lunedì 31 agosto 2020

Perla del mese - Agosto

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mercoledì 26 agosto 2020

Grotta della cascata del Varone

Con le alte temperature registrate durante il giorno, la visita a una grotta, o più precisamente a una forra, diventa un ottimo stratagemma per sfuggire all'implacabile sole estivo.

La Grotta di Varone rappresenta un autentico tesoro situato quasi al confine tra gli ultimi contrafforti montuosi delle Retiche meridionali, l'area di Riva e le Valli Giudicarie. Uno spettacolare esempio di ciò che può produrre il lavoro dell'erosione in migliaia di anni.

La Grotta Cascata del Varone è una vera e propria rarità geologica.
Facciamo un salto indietro di qualche decina di migliaia di anni e ricostruiamo la sua vicenda.
Il grande ghiacciaio quaternario del Garda sta scomparendo. Il suo lento ritirarsi ha dato origine alla valle del basso Sarca-Lago di Garda. Il suo movimento ha piallato, in misura minore, anche le secondarie valli laterali (come quella di Ballino-Tenno). 
Una volta scomparso il ghiacciaio, le acque torrentizie hanno avuto la strada sgombra per defluire e operare un'erosione più energica. Queste acque dunque precipitavano dalla valle di Tenno-Ballino e sfociavano nella sottostante conca di Riva. Il salto di questa antica cascata avveniva molto più a valle rispetto al punto dove si trova oggi.
La parete (in termini tecnici la "soglia") della Valle di Tenno-Ballino era spostata molto più avanti. Diciamo che l'acqua precipitava allora dove oggi c'è l'ingresso alla Grotta. La "forra" non si era ancora formata. Nel corso dei secoli, circa 20.000 anni e forse anche più, l'acqua ricca di sabbie, ciottoli e ghiaie venne erodendo la roccia della "soglia" (cioè, appunto, della parete). 
L'erosione naturalmente aveva effetti diversi a seconda della durezza della roccia e seguiva anche le pieghe originarie della pietra, insistendo maggiormente dove incontrava qualche cavità. Inoltre, se all'inizio l'erosione era lenta, una volta formatosi un solco, l'opera di incisione si faceva più rapida perché si concentrava maggiormente su questa linea. 
Nelle rocce dure come queste del Varone (calcare giurese), l'erosione si manifesta sempre con incisioni strette e profonde. Le acque ricche di sabbia, precipitando, creavano dei vorticosi mulinelli. Questi, pieni di particelle di sabbia in sospensione, agivano come una mola trapanante sui fianchi della nascente forra, approfondendola sempre di più. 
Il lavoro di erosione continua tutt'oggi a una media di circa due millimetri l'anno. Il bordo (cioè la traiettoria) del salto venne cosi via via arretrando verso monte. Di conseguenza anche i mulinelli si spostarono verso monte, cioè più in profondità. La Grotta del Varone è un esempio perfetto di "erosione regressiva delle cascate". Significa che il lavoro di escavazione, che avviene sulla parete della cascata, la porta ad arretrare sempre di più. Naturalmente nel corso di questo modellamento si verificarono di tanto in tanto crolli di alcuni lastroni in bilico, oppure di pietre o di ammassi di detriti. Oggi la "forra" si addentra per 55 metri nella parte della Grotta Inferiore, mentre in prossimità della Grotta Superiore la gola raggiunge una profondità di 73 metri. 
Il salto della cascata raggiunge in totale i 98 metri di altezza.

L'inaugurazione delle grotte è avvenuta nel 1874 e da allora è stata oggetto di visita di migliaia di turisti, moltissimi appassionati di geologia e numerosi personaggi celebri come ad esempio Thomas Mann, Franz Kafka e Gabriele D'Annunzio il quale, al termine della visita, alla richiesta di un autografo si firmò "L'uomo del turbine e dell'acqua".

È possibile ammirare il salto dell'acqua entrando nella forra tramite due ingressi a diverse altezze. Il primo ingresso, facilmente raggiungibile per mezzo di un camminamento, si insinua nelle viscere della forra e raggiunge la parte terminale della cascata. 

Un rumore assordante e un turbinoso spumeggiare dovuti ad una spinta imperiosa costretta dopo un salto di 98 metri in uno spazio di sfogo assai esiguo. Il tutto si svolge in una miriade di spruzzi, in un pulviscolo acqueo sottile come nebbia che dà all'atmosfera circostante una dimensione surreale. 

Il secondo ingresso si raggiunge salendo lungo una gradinata e una galleria di circa 15 metri di lunghezza. La galleria termina con una balconata proprio davanti all'acqua in caduta. Osservando in alto è possibile individuare piuttosto facilmente il varco aperto nel terreno mentre tutto attorno le rocce formano un ampio imbuto, frutto del lavoro dell'erosione tutt'ora in corso.

Tra i due ingressi si sviluppa un area pic-nic immersa in un suggestivo Giardino Botanico. Piante di differenti climi, formano pregevoli angoli di verde, in ottima sintonia con la vegetazione naturale che circonda il sito. 

La Grotta della cascata di Varone è certamente una visita consigliata nel periodo estivo, ma è anche un'occasione per ricordare l'importanza del valore della perseveranza. Nei periodi difficili, quando vorremmo raggiungere subito i risultati desiderati, osservare il lento, costante, vigoroso, colossale, incessante processo di perforazione effettuato dall'acqua, riempie gli occhi di meraviglia ed invita ad apprezzare i traguardi conseguiti con il medesimo impegno.

Ringrazio Giorgia M., Giorgia O. e Paolo per avermi accompagnato lungo la visita.