lunedì 31 dicembre 2018

Perla del mese - Dicembre

Meglio non guardare dove si va che andare solo fin dove si vede.

[Carlo Raimondo Michelstaedter]



sabato 22 dicembre 2018

Il Soccorso Alpino

La storia del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico in Italia parte dal 12 Dicembre 1954 quando esso nasce come organo tecnico del Club Alpino Italiano, con sede a Milano.
È presente in tutte le regioni italiane con 30 delegazioni alpine (6300 volontari) e 12 delegazioni speleologiche (800 volontari).
Le finalità di questa istituzione leggendone lo statuto sono:
-contribuire alla vigilanza e alla prevenzione degli infortuni nell'esercizio delle attività connesse all'ambiente montano e delle attività speleologiche;
-soccorrere in tale ambito gli infortunati, i pericolanti e i dispersi e recuperare i caduti anche in collaborazione con organizzazioni esterne;
-concorrere al soccorso in caso di calamità anche in cooperazione con le strutture della Protezione Civile, nell'ambito delle proprie competenze istituzionali.


Note comportamentali per alpinisti ed escursionisti

Prima di partire
Informarsi sulle previsioni meteo.
Consultare le pubblicazioni relative alla gita che si intende intraprendere (guide, carte ecc...).
Verificare la situazione geomorfologica della zona (innevamento, grado di pericolosità del manto nevoso, percorribilità dei sentieri e vie di accesso), l'agibilità dei rifugi e bivacchi, funivie, ecc...
Comunicare ai familiari e/o gestori dei rifugi le proprie intenzioni riguardo la meta e il percorso che si intende effettuare.

In caso di incidente
Allertare la centrale operativa 118. (Numero gratuito unico per le emergenze sanitarie).
Comunicare:
1. Nome e numero di telefono del richiedente.
2. Cosa è successo e quando.
3. Indicazione esatta del luogo, toponimo, altitudine.
4. Numero e condizioni degli infortunati.
5. Condizioni atmosferiche e visibilità.
6. Riferimenti per l'individuazione dell'alto ed eventuali ostacoli (cavi, linee elettriche, ecc...)

In attesa dei soccorsi
Proteggere l'infortunato dagli agenti atmosferici (vento, sole, pioggia, freddo ecc...) con indumenti asciutti.
Non somministrare bevande e/o medicinali se non autorizzati da un medico.
Predisporre l'avvicinamento dell'elicottero ritirando gli indumenti, sistemando gli zaini in modo che non vengano spostati dalla turbolenza del mezzo aereo e allontanando le persone non indispensabili.
In caso di meteo avverso o del buio i soccorsi arriveranno via terra e con tempi relativamente lunghi; restare in contatto con la centrale operativa del 118 per ricevere notizie e comunicare gli eventuali sviluppi.

È bene considerare che le normative relative al costo o alle modalità di rimborso dei soccorritori (peraltro problema del tutto secondario in relazione alla personale incolumità) variano da regione a regione e a seconda della nazione nella quale esse vengono richieste. Consigliamo quindi di informarsi preventivamente soprattutto in funzione della eventuale copertura assicurativa che si possiede.

(Articolo tratto da "Sicurezza in montagna" di Paolo Tombini e Luca Macchetto)

venerdì 30 novembre 2018

Perla del mese - Novembre

Una fanciulla nel torrente lavava, lavava e cantava nelle nevi delle bianche Alpi. 
Si volse, mi accolse, nella notte mi amò. 
E ancora sullo sfondo le Alpi il bianco delicato mistero,
nel mio ricordo s'accese la purità della lampada stellare, brillò la luce della sera d'amore. 

[Dino Carlo Giuseppe Campana]


martedì 27 novembre 2018

Valle d'Aosta Sport Climbing

Valle d'Aosta Sport Climbing - Presentazione della nuova guida di arrampicata
27 Novembre    18:00 - 19:00
Cittadella dei Giovani - Sala Teatro - Via Garibaldi 7, 11100 Aosta

Tutto è pronto per Martedì 27 Novembre nel Teatro della Cittadella dei Giovani alle 18:00, verrà presentata la nuova guida di arrampicata "Valle d'Aosta Sport Climbing"

La guida, scritta e curate da Massimo Bal e Patrick Raspo, elenca e racconta 2450 monotiri disseminati in tutta la Regione e 316 vie lunghe.
La serata sarà moderata dal giornalista de La Stampa Enrico Martinet.

Dopo la presentazione spazio alla musica con l'esibizione, all'insegna del "rock puro", della giovane band valdostana The Wild Hogs.

Ingresso gratuito

sabato 17 novembre 2018

Falesia Rocca Sbarua - Scudo di Enea

La parola chiave di questa giornata è: improvvisazione.
Improvvisazione perchè partenza da casa e destinazione finale sono state quasi totalmente prive di una qualsiasi pianificazione. 
La mattina stessa si osservava il cielo con attenzione alla ricerca del varco più ampio tra le nuvole, individuando uno spiraglio verso Pinerolo. 
Poi l'improvvisazione prosegue con la gestione dell'equipaggiamento: parte del materiale caricato in auto, tra imbraghi, caschetti e rinvii, è stato preso in prestito, dato che alcuni di noi si sono cimentati per la prima volta su una parete all'aperto.
E infine la scelta della parete è avvenuta sul momento: dopo aver lasciato l'auto nei pressi di Talucco, ci incamminiamo su una strada inizialmente asfaltata e poi costituita di terra battuta e pietre. Il sentiero oltrepassa un piccolo ponte di legno per poi seguire un breve tratto a mezza costa fino al Rifugio G. Melano, situato proprio sotto alle pareti di roccia.

Ma è anche vero che l'improvvisazione spesso può risultare un valido espediente per sopperire all'assenza di risorse o programmi chiari e permette di sviluppare ottime soluzioni anche a problemi complicati.
Ecco come valuto la giornata sullo Scudo di Enea: un'ottima opportunità per improvvisare, per mettersi alla prova senza consultare prima pagine web o valutare per tempo possibili opzioni. 
Agire. Agire e divertirsi.
E in effetti lo Scudo di Enea, via sul settore Normale della Rocca Sbarua alle spalle del rifugio, sa offrire numerose occasioni per divertirsi, anche se il nome farebbe pensare ad un luogo da temere ed evitare ("sbarua" in piemontese significa "che spaventa", "che fa paura") questo forse è dovuto al suo aspetto così aspro da apparire quasi minaccioso. Un granito frastagliato, alto, arcigno, che sporge da una collina circondata da rovi e bosco ombroso.

1 – Masso del Grosso – Fessura del Nero – Torrione del Drago, 2 – Bianciotto – Mont Blanc – Vena di Quarzo, 3 – Normale, 4 – Iniziazione e Meteora, 5 – Placche Gialle, 6 –Belvedere, 7 – Sperone Rivero, 8 – Freak Street, 9 – Torrione Grigio, 10 – Argonauti, 11 – Sperone Cinquetti, 12 – Torre del Bimbo, 13 – Torrione Pacciani, 14 – Torrione Anna, 15 – The Magic Mushroom (Fungo), 16 – Torrione Alice, 17 – Torrione Rubinetto, 18 – Torrione del Nonno, 19 – Torrione Manera (o della Nonna), 20 – Barra del Freidour, 21 – Torrione del Condor.

VIA DEI GIAPPONESI 5b
Si parte all'interno di uno stretto camino sulla cui sommità si individua uno spit. Si esce dal camino sulla sinistra, e si sfrutta un diedro fino a una giovane quercia aggrappata in una fenditura tra le rocce.
Si oltrepassa la quercia, a destra o a sinistra e si procede verso la catena su una parete in appoggiata.

VIA DEI SAVIGLIANESI 5c
Una via con tre tiri, qui descritto solo il primo.
L'inizio della via è agevolato da una roccia bassa a destra sfruttabile come appoggio per i piedi. A sinistra si trovano comunque interessanti prese per le mani che agevolano la salita fino al primo spit.
I successivi rinvii sono facili da collocare seguendo una immaginaria linea dritta che li congiunge fino alla catena. A metà del tratto L1 si trova un varco comodo prima di una sporgenza posta accanto alla catena.
Le numerose fenditure in questo tratto permettono di spostarsi a destra e a sinistra, sperimentando ogni volta differenti approcci al movimento.

SCUDO DI ENEA 6a
Il tratto L1 di questa via è davvero avvincente. Forse la via più bella di tutte quelle sperimentate, quella che mi ha colpito maggiormente in positivo.
A sinistra della targhetta identificativa si trova una fenditura verticale che in più di un movimento può fornire prese per la mano.
Pochi metri più in alto si individuano un ampio foro ed un gradino per poi raggiungere un tetto con un bordo netto. A sinistra del tetto il movimento si fa più agevole fino alla catena di sosta.

VIA DEI TORINESI 5b
Si segue una profonda e sinuosa fenditura nel granito, per poi ricongiungersi allo Scudo di Enea che, come il canto di una sirena, attira l'arrampicatore a sinistra per la seconda parte di questa via.
Rocca Sbarua permette di improvvisare. Permette di divertirsi.
È una falesia immersa in un ambiente straordinariamente piacevole che da solo basta a comprendere come mai i grandi nomi del passato (Gervasutti, Rivero, Motti, Grassi...) si siano avvicinati a questo granito.

Alcuni commenti sulle pareti:
"Roccia granulosa, come carta abrasiva, fornisce un'ottima aderenza, ma occorre prestare attenzione sull'appoggiato per l'alto rischio di escoriazioni!"

"La roccia è ben tenuta, non unta, senza sassi che si muovono o passaggi eccessivamente insidiosi. Ci sono vie monotiro o multipitch, con spit in buono stato, collocati in maniera adeguata."

Ringrazio la squadra di improvvisatori, Alice, Francesco e Massimo per la condivisione della giornata in parete.









































mercoledì 31 ottobre 2018

Perla del mese - Ottobre


Migliaia di persone stanche, stressate e fin troppo “civilizzate”, stanno cominciando a capire che andare in montagna è tornare a casa e che la natura incontaminata non è un lusso ma una necessità.


giovedì 18 ottobre 2018

Cima Piana

La Cima Piana è un importante nodo orografico dal quale hanno origine tre marcate dorsali: la prima, in ordine di importanza, separa l'alta Valle di Champorcher dall'alto Vallone di Campdepraz e termina con il Monte Glacier; la seconda divide la bassa Valle di Champorcher dal Vallone di Boccoueil, che scende a Issogne e confluisce nella Valle della Dora Baltea; mentre la terza funge da spartiacque tra il solco vallivo balteo e l'alto Vallone di Champdepraz. Quest'ultima dorsale è forse la più dirupata e rocciosa: la cima Piana, che ne costituisce il punto più meridionale, si mostra infatti impervia su almeno tre versanti, a eccezione del lato Sud che, sebbene ripido e detritico, si affronta senza problemi grazie alla presenza di una traccia di sentiero. L'escursione che conduce alla vetta attraversa paesaggi resi quantomai suggestivi dalla presenza di numerosi laghi: s'incontra dapprima il lago Muffè, adagiato in una conca dove il versante Sud della montagna cambia pendenza, smorzandosi in un vasto ripiano; raggiunta l'ampia insellatura del Col de la Croix, s'incontrano numerosi altri specchi d'acqua, sparsi in una sorta di ripiano acquitrinoso, tre dei quali di dimensioni tali da potere essere considerati piccoli laghi alpini.
La vetta, a dispetto dei versanti scoscesi, si presenta ampia e pianeggiante, come suggerisce il nome: rappresenta un punto d'osservazione di prim'ordine, un vero belvedere soprattutto sul massiccio del Monte Rosa, delimitato a oriente dalla Punta Gniffetti e a occidente dall'inconfondibile piramide del Cervino; stimolante la possibilità di osservare, al di là dell'imponente sequenza di vette, anche i cocuzzoli di alcuni 4000 m elvetici. Forse meno entusiasmante ma di grande interesse soprattutto per gli intenditori è lo scenario che si apre verso occidente, dove a suscitare la curiosità dell'escursionista è in particolare l'alto Vallone di Campdepraz, regno incontrastato dei laghetti alpini, cuore del Parco Naturale del Monte Avic, un'impervia vetta visibile verso Nord-Ovest.
Anche la Cima Piana è in parte compresa nell'area protetta, a testimonianza dell'elevato valore ambientale della zona.
Completano il panorama che si gode dal punto culminante le cime dell'alta Valle di Champorcher: il Tour Ponton (3101 m), al confine con la Valle di Cogne, delimitato a Sud dalla Finestra di Champorcher (2827 m) e la Vetta Rosa dei Banchi (3164 m).


Dal parcheggio di Arbussey tagliamo gli ultimi tornanti in asfalto e ci immettiamo appena possibile sul sentiero per il Rifugio Barbustel, indicato con segni marca-via di colore giallo con il numero 10C, attraversando prima un gruppo di case denominate la Grand Cort (1944 m) e successivamente un rado boschetto di larici e mughi, fino a raggiungere il pianoro occupato dallo splendido Lago Muffè (2076 m).
Si prosegue verso Nord Ovest fino a quota 2230 m dove si giunge ad un bivio: a sinistra per il lago Bianco ed il Rifugio Barbustel, a destra per il Col de la Croix (2287 m) ed i suoi numerosi laghetti.
Si prende quest'ultima direzione e si raggiunge il valico, posto proprio sotto il versante Sud della Cima Piana. Dal pianoro del Col de la Croix parte un tracciato evidenziato con frecce gialle che sale su una pietraia a tratti un po' sconnessa (potenzialmente insidiosa in inverno) fino a quota 2400 m dove una nuova deviazione, non molto appariscente indica di deviare a sinistra e di seguire una esigua pista battuta tra le pietre e segnata da piccoli ometti di sassi fino alla panoramica Cima Piana.

Consigliata la deviazione al Col Cima Piana poco più avanti rispetto all'ultimo bivio menzionato e anche una breve sosta ai laghetti del Col de la Croix, uno più bello dell'altro.


Ringrazio Cristina e Sabrina per la compagnia lungo il percorso.







domenica 30 settembre 2018

domenica 9 settembre 2018

Museo del Gipeto

È il 1913 quando dalle Alpi Occidentali sparisce l'ultimo esemplare di gipeto (Gypaetus barbatus) vittima della caccia spietata da parte dell'uomo perchè ritenuto erroneamente pericoloso per le mandrie e nocivo per gli allevamenti, al punto da guadagnarsi l'appellativo di "avvoltoio degli agnelli".

Da allora, grazie ad una maggiore consapevolezza ambientale e al duro lavoro di allevatori esperti, il gipeto sta tornando gradualmente a ripopolare le nostre montagne, ripristinando poco a poco il delicato equilibrio che costituisce l'ecosistema delle terre alte.
«È un lavoro complesso» mi spiega Daniele Reteuna, presidente dell'Associazione Naturalistica Le Gru «Ci sono volontari addestratori che si dedicano alla ricerca degli esemplari per la nidificazione e l'accoppiamento, poi curano l'addestramento dei piccoli per riportarli in natura dopo qualche giorno di cattività prima dell'involo.» 

L'Associazione Naturalistica Le Gru è nata inizialmente per effettuare controlli e monitoraggi dei migratori, in particolare della gru.

Nel 2006 la presenza del gipeto nelle Valli di Lanzo è tornata regolare, dopo anni di caccia, e l'Associazione ha creato una sezione specifica per il monitoraggio del rapace barbato.
«Dietro questo lavoro c'è un progetto internazionale nato in Austria e che poi si è collegato alla Francia, alla Svizzera, poi all'Italia e successivamente alla Spagna.» spiegano ancora i volontari
«Siamo diventati referenti per questa parte del territorio di osservazione, eseguiamo analisi ed osservazioni e trasmettiamo il materiale alla sede di raccolta dati per le Alpi Occidentali che è il parco delle Alpi Marittime. In seguito i dati vengono poi trasmessi nella sede centrale in Austria.»

A partire dal 2012 il Comune di Balme ha fornito all'Associazione un ufficio in una struttura proprio nei pressi del municipio per il ritrovo e le attività organizzative dei volontari, nel 2016 è stata concesso anche un piccolo spazio espositivo per il materiale raccolto da soci e volontari nel corso degli anni.
«In principio era un'esposizione mobile, ora è fissa. Dal 2006 ad oggi abbiamo raccolto più di mille osservazioni del gipeto, molti esemplari li riconosciamo per la colorazione del piumaggio sulle ali, o dalla caratteristica mascherina nera che contorna gli occhi e che si prolunga sotto il becco fornendogli l'appellativo di "barbato". Con i soci assegniamo ad ogni rapace un nome, per facilitare il monitoraggio lungo i loro spostamenti: il territorio di caccia del gipeto infatti può essere molto ampio e alcune volte ricoprire un'area di circa 300 km² di estensione. Il gipeto è un necrofago, elemento molto importante quindi nella catena alimentare, e predilige nutrirsi delle ossa delle carcasse, che frantuma con il becco oppure lasciandole cadere dall'alto sulle rocce, ma non è raro osservarlo ingoiare grandi ossa anche intere.»

La visita al museo non richiede molto tempo e a mio avviso non dovrebbe mancare nel programma delle gite delle scuole primarie della zona, al fine di sensibilizzare le future generazioni alla salvaguardia delle specie a rischio.
Per gli adulti esiste anche un altro modo, semplice ma efficace, per sovvenzionare l'Associazione Naturalistica Le Gru e aiutare i soci ed i volontari nel loro lavoro: iscriversi inviando tramite Conto Corrente postale un importo di 5,00 € come Socio Ordinario oppure di 25,00 € come Socio Sostenitore. Tutti i dettagli sul sito ufficiale dell'associazione.
Sono piccoli gesti ma che possono aiutare e favorire il ritorno del più grande avvoltoio delle Alpi a sorvolare come una volta il cielo sulle nostre montagne.

L'ingresso al museo è gratuito.





















venerdì 31 agosto 2018

Perla del mese - Agosto

Chi ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue abitudini delle città, 
lasciare li parenti e li amici ed andare in lochi campestri per monti e valli, 
se non la naturale bellezza del mondo?


[Leonardo da Vinci]