Risalgo un bosco in montagna, la neve scricchiola sotto i passi. Le mie orme si aggiungono a quelle di cervi e caprioli. Sto a casa loro, passo sulle tracce della loro notte.
Trovo l'impronta nitida di un lupo, se ne va dritta nella mia stessa direzione, le cammino accanto. Immagino che sia anziano, isolato dal branco con il quale ha vissuto la sua vita. Arriva il tempo di non appartenere più a niente.
Deve esistere una tristezza da lupo, altrettanto proverbiale come la sua fame.
Salendo, sale pure il giorno, il bosco si dirada. Resta la roccia e su di essa il peso dell'inverno. Aggiungo i ramponi alle suole, ora i passi lasciano un segno di denti.
Non ci sono altre impronte, non ci sono odori. Mancasse il vento, sarei l'unica cosa che si muove.
Leggo "Il volo del corvo timido", il racconto di Nives Meroi sulla salita all'ultima montagna di ottomila metri. In coppia con Romano Benet le ha raggiunte tutte, alla loro maniera: sobria e indipendente. Da cosa? Dalle bombole di ossigeno che abbassano la quota, dai portatori al di sopra del campo base, che trasportano gli zaini agli alpinisti, attrezzano la salita, preparano la piazzola e la tenda, cucinano pure. Indipendenti infine da fanfare e da fanfaronate che accompagnano salite e spedizioni.
L'ultima cima che mancava al raccolto dei bordi più alti della terra, l'Annapurna, già tentato da loro, la più pericolosa di quelle montagne, con il peggior rapporto tra scalate riuscite e alpinisti morti.
Il suo Annapurna è un manuale completo dei rischi in alpinismo. Sui suoi versanti sono accumulati al massimo livello.
Fa bene a me, scarso praticante una lezione da parte di chi li ha praticati tutti senza poterne ammansire uno, perché non possono essere addomesticati.
Accosto il mio granello di stanchezza di un giorno solitario in montagna, al suo granaio di oltre venti anni di Himalaya e Karakorum.
Così mi viene in mente la storiella della mosca sul naso del bue che sta trascinando l'aratro. Un'altra mosca le chiede cosa stia facendo lì. Lei risponde: “Non vedi? Stiamo arando”.
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