martedì 31 ottobre 2017

giovedì 12 ottobre 2017

Il confine sul Monte Bianco

Tutto è cominciato parlando con un professore di biochimica portoghese, appassionato di montagna.
Parlando lungo il cammino mi diceva che sarebbe stato ben felice di visitare le Alpi occidentali e ho colto l'occasione per invitarlo a vivere la bellezza delle mie montagne, dove si trovano alcune tra le cime più affascinanti d'Italia.
Tra le tante vette menzionate non poteva non comparire anche il Monte Bianco.
Ero così preso dall'entusiasmo nel descrivere tutte le possibili escursioni sulle nostre Alpi, nel raccontare la meraviglia che suscita la maestosità del Gigante delle Alpi Graie, che la successiva domanda del mio interlocutore mi colse totalmente di sorpresa: "Ma il Monte Bianco è in Italia?"
"Sì certo, almeno per metà." è stata la mia naturale risposta. Con uno sguardo perplesso il mio compagno di escursione ha estratto il cellulare, ha caricato la pagina di Google Maps e mi ha mostrato il risultato.
Prima ancora di focalizzare la mia attenzione sullo schermo penso a quante volte ogni giorno mi capita di fare la stessa cosa. 
Google! la fonte di sapere sempre a portata di mano, la risposta a ogni domanda in un istante, la soluzione più veloce per risolvere ogni dubbio.

L'immagine che ho visto, risultato finale della ricerca, mi ha lasciato però sorpreso e perplesso nello stesso tempo perchè il confine, che normalmente corre lungo la cresta spartiacque della catena montuosa, qui effettua una enclave per usare un termine tecnico, ossia una sorta di estensione verso sud che devia dallo spartiacque naturale della montagna e ingloba totalmente la ghiacciata vetta del Bianco in territorio francese.

L'iniziale stupore ha ceduto immediatamente il posto al pensiero razionale: su internet capita spesso di reperire anche informazioni inesatte o non aggiornate. Di certo non mi aspettavo che un confine, una linea netta e ben definita che separa due nazioni, potesse risultare errata soprattutto su uno dei più affermati servizi on line di visualizzazione e ricerca di mappe geografiche del mondo.

Per nulla convinto della veridicità dell'informazione, mi sono documentato sulla questione cercando risposte da diverse fonti. Risultato: non soltanto ho avuto la conferma che quella rappresentazione del confine tra Italia e Francia sia assolutamente sbagliata ma ho avuto modo di scoprire che qualcuno aveva già notato questa inesattezza molto tempo fa.
Grazie al GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna) ho avuto la possibilità di entrare in contatto con Laura e Giorgio Aliprandi, due dei maggiori esponenti della cartografia storica nazionale.
Con il loro aiuto è stato più semplice riesaminare e ricostruire i passaggi di quello che, ad oggi, risulta essere un dibattito geopolitico ancora irrisolto:

Inizialmente la cima del Monte Bianco veniva definita, da entrambe le parti, una cima frontaliera, vale a dire che delimitava il confine tra le due nazioni.
Nel 1865 venne pubblicata in Francia una mappa con i confini modificati e non ratificati con quelli pubblicati nelle carte italiane. Questa versione con i confini distorti continuò ad essere condivisa e pubblicata al punto da diventare in qualche modo "ufficiale".

Sostanzialmente, secondo la cartografia francese, andrebbe incluso nei loro confini anche una superficie di circa 400000 m² del ghiacciaio del Brenva, oltre a includere la totale superficie della vetta del Dôme du Goûter (4304 m).

Il confine italiano in rosso e quello francese in nero
(Carta Laura e Giorgio Aliprandi
in Le Grandi Alpi nella cartografia
1482-1885
Priuli Verlucca vol II 2007)
La mappa corretta, custodita all'Archivio di Stato di Torino, rivela come invece il limite tra Italia e Francia sia ben diverso. Una copia della stessa carta era custodita a Parigi ma pare sia andata perduta dopo l'occupazione tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale.
Di una nuova versione della carta, controfirmata da entrambe le parti, al momento nemmeno l'ombra.
Se dunque entrambe le Nazioni, ad eccezione forse di qualche nostalgico transalpino ossessionato del grandeurs nationale, riconoscono la vetta come italo-francese allora forse la questione si potrebbe semplicemente risolvere con un aggiornamento delle mappe di Google.

Per qualcuno tutto ciò può forse apparire soltanto pignoleria da pedanti, in realtà questa ambiguità potrebbe creare non pochi problemi. I significativi cambiamenti climatici che influiscono sulle condizioni e la relativa sicurezza dei ghiacciai del Bianco, i cospicui interessi economici legati alle grandi infrastrutture recentemente realizzate sulla sua sommità, nonché i costi di sorveglianza e soccorso sono motivazioni sufficientemente valide da indurre l'Italia e la Francia a porre presto fine a dispute e controversie sulla questione, definendo e divulgando una volta per tutte un'unica corretta versione dei confini nazionali.

È chiaro che la delicatezza dell'argomento richiede l'intervento degli apparati diplomatici di entrambe le Nazioni e che l'intervento del singolo cittadino possa suscitare attenzione ma non certo modificare l'attuale confine sancito sulle carte.
Esiste però un'altro sistema, attraverso cui il singolo individuo può intervenire attivamente e aspettare un riscontro positivo: inviare una segnalazione a Google Maps e richiedere che il confine venga corretto.

Segnalare un'anomalia è semplice e alla portata di tutti:
Selezionare il menù in alto a sinistra  per aprire una lista di voci.
Fare click sulla voce "Invia feedback".
A questo punto abbiamo la possibilità di segnalare differenti errori da correggere come nomi di vie, luoghi o strade mancanti etc... selezionare l'ultima voce in basso "Altro feedback" ed inserire la segnalazione nell'apposita area di testo. Al termine, fare click su INVIA per confermare.
























Che la montagna, come ogni elemento naturale sia un bene di tutti, è fuor di dubbio; che tutti abbiano  il dovere di preservare e il diritto di godere delle bellezze che le nostre montagne offrono agli occhi dei visitatori è altrettanto certo, ma i confini non costituiscono un limite alla meraviglia, bensì ne garantiscono la salvaguardia stabilendo gli oneri di gestione. Personalmente non smetterò mai di ammirare la bellezza del Bianco, indipendentemente dalla sua collocazione sulle carte o sulle mappe.

sabato 7 ottobre 2017

Ferrata Des Bettieres

Esposta a sud, sul massiccio contrafforte sinistro della Comba del Trovet, lunga complessivamente circa 500 metri, affacciata sulla vallata di Les Lanches, davanti al Chalet Refuge Porte du P.N.V. (spesso indicato anche come Refuge du Rosuel) questa ferrata sembra stata concepita a scopo didattico.
Dalla valle è possibile esaminarne accuratamente il percorso, anche con l'ausilio di un comodo cannocchiale, collocato nel piazzale davanti al rifugio. Quella che inizialmente appare come una linea continua si può distinguere in tre spezzoni dalle caratteristiche ben distinte.

Superato il rapido avvicinamento che dal parcheggio conduce al ponte sopra il torrente della Gurraz e poi lungo il sentiero fino alla base della via, si comincia con il primo tratto, il più semplice, composto da attraversamenti assistiti, scalini, passaggi laterali poco esposti e adatti anche a frequentatori della montagna alle prime esperienze con le vie ferrate.

Il secondo tratto, leggermente più impegnativo prevede due passaggi verticali, assistiti da numerosi pioli ed appoggi. Questo settore percorre due alti torrioni rocciosi sulla destra del contrafforte ed è più soggetto alle raffiche di vento provenienti dalla testata della valle.

Al termine del tratto verticale si trova un ponte tibetano costituito da tre funi per il passaggio (e una alta di sicurezza) che ripiega sul lato a sinistra della parete concludendosi, con qualche metro di discesa laterale, su un'area più ampia e pianeggiante. Da qui è possibile interrompere la via ferrata tramite un'uscita che riporta alla pianura con circa 30 minuti di cammino.

Sul terzo ed ultimo settore della via ferrata possiamo proseguire inizialmente su un breve tratto tra terra battuta e radici di alberi affioranti, poi con una parete rocciosa non eccessivamente verticale sulla quale è persino facile intuire il passaggio più agevole grazie alla colorazione della pietra stessa: normalmente coperta di licheni e scura, ma con un'unica venatura più chiara e pulita in prossimità del cavo di sicurezza.
Il passaggio più impegnativo di questo settore consiste in una spaccatura nella roccia abbastanza profonda ed esposta ma larga meno di un metro. Lo spazio per i piedi è più esiguo e questo potrebbe forse risultare più fastidioso per chi non ama la sensazione di vuoto sotto di sè. Apprezzabile comunque l'idea di non agevolarlo con pioli per rendere il tutto più "avventuroso".
La via si conclude su una panoramica piana erbosa dalla quale si gode di una superba vista.
Il sentiero per la discesa supera la cresta tra gli alberi poco più in alto e attraversa la comba citata all'inizio del post. È sufficiente proseguire sul sentiero ben evidente tra i prati e le roccette per ritrovarsi al fondo della Comba del Barmail, tra le abitazioni di Les Lanches. Si percorre la sterrata a sinistra per ritornare al punto di partenza.

La Ferrata Des Bettieres è in grado di donare "emozioni forti". Il percorso diventa gradualmente più impegnativo ma le due uscite al termine di ogni tratto consentono a tutti di sperimentare senza forzature.
La qualità della roccia è ottima e permette di divertirsi anche con un paio di comode scarpette d'arrampicata arrivando persino ad ignorare i pioli d'acciaio in numerosi passaggi.
Un'avventura attesa da molto tempo che finalmente ho avuto il piacere di condividere con Elena, Federica e Paolo. Grazie di cuore per avermi accompagnato lungo la via.








Un po' di storia...
Le vie ferrate sono apparse per la prima volta nelle Dolomiti, in Italia, per facilitare lo spostamento delle armate durante la Prima Guerra Mondiale. Esse hanno in seguito conosciuto un grande successo, riconvertite in itinerari sportivi a metà strada tra la scalata e l'escursionismo.
Il loro sviluppo ha raggiunto la Francia negli anni 90 quando alcune vie ferrate sono state realizzate, soprattutto in Savoia.