Il cortile della vostra scuola materna...la stanzetta dell'oratorio dove Suor Rosa svolgeva le lezioni di catechismo per la Prima Comunione...il giardinetto pubblico dove altalene e strutture diventavano, in base alla necessità, un castello magico, un galeone pirata o una base segreta per supereroi...

L'aspetto del giardino è notevolmente cambiato: il vecchio scivolo di ferro, con la sua tremenda inclinazione che terminava quasi a spigolo, il castello di tubi e l'altalena di catene sono stati sostituiti da funzionali strutture in legno con ponticelli e scivoli ampi e comodi, il tutto montato su una morbida pavimentazione anti-trauma...e si prova una grande invidia nei confronti del bambino che può giocare tranquillo anche in pieno agosto, mentre per noi, dalle due di pomeriggio fino alle quattro, ogni gioco in ferro esposto al sole diventava semplicemente intoccabile altrimenti si rischiava una bruciatura alle mani o sui polpacci scoperti dai pantaloncini corti.

Avevo effettuato questa camminata circa tredici anni fa, percorrendo il sentiero fianco a fianco con Marco. Quella camminata aveva consolidato non poco la nostra amicizia.

Partendo dal comune di Sant'Antonino imbocchiamo via Maisonetta che porta alla omonima frazione, ormai inglobata nel centro abitato.
La strada piega a destra e diventa Via Cresto serpeggiando in salita con diversi tornanti fino alla borgata ed al suo piazzale da dove un pannello informativo indica il sentiero 505A per proseguire verso Colle Bione. È possibile comunque raggiungere il piazzale di Cresto anche in auto.
Il sentiero è ben segnato, e procede quasi con la stessa pendenza fino alla fine, su una mulattiera evidentemente ben battuta all'ombra del bosco, incrociando sporadicamente la strada sterrata e carrozzabile che raggiunge Case Cattero, oltrepassa Rio Arpiat e prosegue verso Folatone.
Dalla strada asfaltata poco prima di Cresto si sviluppa il sentiero 505 ma simile al primo sentiero descritto per pendenza, lunghezza e difficoltà, che a quota 703 m si ricongiunge al percorso effettuato, evitando l'attraversamento del Rio della Trona.

Sorpassata Villa Billia a quota 1030 m raggiungibile anche con una strada carrozzabile evidentemente poco battuta, si apre uno spazio tra gli alberi (ora con una percentuale di conifere maggiore) dove è visibile il Rocciamelone e le montagne limitrofe. Più a destra Punta Lunella e sotto di noi si possono individuare i paesi di Borgone, San Didero e Bruzolo a fondovalle.
Il sentiero a quota 1115 m costeggia per un tratto una sterrata poi riprende in salita oltrepassando Fontana Martino ed infine raggiunge Colle Bione.

La Cappelletta fu edificata nel 1900 (prima si poteva trovare solo un pilone votivo dedicato alla Madonna dell'Aiuto) su progetto di Giovanni Di Gregorio, detto Giôanin Gori, abitante di una borgata di Coazze.
Secondo la storia Giovanni fu colpito da una grave malattia e si affidò alla Madre del Cielo alla quale fece voto di recarsi a piedi al Rocciamelone per nove anni se fosse guarito.
La malattia lo abbandonò e Giovanni mantenne la promessa fatta recandosi ogni anno sulla vetta più nota della Val di Susa per otto anni consecutivi.
L'ultimo anno non riuscì a compiere l'ascensione e così decise di costruire, con il consenso di Don Biagio Garino che lo sciolse dal voto, una cappelletta dove sorgeva il pilone votivo.
Il 13 Giugno 1901 i lavori furono ultimati e la cappelletta venne consacrata davanti ai fedeli partiti in processione dalla Parrocchia dell'Indritto.

L'ombra fornita dal porticato della cappelletta e la fresca acqua che sgorga dalla fonte situata al termine dell'area pic-nic offrono un buon ristoro al termine della salita. Un pilone porta il pensiero ai giovani caduti per la liberazione del Paese, l'aria pulita (aromatizzata dal profumo di carne alla brace dei campeggiatori) è piacevole. Difficile riprendere il cammino senza provare una forte voglia di restare lì appoggiati al muro della cappelletta in silenzio da soli, con la sola compagnia del bosco che circonda il piano erboso.
La salita a Colle Bione è stata per me un dolce tuffo nel passato, facendomi rivivere momenti che conservo tra i ricordi più cari.
Ringrazio i ragazzi del Reparto che mi hanno seguito in questa escursione.
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