sabato 26 dicembre 2020

Santuario di Santa Cristina

Volge al termine un anno insolito.
Un anno di mutamenti più drastici di quanto desiderassi e decisamente inattesi.
Sono passati quasi sette anni dalla creazione di questo Blog. Molto è stato scritto e molto ancora spero di poter scrivere.
Di certo posso affermare che un anno come il 2020, ormai prossimo a concludersi sul calendario, è stato un anno con delle difficoltà tali da farmi temere per il futuro del Blog stesso. Ma sono contento di come, pur con qualche intoppo, La Voce delle Cime abbia saputo far fronte alle problematiche che ne hanno in parte minato la progressione.
Un parallelo che non posso assolutamente evitare di evocare nella mente ripensando all'escursione al Santuario di Santa Cristina, avvenuta con Elena, durante uno dei rari momenti di buone condizioni meteo e di decreti sufficientemente permissivi.

L'escursione al Santuario di Santa Cristina (1340 m) è una delle escursioni più frequentate delle Valli di Lanzo. Situato sull'ultimo contrafforte roccioso che separa la Val d'Ala dalla Val Grande ove inizialmente sorgeva nulla più di un pilone votivo, il santuario è raggiungibile tramite quattro differenti itinerari.



Il primo che si incontra giungendo da Torino è lungo il sentiero n° 242 da Ceres; si può parcheggiare di fronte alla chiesa parrocchiale, imboccare una stretta stradina dalla caratteristica pavimentazione, fino ad entrare in vista dell'antica torre campanaria del XI secolo. Appena prima della torre campanaria è necessario imboccare una stradina asfaltata che sale verso sinistra tra le case e seguire le evidenti indicazioni. Giunti al termine della strada si prosegue su sentiero, per salire quasi immediatamente a destra seguendo i cartelli che portano ad inoltrarsi nel bosco. Si superano le case di Pian di Ceres (887 m) con alcune svolte del sentiero e si oltrepassa la piccola e antica Cappella degli Appestati. Segue un tratto di sentiero lievemente più ripido e si giunge alla panoramica postazione della chiesetta Madonna degli Angeli (1020 m). Oltrepassando la chiesetta si segue la traccia principale, ignorando un bivio a destra che conduce ad un punto panoramico, si prosegue con un breve tratto in discesa e si oltrepassa la deviazione che con il sentiero n° 242A giunge da Monte di Voragno (981 m). Con l'ultimo tratto di sentiero più ripido si giunge alla scalinata in pietra che affianca un pilone votivo e conduce al Santuario di Santa Cristina.

Il secondo è il già citato sentiero n° 242A che parte da Monte di Voragno, raggiungibile per mezzo di una strada che parte da valle, proprio dopo il paese di Voragno.

Il terzo, scelto per la nostra escursione, è il n°301, unito al primo dal lungo sentiero a fondo valle n° 301A che oltrepassa il cimitero di Ceres e costeggia la Stura per circa 2,3 chilometri, parte dal primo ponte di Cantoira, prolungamento di Via Santa Cristina, e prende a salire tra i castagni e i faggi. Il sentiero taglia alcuni tornanti di una strada più ampia che parte da Cantoira e raggiunge Case Toj a quota 900 m circa, dove troviamo la fontana indicata dalle carte ma purtroppo senz'acqua.

Dopo circa un centinaio di metri di dislivello non eccessivamente impegnativo giungiamo ad un bivio; occorre proseguire a sinistra lungo il tracciato più evidente che, tramutandosi gradualmente in una scalinata in pietra, giunge fino al santuario.

Il quarto sentiero, scelto per il ritorno ma forse il meno battuto dei quattro, è il n° 307A che parte dal bivio poc'anzi citato, che scende tra i faggi fino a Senale, oltrepassa Case Uccello e scende con decisione fino a Michiardi e alla Stura.

Il parallelo con il Blog nasce dalla scalinata in pietra incontrata lungo la salita. Le nevicate dei giorni precedenti hanno reso ogni gradino una insidiosa passerella ghiacciata. È stato necessario procedere con estrema prudenza in salita, ma soprattutto in discesa lungo la via del ritorno, obbligando a camminare lentamente e soppesando con attenzione ogni appoggio.
Un percorso semplice, che almeno teoricamente non doveva portare via più di un paio d'ore, ha richiesto più sforzi del previsto per evitare spiacevoli cadute, esattamente come quest'anno appena passato: ogni passo trasformava la normale quotidianità in un incedere carico di problemi, incerto, quasi claudicante, costantemente accompagnati dalla minacciosa ombra del rischio.
Ad accentuare il contrasto con la quotidianità c'era un costante senso di solidarietà e di speranza da parte della comunità e delle persone con le quali avevo contatti, esattamente come lungo il percorso non erano rari i momenti in cui si percepiva il bisogno di soffermarsi ad osservare i meravigliosi intrecci delle radici dei faggi con la roccia, quasi a dimostrare che la tenacia della vegetazione riusciva ad avere ragione anche delle condizioni più ostili del terreno. Senza contare poi la cordialità degli escursionisti incontrati in vetta e lungo il cammino. Le mascherine potevano celare solo in apparenza i sorrisi gentili e il buon umore di tutti quelli che avevano il piacere di ammirare le valli sottostanti, oppure i giochi di chiaro e scuro della neve tra i rami spogli degli alberi, o le sfumature della nebbia in bassa valle in contrapposizione con l'aria limpida sulle cime più alte.

Giunti in vetta, la costruzione del Santuario si offre come un prezioso cimelio storico, impossibile non apprezzarne la bellezza pur così sobria e semplice.

Di proprietà del comune di Cantoira, l'edificio si colloca in parte nel territorio comunale di Ceres e notevoli furono le dispute fra gli abitanti dei due comuni.
Un piccolo pilone votivo dedicato a Santa Cristina era stato eretto prima del 1440 ed anche la presenza del catino absidale potrebbe condurre all'ipotesi della datazione dell'originale edificio ad epoca precedente. Nella relazione della visita pastorale del 1769 si dice che il pilone fu eretto in seguito all'apparizione di Santa Cristina ad un pastore locale, ed il sacello era amministrato da un unico rettore che, nel giorno della festa organizzava le processioni al Santuario ed in quell'occasione si distribuiva il pane benedetto ai fedeli convenuti.
Risulta che il Santuario, già di notevoli dimensioni, nel 1840, venne ampliato e vennero costruiti degli edifici in prossimità come luoghi di accoglienza e riparo per i pellegrini; nello stesso anno vennero realizzati i grandi muri di protezione arricchendo il complesso architettonico e dandogli sembianze di fortezza circondata da bastioni.
La festa annuale si celebra il 24 Luglio e nel suo interno sono conservati notevoli ex voto, segno della profonda religiosità delle genti del posto.

Approfittiamo del sagrato coperto per una breve pausa e per il pranzo, un breve momento sul quaderno di vetta, alcune foto e poi si riprende il cammino per il ritorno a Cantoira.
Decidiamo, come precedentemente accennato, di percorrere il sentiero 307A che nonostante in alcuni tratti sia meno marcato del precedente è facilmente intuibile tra le macchie di faggi che circondano le borgate ormai disabitate di Senale e di Case Uccello.
A Senale troviamo una fonte per l'acqua, questa volta attiva, proprio nelle vicinanze di una casa con qualche traccia di decorazione caratteristica ancora visibile sulla facciata e una curiosa scultura grezza appena fuori dalla borgata.

La località Senale, in dialetto locale "Snà", è situata sulla destra orografica della Stura a 1094 m, proprio sopra Cantoira lungo il sentiero che conduce al Santuario di Santa Cristina.
È un piccolo insediamento a carattere stagionale formato da una decina di case in pietra a secco, abbandonate intorno alla metà degli anni sessanta.
È già censito nel catasto Rabbini del 1860, veniva abitato dalla primavera alla fine dell'autunno. I proprietari ci si trasferivano per coltivarne i terreni circostanti destinati principalmente a segale, patate e canapa da cui deriva il nome (snà = seminato)

Nelle vicinanze di Senale vi è una piccola zona pianeggiante detta "Uccello" l'etimologia di questa parola ci riconduce alla voce celtica "uxellos" che indica una zona pianeggiante situata in alto, come Usseglio o Usseaux in Val Chisone. Quest'area è un lago di origine glaciale in cui gli immissari nell'arco di millenni colmarono con i detriti trascinati dai pendii vicini. Attualmente la zona è una torbiera di grande importanza per la biodiversità naturale.
È la torbiera più grande delle Valli di Lanzo visibile oggigiorno.

Dopo la piana di Case Uccello il sentiero piega a sinistra e prende a scendere più deciso verso la Stura, fiancheggiando un'estesa area rocciosa, fino a raggiungere nuovamente il ponte, principio di questa escursione.

La visita al Santuario di Santa Cristina è stata una apprezzata interruzione della stasi e del torpore invernale, nonchè ultima occasione per calpestare un po' di neve in questo anno così inverosimile.
Il ghiaccio e gli ostacoli lungo la via del ritorno non hanno fatto altro che rendere questa gita ancora più accattivante, utile a riprendere energie e riflettere sullo stato attuale delle cose.

Ringrazio Elena per avermi accompagnato lungo il cammino.