domenica 24 dicembre 2023

Anello di Baracco

Ho voglia di calpestare la neve.
Questa la richiesta, formulata con una semplicità ed immediatezza tale da non poter ricevere un rifiuto.
Metto immediatamente in moto il processo di ricerca di un itinerario facile che possa soddisfare la richiesta, consapevole che le temperature elevate ed insolite complicheranno non poco la ricerca.
L'inverno caldo ha fatto sparire ogni traccia di neve alle quote basse.
Faccio quindi affidamento alle conoscenze residenti alle pendici di montagne che sovente, anche in questo periodo, conservano sporadiche tracce di neve in qualche remoto angolo di sentiero in ombra.

Ed eccoci quindi pronti a lasciare l'auto nel piccolo parcheggio di Baracco, un villaggio situato alla testa della Valle Ellero, e salire lungo la sterrata che sale al Pino di Baracco a 1159 m circa di quota.

Ci soffermiamo un istante per scoprire di più sulla storia delle missioni Alleate al Pino di baracco del 1944:
Nell'estate del 1944 si stabilì qui una Missione Alleata delle Special Forces guidata dall'inglese Neville Darewsky (maggiore Temple).
Era stata paracadutata sulle Langhe presso i partigiani Autonomi del comandante Mauri, e l'8 Agosto era passata in Val Ellero per coordinare i lanci aerei sul Pian della Tura e nella zona e per predisporre intanto sabotaggi in pianura.
Al distaccamento del Pino, affidato agli uomini del ten. Gianni Raineri, Temple collaborò con l'ammiraglio Alberto Marenco di Moriondo. I grossi bidoni aviolanciati, contenenti armi e vestiario, venivano faticosamente raccolti dagli uomini del te. Beppe Milano, stivati nel rifugio Mettolo Castellino e poi distribuiti a vari gruppi e distaccamenti. Poi Temple tornò presso Mauri, e di lì a Torino, infine di nuovo in Langa. Perse la vita il 16 Novembre 1944 schiacciato a Marsaglia da un camion in manovra.
Riprendiamo il cammino fino a quota 1209 dove decidiamo di abbandonare la strada principale optando per una traccia nella neve che sale il pendio erboso tra gli alberi fino alla destinazione finale del nostro percorso, con l'idea di usare la strada sterrata, più lunga ma meno in pendenza, per la via del ritorno.

La scelta si rivela ottima: il fondo nevoso è gradevole e permette di giocare con i ramponcini, di scalciare per realizzare piccoli gradini in salita, di godersi un vero pezzo di montagna invernale anche se per un brevissimo tratto, dato che una volta giunti sul crinale sommitale troviamo ad attenderci primule e farfalle decisamente in anticipo.

Consumiamo il nostro pasto su una roccia sporgente sulla cresta mentre possiamo spaziare con lo sguardo sulla piana piemontese da una parte e sulle strutture da sci di Prato Nevoso e di Artesina dall'altra. Osserviamo con leggera cupezza ed afflizione le lingue bianche di neve artificiale stridere sul manto erboso di una montagna che sembra aver saltato totalmente una intera stagione del suo ciclo annuale. I frequentatori degli impianti pattinano con disinvoltura, accompagnati dalla pulsante musica ad alto volume che si diffonde dappertutto e giunge fino a noi, indifferenti forse alla sconvolgente discrepanza ambientale che intercorre tra la montagna nel suo stato naturale ed il piccolo mondo invernale artificialmente ricostruito per loro diletto e totalmente assente al di fuori della limitata visuale dei loro occhiali da sole e delle loro maschere da sci.
Con un sospiro ci dirigiamo lungo la via del ritorno, questa volta prendendo, come accennato, la sterrata che scende con una decina di tornanti fino al Pino di Baracco.
Anche in questo caso, per il piacere di variare il percorso, puntiamo ad una strada alternativa che attraversa le case del Pino, si inoltra nel bosco e scende repentina fino al nostro punto di partenza.

Prima di salire nuovamente in auto dedichiamo qualche minuto per un tranquillo giro tra le abitazioni di Baracco, dove graziosissime decorazioni realizzate con amorevole cura catturano lo sguardo di chiunque si trovi a passare.
Il silenzio tra i muri delle case, in netto contrasto con il frastuono degli impianti udito poco prima, è così gradevole che ci ritroviamo a chiacchierare sommessamente per non infrangere quella religiosa quiete che ci circonda.

Ringrazio Chiara, Elisa, Marcella e Valeria per la compagnia lungo il cammino.
























































































































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