sabato 31 marzo 2018

Perla del mese - Marzo

Ci si sveglia con un'altra energia
quando la prima cosa che vedi sono le montagne.

[V. Musti]

domenica 18 marzo 2018

Parco della Dora 2018

Articolo a cura di Lodovico, Maria, Franco, Giampiero e Arnaldo.


La diciassettesima edizione dell'escursione finalizzata alla valorizzazione e alla conoscenza dei territori attorno alla Dora Riparia quest'anno si svolgerà Domenica 8 Aprile.
Il ritrovo sarà presso la stazione ferroviaria di Bussoleno alle ore 08:40.
Il treno che parte da Torino P.N. alle 07:45, con fermate in tutte le stazioni (ad Avigliana alle ore 08:14), arriva alle ore 08:32. Si segnala anche che da Bardonecchia il treno parte alle ore 06:48 ed arriva a Bussoleno alle ore 07:27.

Partenza escursione per il Centro Storico di Bussoleno (Ponte sulla Dora Riparia, Locanda della Croce Bianca, Mulino Varesio, Casa Aschieri). Saluto del Sindaco in Piazza Cavour (sede Municipio) e proseguimento sino al Piazzale della Fiera dove si troveranno il bus del C.A.I. e la "navetta" messa a disposizione dal Comune di Chianocco. Tali mezzi condurranno a Chianocco all'inizio del "Sentiero delle Vigne" che si percorre a piedi per ammirare il Campanile della vecchia Chiesa di San Pietro, la Casaforte, la Cappella di Sant'Ippolito presso il Cimitero e il Castello. Nella vicina piazza del Municipio ci sarà il saluto delle autorità locali.
Dopodichè si raggiunge l'ingresso dell'Orrido di Chianocco e si imbocca il "Sentiero degli Orridi" che inizialmente percorre il vallone del Rio Prebec. Si raggiunge Borgata Molè (Cappella di San Barnaba, forno, torchio, lapide) e in seguito le borgate di Lorano, Pietrabianca e Falcimagna, passando per la "Comba delle foglie" e la casa di Campo Benello. Dalle successive Case Trucco si scende, transitando per le "Oasi xerotermiche della Valle di Susa - Orridi di Chianocco e Foresto" (SIC IT 1110030). Un guardiaparco dell'Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie illustrerà l'importanza del "sito", poi si raggiunge l?orrido di Foresto, con successiva visita all'imbocco del medesimo (lazzaretto) e alla frazione. Da qui partenza del bus del C.A.I. - T.A.M. (Tutela Ambiente Montano) e della navetta, messa a disposizione dal Comune di Bussoleno, per la stazione medesima.
In alcune delle zone attraversate si avrà modo di constatare i danni procurati dai devastanti incendi di fine Ottobre 2017, richiamo e monito per difendere e salvaguardare i territori in cui viviamo.

Pranzo al sacco.
Dislivello 500 m circa (complessivo tra discesa e salita)

Per chi non usufruirà del bus C.A.I. il rientro da Bussoleno può avvenire col treno in partenza per Torino alle ore 19:28, con arrivo ad Avigliana alle ore 19:44 e a Torino P.N. alle ore 20:15.
Per l'Alta Valle i treni partono da Bussoleno alle ore 18:32 e alle ore 20:32, con fermata in tutte le stazioni.

Per informazioni rivolgersi a:

lodovico.marchisio@gmail.com
arnaldo.reviglio@tiscali.it

Per usufruire del bus C.A.I. scrivere a:
lodovico.marchisio@gmail.com
maria.tamietti@alice.it

mercoledì 7 marzo 2018

La Valle [Ri]Trovata

Dal 9 Marzo 2018 fino al 20 Maggio 2018 al Museo della Montagna verrà presentata una selezione di 40 scatti originali di Kalischer affiancati da 55 foto realizzate dai 5 finalisti del concorso fotografico omonimo, curato da Luca Prestia e sviluppato insieme a Erica Liffredo, Raffaella Simonetti e Giorgio Ariaudo.
Obiettivo del concorso: restituire dignità alla narrazione contemporanea.

Nello stesso modo, la mostra si muove sulle orme del reportage che Clemens Kalischer realizzò in Valle Grana nel 1963 -a cui il MuseoMontagna dedicò nel 1996 la mostra "La Montagna dell'esodo".
Oggi, "La Valle [Ri]Trovata" nasce dal desiderio di far conoscere l'essere attuale di questo territorio montano correndo sul filo del tempo con l'intenzione di rivedere con senso critico il passato, decifrare il presente e i significati che porta con sè, immaginare i futuri possibili.

Oltre cinquant’anni dopo "La Montagna dell'esodo", il Museo Nazionale della Montagna ospita il lavoro dell’Associazione Culturale Contardo Ferrini di Caraglio e la sua volontà di tornare, ancora oggi, negli stessi luoghi per osservarne l’ambiente e i momenti di vita quotidiana.


La mostra La Valle [Ri]Trovata prende le mosse dal reportage che il fotoreporter statunitense Clemens Kalischer realizzò in Valle Grana nel 1963 e nasce dal desiderio di far conoscere il tempo presente di questo territorio montano attraverso lo sguardo di 5 giovani fotografi professionisti.
Nel 1963 Kalischer visitò la Valle Grana, fazzoletto alpino pizzicato tra le Alpi Cozie e le Marittime, all’alba di un’inesorabile rarefazione delle sue comunità. Seppe cogliere i tratti essenziali di un sistema sociale che andava disgregandosi, cristallizzandoli in immagini di grande suggestione.
Nel 1996 il Museo Nazionale della Montagna dedicò al lavoro di Kalischer la mostra La montagna dell'esodo, racconti fotografici di Clemens Kalischer e oggi, oltre cinquant’anni dopo quegli scatti, ospita il lavoro dell’Associazione Culturale Contardo Ferrini di Caraglio che ha voluto tornare nei nostri giorni negli stessi luoghi per indagare l’ambiente e i momenti di vita quotidiana.

Il reportage del 1963 fu al centro di una storia rocambolesca. Al ritorno negli Stati Uniti, Kalischer sottopose gli scatti alla prestigiosa rivista “Life”. La testata espresse immediato interesse a pubblicare il lavoro e chiese al fotografo di corredarlo di informazioni precise dal punto di vista geografico. L’autore a questo punto si fermò. Spaventato dall’idea di contribuire alla distruzione di un luogo ancora pulito e non deformato, non volle rivelare come raggiungerlo. Per oltre trent'anni le fotografie rimasero riposte in un cassetto. Un giorno un’amica gli raccontò che sua figlia stava per sposarsi in Italia, in un luogo sperduto nel Nord, di cui mai nessuno aveva sentito parlare. Quel luogo era Cuneo. Clemens sobbalzò. Tirò fuori dal suo archivio le fotografie e dopo qualche mese furono esposte al Museomontagna.
Oggi in mostra una selezione di 40 scatti originali di Kalischer - conservati nel Centro Documentazione del Museomontagna - è affiancata da 55 foto dei 5 finalisti del concorso fotografico, curato da Luca Prestia e parte del progetto pensato e sviluppato dal gruppo di lavoro, formato da Erica Liffredo, Raffaella Simonetti, Luca Prestia e Giorgio Ariaudo che ha avuto come obiettivo quello di restituire una dignità alla narrazione contemporanea.

Un compito considerato un’urgenza culturale per almeno tre motivi, tutti legati al valore del tempo.
Il primo: la necessità di maturare un senso critico nei confronti del passato, ridimensionando l’aura nostalgica che aleggia intorno a una parte delle riflessioni sul mondo alpino. Una “sindrome da specchietto retrovisore” che non è amica dell’obiettività.
Il secondo: l’esigenza di identificare un presente, conferendo ad esso dei significati. Le comunità che vivono il margine hanno il diritto di essere raccontate. Un’azione concreta, in apparenza banale, ma comunque utile al recupero di una consapevolezza condivisa e a scongiurare una sorta di invisibilità collettiva.
Il terzo: un pungolo a immaginare futuri possibili. Accorgersi che esistono nuovi modelli di vita in montagna aiuta a guardare con un po’ di fiducia oltre l’orizzonte della consuetudine.
Per raggiungere lo scopo è stato indetto nella primavera 2017 un concorso per giovani fotoreporter dai 18 ai 30 anni, veicolato attraverso vari forum e siti internet di settore.

Inaugurazione giovedì 8 marzo 2018 - ore 18.30

Per maggiori informazioni:
MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA, Piazzale Monte dei Cappuccini 7, 10131 Torino
Tel. 0116.604.104  /  comunicazioni.museomontagna@gmail.com  /  www.museomontagna.org

https://www.caitorino.it/

domenica 4 marzo 2018

Parete della Morena al Rifugio Paolo Daviso

Ci troviamo di fronte a ciò che resta della morena del Ghiacciaio Martellot. Qui durante il Pleistocene, ma anche durante una delle più recenti glaciazioni avvenuta tra il 1350 e il 1850, il lavoro di pulsione e di erosione del ghiacciaio ha modellato una porzione di gneiss tramutandola in una parete, a poca distanza dal Rifugio Paolo Daviso, che alterna tratti verticali, strapiombanti e in appoggiata, ideale luogo di interesse per gli arrampicatori.

La Parete della Morena si raggiunge in 20 minuti dal Rifugio Daviso seguendo il cartello e i bollini rossi in direzione della morena del Ghiacciaio Martellot. Le vie sono state aperte salendo dal basso da M.Blatto, R.Rivelli, F.Chiarottino, S.Cordero, U.Lardieri nel Giugno e Agosto 2017.
Difficoltà dal 5a al 6b. Materiale 10 rinvii.
Si tratta di un'area di arrampicata posta strategicamente vicina al Rifugio ed ha come principale obiettivo quello di permettere ai frequentatori del Daviso di sperimentarsi nell'arrampicata  godendo di una suggestiva visuale del vallone sottostante prodotto dal millenario lavoro di erosione del Ghiacciaio Martellot e del Torrente della Gura.

Per raggiungere il Rifugio Daviso si parte da Forno Alpi Graie, si oltrepassa il ponte dietro l'Albergo Savoia e si prosegue sul largo sentiero sotto le falesie.
Il sentiero poi piega a sinistra e si inoltra nel bosco di betulle ed ontani e sale con una discreta pendenza fino a Gias Roccetta a 1650 m.
Il sentiero si stringe leggermente, si raggiunge un alpeggio denominato "alpe delle tome" (baita di stagionatura de prodotti caseari) a quota 1768 m e si prosegue a Rua Piana a 1800 m.
Qui occorre prestare un po' di prudenza per oltrepassare una pietraia e guadare il Rio Bramafam e il Torrente Gura su un paio di passerelle di metallo.
Si prosegue sul sentiero ora più stretto e circondato da pendii erbosi fino a raggiungere tre differenti alpeggi: Gias di Mezzo (1898 m), Gias Milon (1993 m) e Gias Gran Pian (2132 m). 
Il sentiero sempre ben evidente qui è meno tracciato a causa delle mandrie al pascolo che cancellano la traccia con il loro frequente passaggio. Tuttavia si procede in modo sufficientemente intuitivo fino a una ripida cresta, ultimo tratto prima di raggiungere il Rifugio Paolo Daviso.

Dal Rifugio è individuabile il Rifugio della Gura dedicato in seguito a Eugenio Ferreri, posto a quota 2235 m e raggiungibile tramite un impegnativo sentiero (il n° 316) che sale dal Torrente della Gura, oppure dal Daviso attraversando con un traverso il vallone scavato dal Ghiacciaio Martellot.

Riporto l'articolo di Marco Blatto, pubblicato sull'annuario del C.A.I., che descrive nel dettaglio la storia di questa parete morenica e la sua trasformazione in una suggestiva area di arrampicata a pochi metri dal Rifugio Daviso.

Rifugio Daviso 2280 m – Parete della Morena
Quante volte siamo passati sotto la morena del Ghiacciaio Martellot diretti verso la grande parete della Punta Martellot e dei Dômes . In quest’angolo selvaggio e severo di Alpi occidentali abbiamo scoperto che dopo quasi 200 anni di storia dell’alpinismo, per primi avevamo salito in estate la parete est di quella che i francesi chiamano Roc du Mulinet 3452 m. Un itinerario complesso che sa di antico. Poi, nelle estati seguenti, sempre per mano nostra “cadevano” anche: il secondo spigolo – pilastro del Dôme Blanc 3337, e il terzo, più defilato, dove la roccia delicata è moneta corrente. L’alpinismo tradizionale classico, alberga tra queste grandi montagne, dove un passaggio aleatorio di A2 sospesi sulle staffe o un tiro di VII grado poco proteggibile, dialoga con facilità con canali sospesi, fughe di placche, spigoli di roccia incoerente. Così è l’alpinismo. Qui, tenere delle tacche di pochi millimetri serve a poco: bisogna sapersi muovere ed essere disposti a lunghi e non facili rientri. Salivamo la morena dell’ormai riducendo ghiacciaio e spesso ci chiedevamo come mai, a fronte di pareti così alte e di roccia metamorfica delicata, spuntassero qua e là affioramenti di gneiss ghiandone solidissimo. Peccato fossero alti spesso solo pochi metri, demoliti, fresati e ribassati dalle antiche glaciazioni. No, il Rifugio Daviso non sarebbe mai stato il punto di appoggio per comode arrampicate al sole protetti da solidi spit. Poi, un giorno, di ritorno da quelle alte montagne abbiamo osservato con occhi diversi un affioramento di questa “roccia madre” un po’ risparmiato dall’inesorabile discesa di grandi ghiacciai pleistocenici, di cui oggi conserviamo solo i segni.
Un po’ più elevato degli altri, era stato protetto in qualche modo dalla morena di sponda laterale del Ghiacciaio Martellot, anche se i segni di più antiche erosioni erano 

evidenti. 

Posta a soli venti minuti dal rifugio, non ne avrebbe certo soddisfatto le velleità “arrampicatorie” in senso sportivo, tuttavia, avrebbe valso una mezza giornata di scalata al sole, su roccia magnifica e al cospetto delle grandi montagne, rilassando la mente e tonificando il corpo prima di un’ascensione “d’avventura” il giorno seguente. Grazie al materiale offerto dalla Sezione del C.A.I. di Venaria Reale (tutto inox) è venuta così alla luce (si fa per dire) la “Parete della morena”. Placche levigate e compatte, fessure di “quarzo” e muri con piccole tacche, sempre al posto giusto, hanno così regalato piacevoli linee tutte aperte salendo dal basso con il trapano. Il rifugio è vicino, il posto è incantevole, il “salvataggio” di una giornata incerta è garantito, i gradi contenuti (max 6b), terminando magari con una buona polenta. Che si vuole di più?


Riferimenti tecnici: le vie sono state aperte salendo dal basso con il trapano con il contributo economico della sezione e sono tutte equipaggiate con spit inox da 10 mm. Soste con anelli di calata da collegare. Casco consigliato. 

  1. Alzo le mani  L1 5b - L2 5b
  2. La topomobile  L1 5b - L2 5c
  3. Stambecco curioso  L1 6a - L2 6b
  4. Silvia ed Egle  L1 6a - L2 6b
  5. Les montagnards sont là (friend o,75 – 1 e 3 BD)   5c
  6. La rage du glacieriste 5c
  7. Dolce vento 5a
Con immenso piacere descrivo due delle vie praticate, rendendole ufficialmente la prima ripetizione effettuata dal giorno dell'inaugurazione. Si tratta di due vie prevalentemente in appoggiata, levigate dal ghiaccio e dall'erosione, molto simili tra loro ma differenti dal resto della Parete della Morena, più verticale ma mitigata da crolli e frammentazioni schistose, avvenute nel corso degli anni:
DOLCE VENTO 5a
Approcciarsi a destra per raggiungere il primo spit posizionato poco sotto una faglia inclinata, sfruttabile per raggiungere e rinviare il secondo spit. Spostarsi quindi a sinistra su una placca liscia ma facilmente affrontabile procedendo in appoggiata fino a raggiungere una pancia della roccia appena accentuata. Superata la pancia, passando a sinistra e sfruttando un lieve appoggio per i piedi, il percorso torna semplice fino alla sosta.

LA RAGE DU GLACERISTE 5c
Una faglia inclinata verso sinistra viene sfruttata prima per le mani e successivamente per i piedi e permette di riviare i primi due spit. Con equilibrio, senza cercare disperatamente appigli per issarsi ma bilanciando il peso del corpo si raggiunge il terzo spit, dopo il quale si trova una spaccatura della roccia che offre numerose possibilità di movimento per salire fino al un ripiano erboso. Dopo il ripiano la via torna semplice appoggiata fino alla catena.

Ringrazio ancora Elena e Silvia per avermi accompagnato lungo il tragitto, Marco e gli altri partecipanti all'evento Val Grande in Verticale e Federica per la compagnia sulla via del ritorno.
Un ringraziamento speciale anche a Carlo Soldera, Presidente del C.A.I. di Venaria, sostenitore di iniziative ed attività di notevole interesse per gli appassionati di montagna e di arrampicata.