La piccozza classica è,
nell'immaginario comune, il simbolo dell'alpinismo stesso, sinonimo
di ghiacciaio e nevaio. Quando infatti effettuiamo un'escursione o
una salita di qualsiasi tipo (escursionismo, scialpinismo,
arrampicata e alta montagna) dove incontriamo questi tipi di terreni,
sia per la progressione che per la sicurezza che per un'eventuale
autosoccorso, questo attrezzo non può mancare, e a parte rarissimi
casi esso deve essere sempre accompagnato ai ramponi.
La piccozza è uno dei principali
attrezzi alpinistici utilizzati per la progressione su neve e
ghiaccio e si può considerare come l'evoluzione del bastone ferrato
utilizzato dalle guide alpine nelle prime spedizioni in montagna agli
inizi dell'800.
Una piccozza compare nello stemma di
vari Club Alpini tra cui il CAI italiano.
In linea di massima la piccozza
classica nel suo utilizzo basilare, ossia nella camminata su terreno
ripido con appoggio della stessa, si impugna afferrandone la testa,
due dita sulla paletta. Due dita vanno appoggiate sul puntale con il
pollice che chiude sul manico, tenendo la punta sempre in direzione
del monte, sia che saliamo, sia che scendiamo un pendio. In discesa
essa risulterà quindi girata al contrario, questo per essere sempre
pronta ad essere conficcata il più rapidamente possibile nel pendio,
qualora scivolassimo.
Inizialmente la piccozza era costituita
da un manico in legno e da una massa battente di ferro.
Con il passare degli anni il legno è
stato sostituito dall'acciaio o dall'alluminio, con impugnatura
ergonomica e dragonnes di fibre sintetiche che forniscono supporto
nella progressione ed evitano che l'attrezzo venga perso nel caso
scivoli via dalla presa della mano.
La piccozza si compone delle seguenti
parti: la testa formata dalla becca e dalla paletta solitamente
forgiate in un unico pezzo a meno che non sia un modello modulabile
con la possibilità di diventare martello/piccozza, o secondo
attrezzo.
L'inclinazione della becca può variare
a seconda delle varie case costruttrici, sempre con estrazione però
verso il basso, il manico dritto o a seconda dei modelli leggermente
inclinato ma assolutamente non assimilabile alle curvature per la
tecnica piolet-traction per la quale si utilizzano invece piccozze
specifiche.
Il puntale, leggermente diverso a
seconda delle varie soluzioni adottate nei diversi modelli.
Esistono sul mercato piccozze classiche
pensate per l'uso scialpinistico competitivo dal peso davvero
ridotto, è evidente che le prestazioni straordinarie per quanto
riguarda il peso, possono diventare un problema nell'uso su ghiaccio
molto duro dove una buona massa battente risulta sicuramente più
efficace.
Le piccozze tecniche specifiche per la cascata di ghiaccio hanno caratteristiche particolari. Si tratta comunque di una speciale evoluzione della piccozza classica che seguì l'avvento della tecnica piolet-traction, quando cioè si iniziò ad utilizzare due piccozze in trazione con le braccia per poter progredire su ghiaccio molto ripido.
Le caratteristiche tecniche più importanti di questi attrezzi sono innanzitutto la curvatura estrema della becca, studiata per una maggiore tenuta nel ghiaccio se l'attrezzo subisce una trazione verso il basso.
Oltre alla sezione ed alla forma dei denti della becca ed ai materiali utilizzati per la massa battente, l'altra sostanziale differenza riguarda la curvatura del manico per evitare di impattare con la mano la superficie ghiacciata durante la battuta.
Solitamente per la progressione su cascata ghiacciata vengono utilizzate due piccozze differenti, una con la paletta dietro la becca ed una con il martello, utilizzato per piantare chiodi da ghiaccio sulla parete.
Le piccozze tecniche specifiche per la cascata di ghiaccio hanno caratteristiche particolari. Si tratta comunque di una speciale evoluzione della piccozza classica che seguì l'avvento della tecnica piolet-traction, quando cioè si iniziò ad utilizzare due piccozze in trazione con le braccia per poter progredire su ghiaccio molto ripido.
Le caratteristiche tecniche più importanti di questi attrezzi sono innanzitutto la curvatura estrema della becca, studiata per una maggiore tenuta nel ghiaccio se l'attrezzo subisce una trazione verso il basso.
Oltre alla sezione ed alla forma dei denti della becca ed ai materiali utilizzati per la massa battente, l'altra sostanziale differenza riguarda la curvatura del manico per evitare di impattare con la mano la superficie ghiacciata durante la battuta.
Solitamente per la progressione su cascata ghiacciata vengono utilizzate due piccozze differenti, una con la paletta dietro la becca ed una con il martello, utilizzato per piantare chiodi da ghiaccio sulla parete.
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