre 2013

Monte Musinè

Si può definire come il primo contrafforte alpino, all'imbocco della Val di Susa, dalla forma caratteristica e dall'aspetto insolito per via della vegetazione che lo ricopre solo in parte.
Dista poco meno di 20 km da Torino, è una delle più basse montagne della provincia con i suoi 1150 m di altitudine e la vetta è raggiungibile in circa un paio d'ore con un'andatura tranquilla lungo un sentiero di tipo E che copre un dislivello complessivo di circa 750 m.
È una montagna che permette quindi, a chi si sente poco preparato o a chi da tempo non effettua un'escursione in montagna, di riprendere ad allenarsi con uno dei percorsi più semplici e meno impegnativi del nostro territorio.

Si potrebbe concludere qui la descrizione del Musinè, magari spendendo ancora poche parole per descrivere il percorso che porta in vetta. Un percorso semplice, uno dei più utilizzati per raggiungere la cima (il 572), che parte dal campo sportivo di Caselette, la piccola città situata ai piedi della montagna, procede per un primo tratto sui cinque tornanti del lastricato di una Via Crucis che conduce al Santuario di San Abaco e poi prosegue fino alla vetta su una mulattiera di sterrato argilloso e roccette. Il sentiero inizialmente si allarga, si stringe, si biforca e si ricongiunge innumerevoli volte, apparendo all'occhio dell'escursionista come una interminabile successione di confuse venature tra i rarissimi alberi che offrono un po' d'ombra dal sole caldo; poi procede, quasi sempre con la stessa pendenza, seguendo una delle creste a sud della montagna fino alla grande croce che domina la vetta.

Ma è sul notevole carico di leggende riguardanti questa montagna che vorrei soffermarmi. Una montagna piena di miti misteriosi, strane storie al limite del fantascientifico, bizzarri avvistamenti di corpi luminescenti che sorvolano la vetta, bagliori inspiegabili e incisioni rupestri probabili testimonianze di uno sconcertante passato. Qui di seguito alcune delle più diffuse storie che circondano il Musiné:
Da sempre circolano racconti di lupi mannari, di spettri che vagano nella notte, di animali inverosimili. Le più probabili origini di queste storie possono attribuirsi al monito degli anziani valligiani nei confronti dei giovani abitanti della zona per invitarli a tenersi alla larga dai pericoli delle caverne situate non lontano dai sentieri e per sconsigliare l'ingresso nei profondi antri scavati nella roccia della montagna. Il monte risulta infatti essere un antico vulcano ormai spento da millenni. Il forte calore e la pressione del magma hanno scavato in tempi antichissimi numerose grotte e gallerie. Tra le grotte situate sulla montagna ve ne sarebbe una maledetta, nella quale ogni anno, il primo giorno di Maggio, si darebbero appuntamento streghe e negromanti.

L'origine geologica del Musinè spiegherebbe anche in parte la totale assenza di fonti d'acqua. L'aridità del terreno ed i numerosi anfratti hanno reso il Musinè un ambiente molto ospitale per le vipere ed altri piccoli rettili, ma poco adeguato per la crescita delle piante. La distribuzione della
vegetazione appare infatti piuttosto insolita, ricca ai piedi del monte, ma che poi si dirada in modo quasi repentino col crescere dell’altitudine. Il Corpo Forestale dello Stato ha inutilmente speso ingenti capitali per rimboscare la zona, nella quale le giovani piante sembrano però morire una dopo l’altra. La credenza popolare spiega il mistero con la processione continua di anime dannate che salgono e scendono il monte senza sosta. Secondo una credenza un po’ più moderna sarebbero invece le emanazioni radioattive di una base segreta sotterranea a produrre tale sterilità.
La presenza di un ambiente così ostile nella parte superiore del monte e la mancanza di fonti d’acqua spiegherebbero solo parzialmente il fenomeno e a quale scopo si è tentato di far crescere le piante? Perché questa insistenza, quasi irrazionale, delle autorità nel cercare di rimboschire la zona?
Il fenomeno appare simile a quello descritto nel romanzo di Lovecraft “Il colore venuto dallo spazio” dove un misterioso meteorite cade dal cielo e precipita nella proprietà di Nahum Gardner, sulle colline ad ovest di Arkham. Da quel giorno la vegetazione della proprietà subisce insoliti mutamenti intrappolando la famiglia Gardner in un crescente orrore che li porta ad isolarsi dal resto della cittadina.

Avvistamenti di misteriosi bagliori azzurri, verdastri e fluorescenti sono quasi all'ordine del giorno, oltre naturalmente a chi sostiene di aver visto oggetti volanti non identificati, dischi luminosi e capsule di luce librarsi in aria dalla cima della montagna.
I bagliori verdastri potrebbero essere la conseguenza di piccole sacche di gas ancora intrappolate sotto la roccia e che occasionalmente fuoriescono dall’interno della montagna. Altre ipotesi attribuiscono queste fughe di gas a materiale organico in decomposizione. Le luminosità sulle pendici del monte sembrano dovute a cariche elettrostatiche attratte dagli strati sottostanti della montagna, ricchi di minerali ferrosi e magnetite.

La presenza della magnetite nel sottosuolo potrebbe anche dare una spiegazione ad alcuni curiosi fenomeni rilevati in passato: rabdomanti e studiosi del paranormale sostengono che in prossimità del Musinè bacchette e pendolini si muoverebbero in modo molto anomalo e più accentuato del normale. Senza contare che moderne apparecchiature radiofoniche e cellulari sono frequentemente vittime di interferenze inspiegabili quando si trovano nella zona attorno alla montagna. Velivoli ed aerei privati che sorvolano il luogo vengono disturbati nelle loro trasmissioni.

Stando però alle dichiarazioni di molti esoteristi il luogo sarebbe un gigantesco catalizzatore di energie benefiche. Il Musinè si troverebbe su una linea "ortogonica" (una di quelle che circondano la Terra come una ragnatela e che indicano zone di particolare concentrazione di energia) che, entrando dalla Francia, attraversa tutta la nostra penisola. Secondo alcuni sarebbe addirittura una sorta di finestra aperta su un’altra dimensione. Altre voci sostengono che la montagna funzioni come una specie di amplificatore delle facoltà extrasensoriali di ogni individuo: forse l'assenza di onde elettromagnetiche permetterebbe alle sinapsi maggiore dinamicità permettendo così al cervello umano di elaborare le informazioni e gli impulsi con maggiore efficienza...

Ma le leggende non finiscono qui: alcune fanno riferimento a personaggi ed eventi storici. Una leggenda ad esempio sostiene che il Re Erode fu esiliato per l'eternità su un carro di fuoco che percorre la montagna senza sosta, come punizione per le stragi di innocenti compiute in vita.
Un'altra rivela che gli abitanti della valle assistettero ad un inquietante spettacolo nella notte dell'anno 966 d.C. prima dell'arrivo del vescovo Amicone, diretto a Sant'Ambrogio per consacrare la chiesa di San Michele sul monte Pirchiano, di fronte al Musinè. Si narra infatti di globi di fuoco dal cielo che illuminarono la chiesa come se fosse scoppiato un incendio.



Una delle più celebri leggende riguarda l'imperatore Romano Costantino, o più precisamente la sua conversione alla religione cristiana. Secondo alcuni storici fu proprio ai piedi del Musinè che in cielo apparvero a Costantino la croce fiammeggiante e la scritta "IN HOC SIGNO VINCES" (sotto questo segno, vincerai), segni che convinsero l’imperatore a convertirsi al Cristianesimo. I cosiddetti "Campi Taurinati", di cui parlano le cronache dell’epoca, sembrerebbero coincidere con la zona pianeggiante di Grugliasco e Rivoli che separa Torino dal massiccio del Musinè. La grande croce di cemento alta ben 15 metri, che sovrasta la cima del Musinè, fu costruita nel 1901 proprio in ricordo della battaglia di Torino del 312 d.C. tra l'esercito di Gaio Flavio Valerio Aurelio Costantino, detto Costantino il Grande (imperatore romano delle province galliche e ispaniche) e quello di Marco Aurelio Valerio Massenzio (autoproclamatosi imperatore dell'Italia e dell'Africa); questa battaglia secondo una tradizione locale si sarebbe infatti svolta ai piedi della montagna.
Dopo la vittoria, Costantino entrò trionfalmente a Mediolanum (Milano), mise in fuga un esercito nemico accampato nei pressi di Brescia e vinse un'importante battaglia nei pressi di Verona. Sconfitte le forze di Massenzio nel nord Italia, Costantino si diresse su Roma, dove in ottobre sconfisse definitivamente il suo nemico nella battaglia di Ponte Milvio.
Massenzio morì annegato nel Fiume Tevere e nel 313, con l'editto di Milano, veniva riconosciuta la libertà di culto per tutte le religioni, ponendo fine ufficialmente alle persecuzioni contro i cristiani.

Inoltre secondo alcuni scritti del '600 '700 nella vallata sottostante il Musinè furono udite musiche demoniache riecheggiare durante la notte e ancora adesso si dice che vengano eseguiti riti occulti sulla montagna.

Ancora molta curiosità destano le “coppelle” ovvero una serie di strutture di pietra a forma di coppa disposte in modo da riprodurre alcune costellazioni dell'emisfero boreale. In queste curiose formazioni di incavi nella roccia, situati in località Torre della Vigna, fra i 400 e i 900 m che sembrano rappresentare delle vere e proprie mappe di corpi celesti si possono riconoscere ad esempio la Croce del Nord, l’Orsa Maggiore, l’Orsa Minore, Cassiopea e le Pleiadi.
Se fossero luminose sembrerebbero riprodurre in scala una insolita replica del cielo stellato sulla montagna.

Il Musinè è sede anche di uno stranissimo obelisco che acquistò fama mondiale grazie ad un libro di Peter Kolosimo intitolato "Astronavi sulla preistoria". Sulla superficie compaiono alcune croci che rappresentano probabilmente cinque persone, un cerchio in alto a sinistra con un punto al centro e due semicerchi tagliati nella parte inferiore che assomigliano in modo clamoroso ai moderni dischi volanti. Secondo lo scrittore sarebbe una sorta di rappresentazione delle evoluzioni di macchine aeree che furono viste in cielo dai nostri antichi progenitori.
Per altri l'obelisco risulta essere un falso storico dei primi anni '70 oppure le incisioni potrebbero rappresentare degli uomini in adorazione del sole, qui raffigurato nelle tre principali fasi del giorno: l'alba, il tramonto e lo zenit. In effetti il cerchio alto con il punto nel centro è tutt'ora la rappresentazione astronomica del sole e non erano rare le civiltà che in passato ponevano il sole come elemento divino e quindi da venerare.

Fra il 1973 e il 1978, anno in cui fu portata via, qualcuno collocò sulle pendici del monte una targa metallica inneggiante alla "fraternità universale fra tutti i popoli". Il testo parla di "punti elettrodinamici", di "entità astrali" ed indica dieci grandi personaggi del passato, da Cristo a Martin Luther King, indicandoli come esempi da seguire. Il 7 ottobre del 1984 un gruppo di esoteristi ne ha fatto un’altra copia e l’ha ricollocata al suo posto.
Questa nuova versione è in alluminio anodizzato ed è stata cementata alla base della grande croce che spicca sulla montagna.



Il Musinè insomma continua ad essere un importante punto di interesse per gli escursionisti. Non è raro infatti incontrare appassionati che lo percorrono come riscaldamento o persino a passo di jogging.
Il panorama dalla cima, in buone condizioni meteorologiche, è affascinante e spazia su buona parte della Valle di Susa, su Torino e la sua cintura, sui laghi di Avigliana, sul piccolo specchio d'acqua di Caselette, sulla collina di Superga e su parte delle cime circostanti.
Il percorso non richiede particolari abilità o attrezzature speciali, si consiglia prudenza nel periodo estivo per la significativa presenza delle vipere.


Ma soprattutto il Musinè continuerà a rimanere punto di scontro tra archeologia ed esoterismo, tra geologia e paranormale, tra scetticismo ed occulto. La verità forse risiede nel sottosuolo, forse sulle incisioni rupestri, forse nelle nubi che a volte ricoprono la cima...o forse un giorno sarà proprio la montagna stessa a farci sentire la sua voce e magari chissà svelarci i suoi misteri. Sapremo ascoltarla?





















lunedì 7 ottobre 2013

Emilio Comici e la discesa in corda doppia


Il grande alpinista Emilio Comici. Audace. Sensazionale. Folle. Unico.
Nel video alcuni significativi momenti della sua tecnica di discesa in corda doppia.
Grandi balzi verso l'esterno, bilanciamento del peso del corpo con le gambe e gestione della velocità della discesa con le mani sulla corda.
La sua tecnica, insieme a quella concepita da Hans Dülfer, è tuttora utilizzata per discendere lungo una parete.
Senza parole. Da ammirare, e da non cercare di imitare, senza le opportune sicurezze.