Con le alte temperature registrate durante il giorno, la visita a una grotta, o più precisamente a una forra, diventa un ottimo stratagemma per sfuggire all'implacabile sole estivo.

La Grotta Cascata del Varone è una vera e propria rarità geologica.
Facciamo un
salto indietro di qualche decina di migliaia di anni e ricostruiamo la sua
vicenda.

Una volta scomparso il ghiacciaio, le acque
torrentizie hanno avuto la strada sgombra per defluire e operare un'erosione più
energica. Queste acque dunque precipitavano dalla valle di Tenno-Ballino e
sfociavano nella sottostante conca di Riva. Il salto di questa antica cascata
avveniva molto più a valle rispetto al punto dove si trova oggi.
La parete (in
termini tecnici la "soglia") della Valle di Tenno-Ballino era spostata molto più
avanti. Diciamo che l'acqua precipitava allora dove oggi c'è l'ingresso alla
Grotta. La "forra" non si era ancora formata. Nel corso dei secoli, circa 20.000
anni e forse anche più, l'acqua ricca di sabbie, ciottoli e ghiaie venne
erodendo la roccia della "soglia" (cioè, appunto, della parete).
L'erosione
naturalmente aveva effetti diversi a seconda della durezza della roccia e
seguiva anche le pieghe originarie della pietra, insistendo maggiormente dove
incontrava qualche cavità. Inoltre, se all'inizio l'erosione era lenta, una
volta formatosi un solco, l'opera di incisione si faceva più rapida perché si
concentrava maggiormente su questa linea.

Il lavoro di erosione continua tutt'oggi a una media di circa due
millimetri l'anno. Il bordo (cioè la traiettoria) del salto venne cosi via via
arretrando verso monte. Di conseguenza anche i mulinelli si spostarono verso
monte, cioè più in profondità. La Grotta del Varone è un esempio perfetto di
"erosione regressiva delle cascate". Significa che il lavoro di escavazione, che
avviene sulla parete della cascata, la porta ad arretrare sempre di più.
Naturalmente nel corso di questo modellamento si verificarono di tanto in tanto
crolli di alcuni lastroni in bilico, oppure di pietre o di ammassi di detriti.
Oggi la "forra" si addentra per 55 metri nella parte della Grotta Inferiore,
mentre in prossimità della Grotta Superiore la gola raggiunge una profondità di
73 metri.
Il salto della cascata raggiunge in totale i 98 metri di altezza.
L'inaugurazione delle grotte è avvenuta nel 1874 e da allora è stata oggetto di visita di migliaia di turisti, moltissimi appassionati di geologia e numerosi personaggi celebri come ad esempio Thomas Mann, Franz Kafka e Gabriele D'Annunzio il quale, al termine della visita, alla richiesta di un autografo si firmò "L'uomo del turbine e dell'acqua".

Un rumore assordante e un turbinoso spumeggiare dovuti ad una spinta imperiosa costretta dopo un salto di 98 metri in uno spazio di sfogo assai esiguo. Il tutto si svolge in una miriade di spruzzi, in un pulviscolo acqueo sottile come nebbia che dà all'atmosfera circostante una dimensione surreale.
Il secondo ingresso si raggiunge salendo lungo una gradinata e una galleria di circa 15 metri di lunghezza. La galleria termina con una balconata proprio davanti all'acqua in caduta. Osservando in alto è possibile individuare piuttosto facilmente il varco aperto nel terreno mentre tutto attorno le rocce formano un ampio imbuto, frutto del lavoro dell'erosione tutt'ora in corso.

La Grotta della cascata di Varone è certamente una visita consigliata nel periodo estivo, ma è anche un'occasione per ricordare l'importanza del valore della perseveranza. Nei periodi difficili, quando vorremmo raggiungere subito i risultati desiderati, osservare il lento, costante, vigoroso, colossale, incessante processo di perforazione effettuato dall'acqua, riempie gli occhi di meraviglia ed invita ad apprezzare i traguardi conseguiti con il medesimo impegno.
Ringrazio Giorgia M., Giorgia O. e Paolo per avermi accompagnato lungo la visita.


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