sabato 31 agosto 2019

Perla del mese - Agosto

Dal mio punto di vista, la vetta dell'Aconcagua non offriva alcuno spettacolo mozzafiato, nessuno scenario sbalorditivo con il mondo che si spalancava sotto i miei piedi. Per me, era solo un caotico mucchio di pietre con una fredda croce di metallo che si innalzava al centro.
Ma una vetta è molto di più di un panorama.
Sarò forse prevenuto, ma quando la gente dice che scala le montagne per il panorama non ci credo. Nessuno si sottopone a un simile calvario per un bel panorama.
Una vetta non è solamente un posto su una montagna. La vetta esiste nei nostri cuori e nelle nostre menti. È un frammento di un sogno che si avvera, la prova inconfutabile che la nostra vita ha un senso.
La vetta è un simbolo, la dimostrazione che con la forza della nostra volontà, delle nostre gambe, della nostra schiena e delle nostre mani, possiamo trasformare le nostre vite in ciò che vogliamo. 

[Erik Weienmayer da "In vetta ad occhi chiusi"]


  

giovedì 1 agosto 2019

Lago Lungo

Avete presente le bacheche per gli indizi? Quelle che usano i detective nei film polizieschi e nelle serie TV, con eccentrici investigatori alle prese con foto del delitto e informazioni dei potenziali sospettati.
Tutto il materiale viene affisso sulla bacheca con delle puntine, in alcuni casi collegate tra loro da fili rossi a evidenziare possibili nessi logici, poi il protagonista resta davanti a quelle immagini per interminabili minuti, meditando, rimanendo a fissare i dettagli più piccoli affinchè possano fare luce sul mistero.

Mi piace molto, quando mi occorre del tempo per meditare, avere come meta di una camminata un lago di montagna.
Con le montagne che fungono da amplificatori di segnale, i laghi diventano come dei raccoglitori di pensieri. Delle bacheche da detective.
Quando finalmente li raggiungo, dopo ore di cammino, faccio riposare il corpo e lascio che si attivi la mente: raccolgo i pensieri che mi hanno assillato durante le innumerevoli attività della routine quotidiana e li esamino uno ad uno, affiggendoli sulla bacheca del lago con il lancio di un sasso, e poi rimango ad osservare gli incroci delle increspature che vanno allargandosi fino a sparire e il lago ritorna liscio come una vetrata a specchio.
In questo modo i pensieri e le idee ritrovano con maggiore facilità il loro spazio adeguato e la loro giusta dimensione nella mente, altre volte non funziona ed il lago ti rimanda con fredda indifferenza solo il tuo riflesso, a suggerirti forse che la soluzione ai tuoi problemi risiede unicamente in te stesso.


Il Lago Lungo può risultare un valido luogo dove fare chiarezza nei propri pensieri.
Situato nei pressi della Val di Viù a 2303 m di quota questo lago si trova in una conca naturale realizzata dai contrafforti rocciosi delle tre cime circostanti: il Monte Turlo (2437 m), il Torrione Mazzucchini (2556 m) e il Ciarm del Prete (2389 m).
Per raggiungerlo si può salire da Lemie con l'auto fino all'Alpe Milone a 1559 m (su strada non asfaltata), poi imboccare il sentiero n°127 che sale sulla sinistra orografica del Rio d'Ovarda, attraversa Pian del Giuoco e raggiunge dapprima il Lago Piccolo (2152 m) e il Lago Grande (2213 m) e termina proprio in corrispondenza del Lago Lungo.

Ma c'è anche un'altro sentiero per raggiungere il Lago Lungo, un sentiero meno noto e meno battuto, ma molto affascinante.
Raggiungiamo in auto l'Alpe Bianca, all'ombra della fatiscente costruzione ormai tristemente nota come "l'Ecomostro dell'Alpe Bianca" una grande opera mai conclusa che prevedeva albergo, piste, impianti di risalita, biglietteria... e rimasta in stato di indecente abbandono.
Da qui la strada, non più asfaltata da qualche curva, inizia a peggiorare e decidiamo di percorrerla a piedi fino a 1467 m dove, superando il Rio Montù, si incontra il bivio a sinistra per il sentiero n°130 che supera Rocca dell'Alpe (1785 m) e si dirige verso il Lago di Viana.
In realtà si incontra prima un piccolo specchio d'acqua a 2071 m, il Lago Veilet, circondato da rocce e prati fioriti; per il Lago di Viana sarebbe necessario proseguire altri trenta minuti circa verso nord. Puntiamo invece verso sud-ovest e superiamo una piccola collina erbosa per raggiungere il Passo Veilet (2113 m), dove si incontra il lungo sentiero che scende a sinistra verso il Colle Toino (citato in un precedente post, qui il link) e sale a destra verso Ciarm del Prete, penultima tappa del nostro cammino.
Abbiamo decisamente superato la quota degli alpeggi ormai e non c'è vegetazione a placare il sole estivo, per fortuna occasionalmente coperto da alcune nuvole foriere d'ombra.

Salendo verso Ciarm del Prete le nubi coprono la visuale panoramica e il sentiero, già di per sè poco battuto e facile da perdere di vista, ma i laghi più in basso risaltano nel verde dei prati come lucenti diamanti incastonati in un diadema. Spesso sono loro a farci mantenere l'orientamento.
Prima di raggiungere la vetta del Ciarm del Prete abbiamo qualche tentennamento, ma una volta ritrovata la direzione giusta decidiamo anche di perdere un po' di tempo marcando meglio il sentiero con alcuni ometti di pietre, sempre più frequenti rispetto ai prati fioriti e ai bassi cespugli di rododendro alpino.
Dalla vetta di Ciarm del Prete attraversiamo ampie distese fiorite di tarassaco e ci dirigiamo in discesa verso nord, in direzione del Lago Lungo, ormai ben visibile, meta finale del nostro cammino.

La conca circostante ci isola anche nel silenzio, solo una leggera brezza smuove la superficie e spettina gli eriofori sulle sponde dove l'acqua è più bassa.
Il luogo è ideale per una lunga pausa, non solo per riprendere fiato dopo la camminata a ritmo sostenuto appena terminata ma anche per dedicare il giusto tempo alla riflessione descritta all'inizio.

È solo davanti a un lago come il Lago Lungo che si riesce a ripensare alle nostre azioni, a ciò che facciamo e diciamo, a come ci rapportiamo con gli altri e a ciò che, più o meno consapevolmente, esigiamo dagli altri...ponendo però tutto su un piano inconsueto, osservando tutto da una prospettiva differente rispetto a quella che siamo soliti usare ogni giorno, tutti i giorni.
Ogni cosa assume una profondità diversa, esattamente come succede a un filo d'erba per metà immerso nel lago: la parte in acqua appare ai nostri occhi ingannevolmente ingigantita, come alcuni problemi che nella quotidianità ci sembrano irrisolvibili.
Allora il lago ci ricorda che per spegnere un fuoco non serve a nulla ritornare al momento in cui è stato acceso, meglio invece cercare di capire cosa lo alimenta e come possiamo interrompere il ciclo che lo sostiene.
Ancora peggio è passare il tempo alla insistente ricerca di un responsabile o di un colpevole, dando per scontato che sia poi lui a dover risolvere il problema: è il modo migliore per rinunciare all'idea di uscire dalla nostra condizione di "vittima" invece di cambiare atteggiamento per ottenere un risultato migliore.

Il Lago Lungo è questo, al di là della pregevole area naturale che costituisce, è un luogo di introspezione; non esattamente il primo lago che proporrei per un pic-nic in montagna, per quello ci sono laghi più idonei. È uno spazio aperto ideale per fare spazio all'interno, per fare ordine, per risistemare le proprie percezioni.

Ringrazio Cristina che ha accompagnato i miei passi e che ha favorito con il silenzio il contatto più diretto con l'ambiente.