mercoledì 31 maggio 2023

Perla del mese - Maggio

Nel salire, non si è che carne pieghevole e istinto felino aggrappati alla rupe pungente.
A palmo a palmo, con l'arcuata tensione delle dita, con la piatta aderenza delle membra, si guadagna la roccia.
E poi, in vetta, quando ti vedi intorno un anfiteatro di guglie e di ghiaccio, o, da una cengia esilissima, guardi sotto lo strapiombo affogata nella fluidità vertiginosa, la falda verde da cui balza il getto estatico di massi che hai conquistato, allora un'ebbrezza folle ti invade e l'adorazione selvaggia della tua fragilezza ardente che vince la materia.

Eppure, là in alto, anche la materia, la colossale materia che ci attornia, non sembra inerte ed ostile, ma viva ed amica: e le guglie pallide non sembrano monti, ma anime di monti, irrigiditi in volontà d'ascesa.

[Antonia Pozzi]

domenica 28 maggio 2023

Luce della Montagna

Sabato 27 Maggio ho visitato la mostra fotografica intitolata Luce della Montagna tenutasi presso il Museo di Santa Giulia a Brescia dal 24 Marzo 2023 a 25 Giugno 2023.
Si tratta di una grande mostra che Fondazione Brescia Musei e Skira mettono in scena per esplorare, con alcuni dei protagonisti assoluti della fotografia del Novecento e con un maestro contemporaneo, l’universo iconografico della montagna.
Il racconto della montagna presenta il gigante Ansel Adams con le sue fotografie in bianco e nero di paesaggi dei parchi nazionali americani, veri e propri totem del Novecento; Martín Chambi, uno dei primi importanti fotografi del Sudamerica, con le sue Ande peruviane intrise di documentazione etnografica e storica; Vittorio Sella, uno dei più straordinari fotografi storici della montagna, impegnato a documentare come nessun altro le esplorazioni alpinistiche. E infine, con un portfolio originale in corso di realizzazione su commissione di Fondazione Brescia Musei sulle Alpi bresciane, la montagna ‘di casa’ impressa da Axel Hütte, tra i più importanti rappresentanti della fotografia tedesca contemporanea.


Vittorio Sella (1859 - 1943), pioniere della fotografia di montagna, ha prodotto serie straordinarie, rendendo per la prima volta visibili alcune delle vette sconosciute ai più, come il Kangchenjunga (terzo ottomila al mondo) o il Ks, divenendo un riferimento visuale imprescindibile per la spedizione italiana del 1954.


Ancora oggi Martín Chambi (1891 - 1973), uno dei primi fotografi indigeni del Sudamerica, è il più conosciuto e apprezzato vedutista delle Ande. Le sue fotografie, in mostra grazie alla collaborazione con l'Asociaciòn Martín Chambi di Cuzco, sono vere e proprie icone, che hanno reso celebri nel mondo i resti di Machu Picchu, nonché le popolazioni andine, ritratte con grande intensità ed eccezionale padronanza nell'utilizzo della luce.

L'americano Ansel Adams (1902 - 1984) ha scoperto la potenza della fotografia durante il suo primo viaggio allo Yosemite Park nel 1916. Da quel momento è diventato un grande e colto interprete della natura selvaggia, pura e incontaminata; un ambientalista convinto, che è ritornato sui "suoi" luoghi con costanza, per cogliere le sfumature luministiche delle montagne nelle diverse stagioni.

Nato nel 1951 a Essen, in Germania, dopo un esordio incentrato sull'esplorazione dell'architettura urbana, dagli anni duemila Axel Hütte dedica un'attenzione peculiare all'indagine visiva delle forme naturali. Nella sua lettura ragionata dello spazio, i volumi divengono figure, generando spaesamento e riflessione: quadri più che fotografie, che evocano pace e silenzio. Invitato per questa esposizione a produrre una nova serie di opere sulle montagne bresciane, Hütte ci consegna degli inediti di ammaliante incanto, intimi e poetici.


Vittorio Sella nasce a Biella nel 1859. Eredita la sua passione per la fotografia dal padre Giuseppe Venanzio Sella e quella per la montagna dallo zio Quintino Sella, fondatore nel 1863 del Club Alpino Italiano. Inizia a fotografare in modo continuativo a partire dal 1880, documentando tutte le sue esplorazioni alpine. Nel 1882 realizza la panoramica completa della vetta del cervino in undici lastre formato 24x30 cm, e dopo aver catturato l'attenzione internazionale, scala e fotografa nell'arco di sei anni il Monte Rosa (1884), il Gran Paradiso (1885) e il Monte Bianco (1888).
Alla fine degli anni Ottanta organizza la sua prima spedizione sulla catena montuosa del Caucaso, seguendo le orme di Douglas Williamo Freshfield, uno degli alpinisti più esperti del versante mediorientale. Dalla spedizione raccolse 112 lastre fotografiche, poi esposte a Londra, che gli assicurarono il premio Murchison della Royal Geographical Society. Il successo di questa prima missione lo porta nel 1890 a una seconda esplorazione durante la quale realizza due prime cime e ben 121 lastre. Nel 1886 le fotografie raccolte in queste due spedizioni vengono pubblicate nel libro "The Exploration of the Caucasus" di William Freshfield.
Nel 1897 partecipa come fotografo alla sua prima spedizione con il principe Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi (tra i più importanti esploratori del XIX-XX secolo) scalando il monte S. Elias in Alaska. Nel 1899 esplora insieme a Douglas William Freshfield l'Himalaya scalando e fotografando vette fino ad allora inesplorate come il Siniolchu e lo Jannu.
Nel 1909, dopo aver salito le più importanti cime della catena del Ruwenzori in Uganda (1906) parte con la spedizione Abruzzi per il Karakorum, in Asia, esplorando il ghiacciaio del Baltoro e tentando il K2.
Sella continuò a scalare e fotografare fino a tarda età, provando la sua ultima ascesa al Cervino a 76 anni. Muore nella sua casa di San Gerolamo di Biella nell'agosto del 1943.

Vittorio Sella
Monte Shkara e villaggio di Gibiani dal villaggio di Ushkul (Soanezia)
1890
stampa a contatto o aristotipo
Biella, Fondazione Sella

Vittorio Sella
Lago Marjelen e fratture del ghiacciaio di Aletsch
1884
gelatina bromuro d'argento
Biella, Fondazione Sella

Vittorio Sella
Campo V e K2 (8610m) dal ghiacciaio Savoia
1909
gelatina bromuro d'argento
Biella, Fondazione Sella

Vittorio Sella
Pic Sans Nom, etc. dalla vetta del Pic Coolidge, 3758m
1888
stampa gelatina bromuro d'argento virata in seppia
Biella, Fondazione Sella

Vittorio Sella
Roccia granitica sulla cresta nord-est del Sugan, in piedi Emilio Gallo
1896
gelatina bromuro d'argento virata in doppio tono
Biella, Fondazione Sella

Martín Chambi nasce nel 1891 a Coasa, un villaggio andino nel sud del Perù, in una famiglia contadina di lingua quechua. Nel 1905, a soli 14 anni e dopo aver perso il padre, è costretto a trasferirsi a Carabaya, sulle sponde del fiume Inambari, per prendere impiego in una miniera d'oro. Qui ha il suo primo approccio alla fotografia, apprendendo alcune nozioni tecniche dai fotografi della multinazionale mineraria Santo Domingo Mining & Co.
Nel 1908 si trasferisce ad Arequipa, una grande città nell'omonima provincia nel sud del Perù, dove diventa apprendista nello studio fotografico di Max T. Vargas.
Ad Arequipa impara il mestiere di fotografo e, una volta trasferitosi a Sicuani, una cittadina nella provincia di Cuzco, nel 1917, apre il suo primo studio personale, che chiude quando nel 1925 si sposta a Cuzco.
È a Cuzco che intraprende la sua attività fotografica professionale, in un periodo storico particolarmente favorevole per il Perù, dovuto a un crescente interesse turistico e culturale che aveva favorito una graduale crescita economica. Nell'arco di pochi anni Chambi si afferma come fotografo, realizzando numerosi ritratti e fotografie di paesaggio che oggi assumono un profondo valore etnografico e antropologico. Una parte importante del patrimonio di Chambi è costituito anche da immagini delle rovine e dei reperti architettonici Inca, come Mchu Picchu, Sacsayhuamàn e Loreto. Con più di 30000 lastre fotografiche e circa 15000 fotografie realizzate durante la sua attività è riuscito a costituire una delle più importanti testimonianze sulla cultura indigena andina del Novecento.
A partire dal 1950, dopo un violento terremoto che sconvolse la città di Cuzco e l'intero Perù, Chambi decide gradualmente di abbandonare l'attività fotografica,
Nel 1971 fonda l'Accademia di Arti Plastiche di Cuzco e muore pochi anni più tardi nel suo vecchio studio nel 1973.


Martin Chambi
Processione del Corpus Christi, Andahuaylillas, Quispicanchi, Cuzco
1932 ca.
stampa fotografica da negativo originale
Cuzco, Asociaciòn Martín Chambi

Martín Chambi
Nevado del Salqantay, Cuzco
1925-1931 ca.
stampa fotografica da negativo originale
Cuzco, Asociaciòn Martín Chambi

Ansel Adams nasce a San Francisco nel 1902, ed è stato uno dei fotografi più famosi ed influenti del XX secolo. Si avvicina alla fotografia da ragazzo quando, durante un'escursione allo Yosemite National Park nel 1916, riceve in regalo la sua prima macchina fotografica: una Kodak Brownie formato 6x4.
Negli anni '20 si unisce al Sierra Club, un'organizzazione ambientalista di cui diventerà il fotografo ufficiale nel 1928. Questo incarico gli permetterà di visitare alcune delle località più suggestive della California, sviluppando la sua passione per la fotografia.
Nel 1932 fonda, con l'aiuto di alcuni suoi colleghi come ad esempio Edward Weston e Imogen Cunnigham, il gruppo f/64, un movimento che si opponeva simbolicamente allo stile pittorialista e che di fatto promuoveva un approccio alla fotografia che enfatizzasse la nitidezza e la profondità di campo, evitando l'uso di sfocature e di tonalità morbide e impastate.
A New York nel 1933 conosce Alfred Stieglitz, punto di riferimento per la fotografia americana, che nel 1936 gli dedica una mostra personale nella galleria An American Space di New York.
Dopo aver contribuito a fondare, insieme a Beaumont Newhall, nel 1940 il primo dipartimento museale dedicato alla fotografia, al MoMA di New York, nel 1946 fonda il corso di fotografia della California School of Fine Arts (oggi San Francisco Art Institute), il primo dipartimento accademico a insegnare la fotografia come forma d'arte.
Tra i luoghi che più gli stavano a cuore lo Yosemite National Park, che spesso ritorna nelle sue panoramiche e che fotograferà per tutta la sua vita ripercorrendone i 3000 km di estensione e realizzando nel 1979 il libro "Yosemite and the Range of Light" una delle opere più complete e riconosciute del fotografo.
Adams muore nel 1984 in California.


Ansel Adams
Yosemite Valley Moonrise, California
1944
gelatina ai sali d'argento
Seagrave Galley, CA, USA

Ansel Adams
Ease Vidette, Southern Sierra
1925 ca.
gelatina ai sali d'argento
Collezione privata

Ansel Adams
Mt. Goode from North, North Cascades National Park, Washington
1958
gelatina ai sali d'argento
Modena, Fondazione Modena Arti Visive

Axel Hütte nasce nel 1951 a Essen, in Germania.
Allievo di Bernd e Hilla Becher, si forma dal 1973 al 1981 presso la Kunstakademie di Düsseldorf, costituendo, insieme a Candida Höfer, Thomas Struth, Thomas Ruff e Andreas Gursky, la celebre scuola di fotografia di Düsseldorf.
Terminati gli studi nel 1981, Hütte inizia a lavorare come fotografo professionista realizzando reportage e pubblicazioni per riviste specializzate e di settore tedesche. Successivamente, dopo aver studiato a Londra con la borsa di studio della German Academic Exchange Service, si trasferisce a Venezia nel 1985 per frequentare il German Study Center di Palazzo Barbarigo della Terrazza. A metà degli anni Ottanta, una volta rientrato a Düsseldorf, apre il suo studio in condivisione con Andreas Gursky e Thomas Ruff.
Lo stile di Axel Hütte viene profondamente influenzato dalla ricerca dei coniugi Becher e dalla fotografia di paesaggio dei grandi maestri americani come Ansel Adams. Le sue riprese sono spesso caratterizzate da paesaggi urbani e naturali remoti e difficilmente accessibili o accentuati da composizioni geometriche rigorose e da un'attenzione maniacale all'alternarsi di luci e ombre.
Le sue fotografie sono state esposte in alcuni dei musei e delle gallerie più importanti al mondo, tra cui il Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, l'Istituto Valenciano de Arte Moderno e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid.

Axel Hütte
Gruppo di Brenta, Italia
2022
stampa digitale a pigmento
Courtesy Axel Hütte


domenica 7 maggio 2023

Rifugio Infernotto

È passato del tempo dalla mia ultima escursione nel Valloncino Infernotto e alla mia relativa visita al Monastero Dominus Tecum di Pra 'd Mill.

In questa occasione riesco finalmente ad effettuare un percorso che avevo lasciato in sospeso ed accantonato al punto quasi da aver dimenticato totalmente: l'escursione al Rifugio Infernotto, situato sulla destra orografica del Rio Rocca Nera, a sua volta affluente del Rio Infernotto.
Avevo il desiderio di raggiungere il Rifugio Infernotto proprio partendo dal monastero, con l'idea anche di soggiornare presso il rifugio stesso, ma sfortunatamente le tempistiche a disposizione non mi hanno permesso di attuare il piano iniziale: il progetto di escursione di due giorni si è ridotto a uno, nessuna possibilità di soggiorno all'interno del rifugio, irrimediabilmente chiuso al pubblico, ed il percorso inizialmente pensato ad anello si è trasformato in un tracciato lineare dalla partenza all'arrivo e ritorno.

Partiti dal Laghetto dei Pescatori ci dirigiamo verso il sentiero che costeggia il Rio Infernotto e superiamo il ponte dell'Ula a 675 m di quota, già descritto in precedenza in questi articoli.
Raggiunto il sentiero che ci sposta sulla destra orografica del torrente appare subito un bivio: a sinistra si procede verso il Bricco Pelata (1028 m di quota), a destra invece si segue il sentiero che sale dolcemente lungo il valloncino.
Giunti nei pressi di un salto del torrente, a circa 1,7 km dal ponte, ci imbattiamo in una piega del sentiero a sinistra in lieve salita. La strada si insinua in una parte più stretta della valle, scavata dal Rio Rocca Nera che scende dalle cime di Punta Ostanetta (2375 m) e dai rivoli d'acqua di Colle Bernanrdo.
Dall'altra parte del torrente si può vedere il monastero, così vicino che pare di poterlo toccare protendendo le braccia; con l'ultimo tratto di sentiero ci allontaniamo gradualmente dal Rio Infernotto, superiamo il Comba Bassa (in secca) e con due stretti tornanti su sterrata raggiungiamo il Rifugio.

Il Rifugio Infernotto si presenta davanti agli ultimi metri di sentiero come una piccola struttura bianca, con il tetto in pietra e gli infissi rosso/bruno.
In uso alla sezione CAI di Barge è dotato di cucina a gas, servizio igienici e doccia.
Davanti all'ingresso un tavolato in pietra ed un paio di panche di legno si trasformano in un comodo punto di ristoro per il pranzo. Alle spalle del rifugio una fontana rifornisce di acqua le nostre borracce.

Sulla via del ritorno decidiamo di deviare per una breve tappa al monastero Dominus Tecum. L'atmosfera di pace, di quiete e di silenzio sembra avvolgere da sempre questo luogo in un tempo immobile, perfetto ed eterno. Potrei passare ore nel tempo di un respiro all'ombra degli alberi o sul bordo della piccola fontana situata nei pressi dell'ingresso.
A coronare la bellezza del luogo l'immancabile e cortese accoglienza dei monaci che ci suggeriscono di provare in futuro il percorso ciclo-turistico ad anello che si snoda alle spalle del monastero e che raggiunge il Rifugio Infernotto proprio nei pressi della già citata fontana.

Ritornando all'auto ci fermiamo per una brevissima pausa contemplativa al Laghetto dei Pescatori, prima di riprendere la strada asfaltata per ritornare a casa.
Ringrazio Chiara ed Elisa per la compagnia lungo questa semplice passeggiata.
Un ringraziamento particolare a Chiara per le fotografie condivise in questo post.