venerdì 24 marzo 2023

Leonardo Da Vinci e la montagna

Ispirato da "Il cielo delle Alpi" di Alex Cittadella

In questo Blog avevo già avuto occasione di parlare della relazione tra la montagna e Leonardo Da Vinci, in particolare nel Post che parlava del Monte Bracco.
Proviamo ora, stimolati dal meraviglioso testo di Alex Cittadella, a ripercorrere alcune delle osservazioni del genio rinascimentale riguardo alla montagna ed ai fenomeni meteorologici che la influenzano.

Partiamo da quella probabilmente si rivela come la più celebre delle sue deduzioni a riguardo: la prospettiva aerea:
Evvi un’altra prospettiva, la quale chiamo aerea imperocché per la varietà dell’aria si possono conoscere le diverse distanze di varî edifici terminati ne’ loro nascimenti da una sola linea, come sarebbe il veder molti edifici di là da un muro che tutti appariscono sopra l’estremità di detto muro d’una medesima grandezza, e che tu volessi in pittura far parer piú lontano l’uno che l’altro; è da figurarsi un’aria un poco grossa. Tu sai che in simil aria le ultime cose vedute in quella, come son le montagne, per la gran quantità dell’aria che si trova infra l’occhio tuo e dette montagne, queste paiono azzurre, quasi del color dell’aria, quando il sole è per levante. Adunque farai sopra il detto muro il primo edificio del suo colore; il piú lontano fàllo meno profilato e piú azzurro, e quello che tu vuoi che sia piú in là altrettanto, fàllo altrettanto piú azzurro; e quello che tu vuoi che sia cinque volte piú lontano, fàllo cinque volte piú azzurro; e questa regola farà che gli edifici che sono sopra una linea parranno d’una medesima grandezza, e chiaramente si conoscerà quale è piú distante e quale è maggiore dell’altro.
[Leonardo da Vinci, Trattato della Pittura]
 
Un'altra interessante descrizione dell'ambiente montano durante il variare delle stagioni oppure investito dalle piogge si può riscontrare in un altro testo:
Nello autunno farai le cose secondo l'età di tal tempo, cioè nel principio li alberi cominciare a impallidire le foglie ne' più vecchi rami, più o meno, secondo che la pianta è figurata in loco sterile o fertile, e ancora più pallide e rosseggianti a quelle specie d'alberi i quali furono primi a fare i loro frutti. E non fare, come molti fanno, a tutte le sorti degli alberi, ancora che da te sieno equalmente distanti, una medesima qualità di verde. Così, dicendo de' prati come delle piante e altre qualità di terrami e sassi e pedali delle predette piante, varia sempre, perché la natura è variabile in infinito.
[Leonardo Da Vinci, L'uomo e la Natura]

E ancora:
La pioggia cade infra l'aria, quella oscurando con livida tintura, pigliando da l'un de' lati il lume del sole e l'ombre dalla parte opposita, come far si vede alle nebbie, e scùrasi la terra, ché da tal pioggia l'è tolto lo splendore del sole; e le cose vedute di là da essa sono di confusi e inintelligibili termini, e le cose che saranno più vicine all'occhio fieno più note; e più note saranno le cose vedute nella pioggia ombrosa che quelle nella pioggia alluminata, e questo accade perché le cose vedute nelle ombrose piogge solo pèrdeno li lumi principali, ma le cose che si veggono nelle luminose perdono il lume e l'ombre, perché le parti luminose si mischiano co' la luminosità della alluminata aria, e le parti ombrose sono rischiarate dalla medesima chiarezza della detta aria alluminata.
[Leonardo Da Vinci, L'uomo e la Natura]

Sulla variazione della densità dell'aria, al variare della pressione e della quota, troviamo ad esempio:

Dico, l'azzurro, in che si mostra l'aria, non essere suo proprio colore, ma è causato da umidità calda, vaporata in minutissimi e insensibili atomi, la quale piglia dopo sé la percussion de' raggi solari, e fassi luminosa sotto la oscurità delle immense tenebre della regione del fuoco, che di sopra le fa coperchio.
E questo vedrà, come vid'io, chi andrà sopra Monboso, giogo dell'Alpi che dividono la Francia dalla Italia, la qual montagna ha la sua base che partorisce li quattro fiumi, che rigan per quattro aspetti contrari tutta l'Europa: e nessuna montagna ha la sua base in simile altezza.
Questa si leva in tanta altura, che quasi passa tutti li nuvoli, e rare volte vi cade neve, ma sol grandine di state, quando li nuvoli sono nella maggiore altezza; e questa grandine vi si conserva in modo, che, se non fosse la rarità del cadervi e del montarvi nuvoli, che non accade due volte in una età, egli vi sarebbe altissima quantità di diaccio, innalzato dalli gradi della grandine. Il quale di mezzo luglio vi trovai grossissimo; e vidi l'aria sopra di me tenebrosa; e 'l sole, che percotea la montagna, essere più luminoso quivi assai, che nelle basse pianure, perché minor grossezza d'aria s'interponea in fra la cima d'esso monte e 'l sole.
[Leonardo Da Vinci, Scritti scelti, Frammenti letterari e filosofici]