lunedì 30 aprile 2018

Perla del mese - Aprile

Quando le tue scarpe si saranno consumate, 
la forza del loro cuoio si sarà trasferita nelle fibre del tuo corpo.

[Ralph Waldo Emerson]


domenica 29 aprile 2018

Falesia Montestrutto

Ci troviamo a Settimo Vittone, un piccolo comune situato tra Quincinetto e Ivrea, più precisamente nella frazione di Montestrutto, dove nel 2008 è stata realizzata una falesia di roccia di notevole interesse per la grande varietà di vie che può offrire.

Ai piedi del Monte La Torretta (2179 m) si estende un contrafforte roccioso che quasi termina sulle rive della Dora, alle spalle del centro abitato, davanti ad una zona erbosa che va poi ad allargarsi verso Borgofranco d'Ivrea.
Questo articolo non descrive in maniera esaustiva tutti i settori disponibili, ma illustra semplicemente alcune delle vie sperimentate per tentare, anche solo in minima parte, di delineare la ricchezza di tracciati che il sito propone agli scalatori, siano essi neofiti o esperti.

POLENTA E MERLUZZO 5b
La via presenta un'iniziale rampa appoggiata che raggiunge i primi spit su un piccolo terrazzino. Un incavo a sinistra e uno a destra fino ad una roccia che emerge sotto una macchia di alberi aiutano l'arrampicata fino agli ultimi spit rinviabili passando a destra su una placca oppure a sinistra su una sporgenza più semplice da affrontare.

AURIGA 4a
Una via di circa 16 metri molto interessante perchè pare suddivisa in due parti molto differenti tra loro. Nella prima parte si incontra una serie di gradini in appoggiata per i primi tre o quattro spit. Nella seconda parte la via cambia inclinazione propendendo decisamente di più per una linea verticale. Si può affrontare sulla sinistra sfruttando un gradino naturale e una faglia inclinata. Questa via risulta molto divertente da affrontare perchè offre diversi tipi di approccio e di soluzioni specialmente nella seconda parte.

SCACCHI 4a
Una via su placca appoggiata un po' scivolosa nella parte iniziale. Il primo spit è raggiungibile sfruttando due tagli inclinati della roccia. Dal primo spit, uno dei due tagli diventa verticale e continua ad offrire appigli e prese fino quasi a metà della via. Verso la fine la placca appoggiata diventa meno impegnativa e facilmente affrontabile fino alla conclusione.

ARDUINI 4a
L'inizio della via presenta un'area di roccia da affrontare in aderenza, ma basta spostarsi leggermente a destra per trovare una faglia con una presa per la mano destra, che rende agevole rinviare il primo spit. Si segue la faglia per arrivare al secondo spit, poi si può scegliere di continuare a destra su dei comodi gradini oppure raggiungere il terzo spit superando un tetto non eccessivamente sporgente al termine del quale la via prosegue con un facile percorso in appoggiata fino al penultimo spit.
Per raggiungere la sosta, dove la roccia cambia inclinazione diventando più verticale, è sufficiente procedere con equilibrio e cercare con attenzione alcune comode tacche per le mani a destra e a sinistra di una massicciata rocciosa sulla cui sommità è posta la catena.

DIAVOLI 4c
Ad eccezione del primo, tutti gli spit di questa via sembrano seguire una immaginaria linea a destra rispetto ad una spaccatura nella roccia, facilmente sfruttabile quest'ultima per risolvere ogni passaggio e raggiungere la catena. Molto vicina alla via Credendari.

CREDENDARI 4b
Una piccola incisione inclinata porta al primo spit, poi ci si sposta a sinistra e si sfrutta una profonda fessura che termina in una sporgenza all'altezza del penultimo spit, concludendo poi su un terrazzino ampio e comodo per la sosta e la calata.

IL GENERALE 4b
Ecco una via estremamente intrigante. Le numerose tacche, non eccessivamente scivolose, offrono diverse possibilità di movimento permettendo all'arrampicatore di dare sfogo alla libera interpretazione della parete. Venature ferrose attraversano tutta la via screziando di rosso il grigio del gneiss e donando così alla parete una colorazione incantevole.

IL TIRO DELLE ARANCE 6a
Una via dall'inizio un po' insidioso per via della scivolosità della roccia.
Sotto il primo spit, all'altezza di una macchia chiara di minerale, si trovano una sere di fessure sfruttabili per le mani. Per raggiungere il secondo spit occorre spingere in alto fino ad una sporgenza  e poi spostarsi a sinistra dove piccole tacchette e una lieve inclinazione vantaggiosa della parete consentono di procedere fino alla sosta su un ampio terrazzino.

MORTE 6a
Una delle vie, a mio avviso, più interessanti di questo settore. 
la base di partenza è piuttosto liscia e scivolosa, ma basta osservare con attenzione per notare sulla sinistra una faglia ed un gradino. Sopra il gradino sono individuabili due fori nella parete. Utilizzando i fori per le mani ed il gradino per il piede sinistro si rinvia e ci si sposta a destra utilizzando tre fori allineati in orizzontale posti a circa venti cm sopra il primo spit.
La via poi cambia leggermente inclinazione e colorazione, ci si sposta nuovamente a sinistra per trovare una gobba ed una pendenza più lieve che permette di concludere in appoggiata fino alla sosta.

PANTERE 3c
Una via con chiodatura molto ravvicinata, su placca appoggiata.
Facendo appoggio sul piede sinistro tramite un piccolo gradino chiaro a circa un metro da terra si raggiunge il primo spit. Occorre affidarsi alla tenuta delle scarpette e procedere in aderenza prima fino ad una gobba per le mani all'altezza del terzo spit e poi proseguire fino ad un diedro all'interno del quale si trova il penultimo spit.

LO SCARLO 6a+
Una via decisamente frequentata, forse per via della sua inclinazione o della lunga faglia che la percorre.
Un grande tronco d'albero alla base agevola il raggiungimento di un primo appoggio per le mani. Da qui si raggiunge un grande puntone dove e possibile persino accoppiare.
Bilanciando il peso del corpo e spostandosi sulla strapiombante fessura che percorre la via in verticale, si raggiunge prima un secondo ampio davanzale per le mani e poi un paio di fessure, parzialmente nascoste ma molto comode, fino a un dente di roccia, superato il quale termina la via.

Ringrazio Alessandro, Dario, Federica, Ivan, Massimiliano, Simone, Stefano P. e Stefano V. per la piacevole compagnia in parete. La falesia di Montestrutto ha davvero molto da offrire e non mancheranno certo altre occasioni per mettersi alla prova sulle sue pareti.

mercoledì 18 aprile 2018

Arrampicata

L'attività dell'arrampicata sportiva, sia indoor che in falesia all'aperto, è uno sport che ha acquisito, specialmente negli ultimi anni, sempre più consensi e popolarità.
Complici di tale successo possono essere stati il cinema con alcune adrenaliniche sequenze di personaggi su strapiombanti pareti di roccia, oppure il Comitato Olimpico Internazionale che ha ufficialmente riconosciuto l'arrampicata come sport olimpico presente a Tokyo 2020.
Forse più semplicemente tra gli sportivi e gli appassionati si è diffuso il desiderio di ritornare alle origini del movimento fluido e coordinato del proprio corpo oppure, nel caso dei frequentatori delle pareti di roccia, è emersa in maniera ancor più preponderante la voglia di rimettersi in gioco alla ricerca di un contatto autentico con la natura.
Del resto il termine stesso "sport" trae le sue origini proprio da "extra portes" vale a dire "fuori dalle porte", in un ambiente cioè estraneo alle città, ai centri abitati e più vicino alla natura incontaminata ed alla sua dimensione più pura e selvaggia.

Va aggiunta, a mio avviso, una componente importante che la disciplina dell'arrampicata è in grado di fornire: si tratta del forte ed armonico rapporto tra corpo e mente, indispensabile per eseguire il movimento corretto ad ogni passaggio. Non si arrampica semplicemente trazionando sulle braccia e non è solo una questione di muscoli, occorre invece sviluppare la propria personale capacità di osservazione dell'ambiente e di percezione dell'equilibrio al fine di raggiungere il miglior risultato con il minor sforzo fisico. La pratica unita alla riflessione e l'esercizio costante portano a questo risultato.
Inoltre il raggiungimento di un traguardo, di un "top", oppure la conclusione di una via non sono gli unici momenti che forniscono soddisfazione personale. Per un arrampicatore riuscire a risolvere un passaggio in modo efficace, anche dopo numerosi tentativi, senza necessariamente raggiungere la sosta di calata o la fine di una via, può essere considerato un traguardo importante. Questa continua ricerca del miglioramento personale nella competizione con la gravità forniscono, al raggiungimento di ogni piccolo obiettivo, una sensazione di benessere che mette in gioco una complessa successione di processi fisiologici, i quali aiutano a combattere lo stress e a migliorare l'autostima, la determinazione e la fiducia in sè stessi.

Parlando di fiducia non può mancare una menzione sullo speciale rapporto tra chi arrampica ed il suo assicuratore.
Definire l'assicuratore come colui che protegge chi scala da una rovinosa caduta, permettendo di svolgere l'attività sulla parete in sicurezza, è riduttivo e ne sminuisce l'importanza.
Di certo l'assicuratore a terra, che oggi può fare affidamento su moderni dispositivi e sistemi di bloccaggio di ultima generazione, ha il compito di ridurre il rischio ma ha anche piena consapevolezza del movimento del suo scalatore. Non stacca mai gli occhi da lui e ne conosce le debolezze e i punti di forza, sa quando è necessario concedere maggiore libertà di movimento e di azione sulla parete oppure quando è invece utile far percepire la sua attenzione attraverso quel legame che la corda solo parzialmente è in grado di rappresentare.
In definitiva l'arduo compito di un assicuratore è scomporre il concetto di rischio e di pericolo, azzerando il primo senza intaccare quella componente di pericolo intrinseca nell'ambiente naturale, tanto cara allo scalatore (e fin troppo osteggiata dalla società contemporanea) che ne acuisce i sensi, lo rende vigile, controllato e rispettoso dei limiti propri e dell'ambiente. In una parola: responsabile, cioè "abile a rispondere" a tutte le situazioni che la parete di roccia e la via di scalata gli presenteranno davanti.

Senza una minima ed affrontabile percentuale di pericolo, l'avventurosa esperienza dell'arrampicata verrebbe svuotata della sua parte più ricercata, ossia quella parte che rende l'arrampicata stessa non solo uno sport all'aria aperta ma anche un esercizio indispensabile per la propria formazione come scalatore.
Ciò non esclude naturalmente la rilevanza che occupa il proprio buonsenso durante la pratica dell'arampicata, perchè non si tratti solo di un incauto modo di affrontare la roccia.
Il buonsenso guida ad una arrampicata meditata e di valore a differenza dell'imprudenza che porta soltanto ad uno smodato e vanaglorioso compiacimento di sè.

Alla luce di tutte queste considerazioni non si può che essere lieti del successo che l'arrampicata sta avendo tra gli sportivi, poichè si tratta di uno sport completo, divertente e carico di emozioni forti. Occorre però tenere sempre presente che si tratta anche di una disciplina nella quale è bene "non improvvisarsi", seguire rigorosamente le direttive di professionisti e di istruttori qualificati e soprattutto ragionare prima di agire.