lunedì 28 febbraio 2022

Perla del mese - Febbraio

Così nei tempi antichi si considerava il Monviso (Mons Vesulus) come la più alta cima d'Europa, perché da' suoi fianchi, coperti da dense foreste di pini e popolati da cignali scendeva il Po (Eridanus), che si considerava come il re dei fiumi.

[Mario Cermenati]

lunedì 21 febbraio 2022

Castello della Pietra e Sentiero dei Castellani

"Nel flusso continuo della routine, della vita che non sempre va come o dove vorrei, che ristagna a tratti o che scorre troppo in fretta nei vortici degli impegni, lungo il corso si creano delle piccole bolle.
Bolle in cui il tempo si ferma, l'ansia scompare, i pensieri tacciono e solo l'anima resta in ascolto, si sazia e si cura nella bellezza. Ognuno ha le sue bolle, una delle mie è la montagna.
Camminando e ascoltando il cuore si rigenera e si alleggerisce, gli occhi si riempiono e la realtà resta chiusa fuori.
Solo il presente esiste ed è pura meraviglia."

Quando per la prima volta ho pensato di far nascere questo Blog, desideravo integrare gli articoli con dei contenuti che andassero oltre le basi nozionistiche e le descrizioni degli itinerari.
Pensavo alla storia di alcune montagne e di alcuni luoghi: la storia dal punto di vista prettamente geologico ed orografico oppure la storia dell'uomo intrecciata con i rilievi come ad esempio i primi insediamenti, la vita degli abitanti delle montagne e gli avvenimenti che hanno visto nella montagna una protagonista.
Pensavo alle leggende e alle curiosità che sovente circondano le montagne: narrazioni, spesso tramandate di generazione in generazione con arricchimenti fantasiosi e sovrannaturali, che rendono le montagne la dimora di masche, gnomi, giganti e folletti.
Pensavo anche a tutte le occasioni in cui la montagna diventa una solida protettrice di pregevoli tesori ambientali: nicchia ecologica per piante e animali o persino estremo baluardo per forme di vita a rischio, o persino riserva fondamentale di risorse naturali.

Ma soprattutto pensavo a tutte le volte in cui la montagna diventa componente indispensabile per mettere in vibrazione le nostre corde più profonde, silenziosa custode dei nostri pensieri, granitica cassa di risonanza delle emozioni che albergano dentro chi la osserva e chi la vive, anche solo per il breve lasso di tempo di un'escursione.

Tutto questo si può trovare lungo il Sentiero dei Castellani, sotto la vigile attenzione del massiccio Castello della Pietra.
Appuntamento a Torino, sotto un'improvvisa pioggia mattiniera che pareva avesse unicamente l'obiettivo di dissuaderci a partire, ci dirigiamo verso il piccolo comune di Vobbia (GE) gustandoci lungo il viaggio il diradarsi delle nubi e il sorgere del disco rosso del sole. Dopo aver deviato a Sud, lasciandoci alle spalle densi banchi di nebbia nella provincia di Alessandria, raggiungiamo la Liguria e lasciamo l'auto proprio nei pressi di un'area di sosta dove scorre il Rio Fornè, stretto corso d'acqua che si immette nel Torrente Vobbia. Aggiriamo a piedi la base del contrafforte roccioso su cui si erge il Castello della Pietra, a sua volta appendice del Monte Cravì (990 m di altezza) e saliamo lungo il sentiero che conduce all'antica fortezza.

La sua aura colpisce sempre più mentre ci si avvicina alle mura. Lungo il sentiero si possono trovare magnifici punti d'osservazione, ma è a mio avviso proprio quando ci si trova sotto il corpo principale che la suggestione raggiunge il vertice massimo. Osservandolo si ha l'impressione di avere a che fare con la piccola parte di una enorme creatura celata ed imprigionata dalla montagna stessa.



«Grixio dragon chasciù pietrificoo,
ch'o tegne ancon potense de magia,
ecco da Vobbia rapida e sonante... o Castello da Pria»

(Grigio dragone quassù pietrificato,
che ha ancora potenza di magia,
ecco da Vobbia rapida e sonante... il Castello della Pietra)

[Edoardo Firpo]

È difficile datare con certezza la costruzione del Castello della Pietra a causa della mancanza di documenti storici, si ipotizza tuttavia la sua edificazione intorno all'anno 1000 d.C.
Non abbiamo la possibilità di accedere per una visita, così ci limitiamo ad ammirarne la parte esterna per poi proseguire il nostro cammino lungo il Sentiero dei Castellani.

Il primo tratto del sentiero scende lungo speroni leggermente sconnessi, ma protetti dall'installazione di un parapetto, di conglomerato, roccia sedimentaria clastica a grani grossi dall'aspetto meraviglioso. Si raggiunge quindi un ombroso ed angusto vallone dalle pareti strette e ravvicinate, frutto probabilmente dell'erosione del Rio del Campo, facilmente attraversabile grazie ad una passerella di tronchi.
L'ambiente boschivo circonda ed assorbe nel muschio tutte le formazioni rocciose che si incontrano lungo il sentiero. Non si può evitare di immaginare quel bosco come parte di un'unica immensa creatura viva, dotata di un respiro regolare e cadenzato con il ritmo dell'alternarsi delle stagioni; fermando il passo per non produrre rumore con il tappeto di foglie sul sentiero pare quasi di percepirlo.

Il sentiero riemerge alla luce a quota 550 m e piega a sinistra proseguendo parallelamente alla strada S.P. 8 e al Torrente Vobbia più in basso.
Si prosegue a mezza costa per un tratto di circa 600 m aggirando un prolungamento del Monte Bricchetti, derivante a sua volta dal già citato Cravì, mentre dall'altra parte della valle scavata dal Vobbia si possono vedere i boscosi versanti del Biurca e della Sella del Diavolo (Carega do Diao).
Osservandoli riesco solo a provare l'ardente desiderio di programmare un'altra escursione nel più breve tempo possibile alla scoperta di quelle cime.

Abbiamo da poco oltrepassato la metà del sentiero che serpeggia all'interno della Riserva Naturale del Monte Antola, sito di grande interesse naturalistico.
Nel sito, in cui sono presenti habitat rupestri ed acquatici di particolare interesse, si evidenziano accostamenti inusuali fra piante a gravitazione mediterranea e piante più propriamente europee o alpine: tra le specie legate al substrato conglomeratico sono presenti la sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) e l'arabetta alpina (Arabis alpina), mente tra le più termofile il timo (Thymus vulgaris) e l'eliantemo appenninico (Helianthemum apenninum). Tra le formazioni forestali emergono quelle riparie ad ontano nero (Alnus glutinosa) di interesse prioritario.
Superiamo il Rio Ronchetti e proseguiamo per un altro semplice tratto sempre a quota 550 m lungo il perimetro roccioso del Bric della Torre (753 m di altezza).

Raggiungiamo "il Poggetto" un punto panoramico da cui si può facilmente osservare il centro abitato di Vobbia, il ponte e la frazione di Torre, destinazione finale della nostra escursione, procediamo quindi in discesa fino dove il sentiero si congiunge con il Rio delle Creuze e con la strada asfaltata.

Decidiamo di approfittare del sole tiepido per cercare un luogo adatto a consumare il pranzo e optiamo per il piazzale della Chiesa di Nostra Signora delle Grazie di Vobbia, situata sulla sommità del poggio su cui sorge l'intero centro, nella confluenza tra il torrente Fabio e il Vobbia stesso.
Dal sagrato la vista è davvero piacevole. Consumato il pasto soltanto il vento freddo ci induce a ripartire giacché la bolla di serenità che si era appena andata a formare si stava rivelando davvero ristoratrice.

Ritorno rapido all'auto lungo la strada asfaltata e cogliere l'occasione per un'ulteriore breve passeggiata sopra le alture attorno a Crocefieschi, partendo dalla Cappella degli Alpini di Crebaia, situata a circa 900 m di quota.

Ringrazio profondamente Valentina per avermi accompagnato lungo questa escursione, un'escursione semplice ma di cui avevo un grande bisogno.