lunedì 31 marzo 2014

Perla del mese - Marzo


Che ci faccio in montagna? 
Più ci vado e più mi accorgo di essere scarso. 
L'aumento di esperienza mi denuncia meglio i difetti. 
Conoscere non m'incoraggia, anzi mi pesa.
L'esperienza accresciuta misura la mia insufficienza.

[Enrico De Luca]


sabato 22 marzo 2014

Le racchette da neve

Le racchette da neve sono note anche come ciaspole o ciaspe ed hanno probabilmente origini molto lontane nel tempo. Nelle regioni artiche furono uno dei primi mezzi di locomozione inventate dall'uomo per potersi muovere comodamente e cacciare su terreni innevati.
Nell'ultimo decennio i fruitori di questo tipo di attrezzatura sono aumentati notevolmente in parte anche grazie all'utilizzo di materiali performanti ed economici che permettono anche a chi non possiede attrezzature o capacità sciistiche di vivere a pieno il fascino della montagna nella sua candida veste invernale.
Le prime ciaspole venivano fabbricate con un telaio di legno e con un una base d'appoggio di corde e pelli e venivano fissate direttamente allo scarpone per mezzo di lacci robusti.
Oggi le ciaspole sono realizzate con materiali leggeri e resistenti come la plastica e l'alluminio, ne esistono in commercio moltissimi modelli differenti, realizzate per diversi tipi di utilizzo, da quelle semplici e facili da agganciare a quelle ultraleggere per gare e competizioni.
Possiamo tuttavia dividerle in tre macro categorie: le ciaspole a fagiolo, le ciaspole canadesi e le ciaspole moderne.

Le ciaspole a fagiolo sono tendenzialmente molto economiche. Hanno la forma tipica di un fagiolo con la struttura perimetrale generalmente realizzata in materiale plastico. Il loro maggior pregio è sicuramente la leggerezza. Sono normalmente utilizzate in superfici pianeggianti e con scarsa pendenza, e molto raramente possiedono snodi.
Le ciaspole canadesi sono molto più grandi, hanno una forma molto ovalizzata con una lunga coda, normalmente realizzate in materiale plastico, sono dotate di snodo, alzatacco e attacchi per gli scarponi. Questo tipo di racchette, molto più tecniche delle ciaspole a fagiolo, hanno un ottimo galleggiamento sulla neve, sono indicate per facili percorsi e spesso grazie alla semplicità e alla linearità vengono utilizzate anche per la corsa con le racchette. Esistono diverse lunghezze a seconda del piede e del tipo di utilizzo. Di contro hanno l'ingombro sullo zaino e il prezzo piuttosto elevato.
Le ciaspole moderne sono la soluzione ormai più utilizzata ed evoluta. Hanno un buon compromesso tra leggerezza, ingombro e presa sulla neve. Hanno una forma intermedia tra le prime due, sono normalmente realizzate in materiale plastico, sono dotate di ramponcino anteriore e piccoli denti metallici sul fondo per fare più presa su pendii ripidi. Dotate di snodo, alzatacco, e attacchi automatici e semiautomatici per gli scarponi. Sono le più tecniche e anche costose, meno galleggianti di quelle canadesi, ma soddisfanno la maggior parte degli escursionisti che si vogliono avventurare in gran parte dei percorsi desiderati.

Il principio d'utilizzo di questa attrezzatura è molto semplice: le ciaspole aumentano la superficie d'appoggio del piede sul manto nevoso impedendo di sprofondare. Le racchette moderne sono dotate di snodo con il telaio per sorreggere lo scarpone. Nella parte anteriore del telaio, in corrispondenza dello snodo si trova l'alloggiamento per la punta dello scarpone, in molti modelli è costituito da una nicchia in materiale plastico e da due laccetti per regolarne l'altezza.
Va fissata saldamente per evitare che il piede scivoli fuori dal suo alloggiamento.

Nella parte posteriore del telaio è presente una seconda nicchia per il tacco. Questa è a scorrimento con delle tacche di bloccaggio ed è regolabile a seconda della dimensione dello scarpone.
Per affrontare pendii ripidi è possibile scollegare questo fissaggio per permettere al piede di piegarsi in avanti durante la salita. Le moderne racchette da neve possiedono un fissaggio alza-tacco, una posizione rialzata della parte posteriore del piede per facilitare la progressione in salita.

Le ciaspole permettono di affrontare dunque diversi tipi di percorso in ambiente innevato a seconda della tipologia di attrezzatura di cui si dispone. È bene però ricordare che la montagna innevata presenta alcune fonti di pericolo che la camminata con le ciaspole non annullano mai del tutto.
Il pericolo valanghe è il fattore principe da valutare; prima di ogni escursione va consultato il bollettino valanghe e nel caso ci siano pericoli di valanghe sulle zone e sui versanti a rischio è opportuno rinunciare all’escursione.
L'esperienza e la prevenzione permetteranno sicuramente di vivere la montagna innevata in modo piacevole e sicuro.

lunedì 17 marzo 2014

Colle delle Finestre

Il Colle delle Finestre è uno dei passi più caratteristici delle nostre valli. Alto 2176 m collega la parte bassa della Valle di Susa alla Val Chisone poco lontano dal Forte di Fenestrelle.
La decisa pendenza della strada ed i magnifici paesaggi che regala dalla sommità lo hanno reso famoso tra i ciclisti e gli escursionisti che decidono di percorrerlo ogni anno, in ogni stagione.
Partiti da Torino ci dirigiamo verso Usseaux (imboccare la strada per Pinerolo, svoltare a destra in direzione della Val Chisone, oltrepassare Fenestrelle e proseguire fino a Usseaux) e saliamo fino al piccolo centro abitato di Balboutet a quota 1557 m dove lasciamo l'auto, proprio davanti alla trattoria "Il Nido dell'Aquila".
Il tempo atmosferico è ottimo, il sole splende e la temperatura gradevole nonostante qualche sporadica raffica di vento invita a partire immediatamente.

La strada asfaltata (indicata da una traversa alta di legno con su scritto "Strada dell'Assietta") parte con un tornante che passa sopra il paese di Balboutet con un primo traverso rettilineo verso est e successivamente con tre tornanti verso Pian dell'Alpe completamente coperto di neve, il percorso è difficile da perdere di vista grazie ai paletti segnaletici e ai pannelli informativi lungo la strada.
Le temperature elevate dei giorni precedenti hanno reso la neve bagnata e con scarsa capacità portante. Impossibile non sprofondare con le gambe quando si cerca di tagliare i tornanti o si decide di prendere il sentiero senza indossare le racchette da neve.
Giunti a Pian dell'Alpe a 1847 m facciamo una prima pausa. È quasi ora di pranzo ma decidiamo comunque di raggiungere la sommità del Colle prima di concederci al nostro pasto.
Indossiamo quindi le racchette da neve e proseguiamo ammirando il panorama che si presenta ai nostri occhi nonostante il forte riverbero della neve: alla nostra sinistra si stagliano il Ciantiplagna e P. Frattière, in mezzo a loro il Colle della Vecchia con il suo inconfondibile Dente, frutto di bizzarre leggende molto note nei paesi tra Pourrières e Fenestrelle.

La più famosa narra di due pastorelli che, smarrita una delle loro bestie, partirono immediatamente a cercarla spingendosi fino alle alte praterie vicino al Ciantiplagna. Voci di paese dicevano che in quella zona vivesse una misteriosa anziana signora (la Vecchia appunto) che era solita prendere pecore e capre che si allontanavano dal gregge. I due giovani cercarono il capretto smarrito fino a quando una nebbia li avvolse e proprio davanti a loro si materializzò la Vecchia che restituì loro l'animale perduto. Giunse la notte quando gli abitanti a valle notarono che i due giovani pastori non avevano ancora fatto ritorno e partirono immediatamente a cercarli.
Furono ritrovati solo alle prime luci dell'alba, sani e salvi e con l'animale smarrito. La nebbia era sparita e della Vecchia non c'era più traccia, solo il grosso masso sulla sommità del colle che da allora ricorda la sua figura ricurva e la sua amorevole protezione.
Davanti a noi il Monte Pelvo con i suoi 2770 m di altezza, il ripido e regolare pendìo occidentale del Francais Pelouxe e la nostra meta finale. Senza indugio copriamo la distanza che ci separa dal Colle delle Finestre: pochi brevi tiri sul sentiero coperto di neve per oltrepassare alcuni torrenti che si immettono nel Rio d'Usseaux e un breve dritto in quota fino alla targa che identifica il Colle e al monumento semi sepolto dalla neve dedicato al ciclista Danilo Di Luca, giunto per primo al Giro d'Italia del 2005.
L'aria pulita dal vento offre una visibilità soprendente. Da una parte il Rocciamelone innevato si staglia imponente ed innevato sopra le altre cime, come il Palon, la Malciaussia e il Lera più lontano.
Dall'altra parte del Colle sono visibili il Ciabertas con i suoi 2748 m la cima dell'Albergian a 3041
m e il suo vallone attraversato dalla Via Alpina, un comodo sentiero utilizzabile per raggiungere il Rifugio ed i laghi dell'Albergian partendo da Usseaux.
Per il ritorno decidiamo di scendere rapidi in direzione del Lago delle Rane, riprendere la strada asfaltata e attraversare il piccolo centro abitato di Balboutet ammirando le sue caratteristiche fonti ottagonali e le sue meridiane. La temparatura si è abbassata di qualche grado e quindi ci lasciamo tentare da un the caldo al Nido dell'Aquila.
Atmosfera piacevole ed accogliente, consiglio vivamente questo locale per una sosta.
L'itinerario classificabile con difficoltà E si adatta anche a camminate con racchette ed è accessibile a chiunque con un minimo di resistenza fisica alla camminata.
Un grazie di cuore alla mia amica Cristina per la compagnia durante la camminata.