È dura spiegare la montagna a chi vede solo sassi.
La voce delle cime
Anche la pietra ha un cuore...
martedì 31 dicembre 2024
venerdì 6 dicembre 2024
Rifugio Portia


sabato 30 novembre 2024
Perla del mese - Novembre
mercoledì 20 novembre 2024
Bando del “Premio d’Alpinismo Spiro Dalla Porta Xydias” Edizione 2025
- l’attività esplorativa con la realizzazione di vie nuove - lo stile di apertura, prediligendo quello “tradizionale” o “clean”;
- l’attività divulgativa come articoli, pubblicazioni, conferenze, mostre o altro.
3 - Presentazione e domanda di
ammissione
Le domande di ammissione corredate dei
dati personali del candidato, dovranno essere accompagnate da un
esaustivo elenco delle salite e dell’attività culturale pertinente
(in forma bibliografica). La domanda dovrà essere inviata
all’attenzione del Segretario del “Premio d’Alpinismo Spiro
Dalla Porta Xydias”, dott. Flavio Chiarottino, all’indirizzo
e-mail: flavio.chiarottino@gmail.com.
Non si accettano autocandidature.
Il Consiglio Direttivo del G.I.S.M. svolgerà le funzioni di Giuria nell’assegnazione del premio.
4 - Scadenza del bando
Le domande di ammissione devono essere
inviate entro e non oltre il 30 marzo 2025, all’indirizzo e-mail
indicato al Punto 3.
giovedì 31 ottobre 2024
Perla del mese - Ottobre
[Tiziano Terzani]
venerdì 18 ottobre 2024
Le montagne per Mary Shelley
Tuttavia molto spesso le montagne vengono descritte come luogo da sogno; la loro imponenza e la loro maestosità risultano sovente in perfetta combinazione con altri elementi come ad esempio i venti e le acque di fiumi e laghi.
I personaggi del romanzo che si muovono in quegli ambienti, non ne sono soverchiati od oppressi ma ne colgono il limite, un confine oltre il quale la natura diventa autorità rigida ed inflessibile. Tale messaggio è fin troppo evidente nella relazione tra Victor ed il suo potere di abbattere le leggi della natura, infondendo nuova vita alla materia organica ormai inanimata.
Cap.II: "Elizabeth era di natura più calma e riflessiva, mentre io, con la mia passionalità, ero capace di maggiore concentrazione ed ero animato da una più ardente sete di conoscenza. Ella si lasciava rapire dalle aeree costruzioni dei poeti per le quali trovava scenari meravigliosi nella maestà del paesaggio che circondava la nostra casa in Svizzera: i profumi sublimi delle montagne, il mutare delle stagioni, le tempeste e il sereno, i silenzi invernali e la turbolenza delle nostre estati alpine."
Cap.VII: "Paese mio, mia amata terra! Chi, se non chi vi è nato, può dire il piacere che provavo nel rivedere i tuoi torrenti, le tue montagne e, soprattutto, il tuo bel lago!"
Cap.IX: "Passai il ponte di Pélissier, dove la gola formata dal fiume si aprì di fronte a me, e cominciai a salire la montagna che lo domina. Poco dopo entrai nella valle di Chamonix. Questa valle è ancor più stupenda e sublime, ma non pittoresca come quella del Servox che avevo appena attraversato. Alte montagne innevate le fanno corona tutt'intorno, ma non si vedono più castelli in rovina o campi coltivati. Ghiacciai immensi sfiorano la strada; udii il rombo sordo di una valanga che cadeva, potei distinguere la scia lasciata dal suo passaggio. Il Monte Bianco, il supremo e magnifico Monte Bianco, sovrastava le vette che lo circondano e la sua possente cupola dominava la vallata. Un'eccitante sensazione di piacere, da tempo dimenticata, si impadronì spesso di me in quel viaggio."
Cap.X: "Passai il giorno seguente aggirandomi per la vallata. Fui alle sorgenti dell'Arveiron, che prende origine da un ghiacciaio e scende lentamente dalla sommità dei monti fino a sbarrare la valle. I fianchi ripidi delle grandi montagne erano davanti a me; la grande muraglia di ghiaccio mi sovrastava; qualche gracile abete era sparso qua e là; il silenzio solenne di questa gloriosa camera delle udienze della natura imperiale era interrotto solo dal gorgogliare delle acque o dallo staccarsi di qualche blocco di ghiaccio, dal clamore di tuono delle valanghe o dagli scricchiolii, rimbombanti tra le montagne, del ghiaccio accumulatosi che, per il lavorio silenzioso di leggi immutabili, ogni tanto si rompe come un giocattolo nelle loro mani. Questo paesaggio meraviglioso e sublime mi dava il più grande conforto che io potessi ricevere."
Cap.XVIII: "Gli scenari della natura che gli altri ammiravano, lui li amava ardentemente. La cascata gli risuonava ossessiva come una passione; l'alta roccia, la montagna, il bosco profondo e cupo, forme e colori erano solo un desiderio, un sentimento, un amore per lui che non cercava fascino remoto, immaginato o qualunque interesse non guadagnato dallo sguardo attento..."
Quando invece le montagne si uniscono in relazione con il temporale, con tuoni e fulmini, generano un'ambientazione affascinante di forza e di meraviglia; siamo ancora in atmosfere positive: non c'è terrore in chi ammira questa tipologia di paesaggio, non c'è paura. La montagna fa udire una voce possente ma non rabbiosa, non c'è minaccia, solo potenza ed incanto. L'autrice ci parla di questi fenomeni sempre attraverso gli occhi del Dr. Victor Frankenstein.
Cap.VII: "Durante questo breve tragitto vidi i lampi giocare sulla cima del Monte Bianco, creando meravigliose figure. Il temporale si avvicinava rapidamente e, approdato, salii su una collinetta da dove potevo seguirne il progresso."
Cap.X: "Era quasi mezzogiorno quando arrivai in cima alla salita. Per un po' restai seduto su una roccia che domina il mare di ghiaccio. Una nebbia copriva ogni cosa e anche le montagne circostanti. A un certo momento una brezza dissipò le nuvole e io scesi dal ghiacciaio. La superficie è molto instabile, si alza come le onde di un mare agitato, poi discende ed è disseminata di crepacci profondi. Il campo di ghiaccio è largo circa una lega, ma mi ci vollero quasi due ore per attraversarlo. La montagna di fronte è una roccia scabra a strapiombo. Il Montanvert è dalla parte opposta rispetto a dove mi trovavo in quel momento, a distanza di una lega, e sopra svettava il Monte Bianco in tutta la sua bianca candida maestosità. Mi fermai in un anfratto di roccia ammirando questo paesaggio solenne e meraviglioso. Il mare, o piuttosto il largo fiume di ghiaccio, scendeva tra le montagne del massiccio, le cui aree sommità si innalzavano su ogni insenatura. I picchi ghiacciati e scintillanti splendevano alla luce del sole, al di sopra delle nuvole."
Cap.XXIV: "Mia cara sorella, ti scrivo circondato da pericoli, ignorando se sono destinato a rivedere mai la mia amata Inghilterra e i carissimi amici che la abitano. Sono stretto in un assedio di montagne di ghiaccio che non lasciano scampo: a ogni istante minacciano di squassare la nave. I più arditi che ho convinto ad accompagnarmi si rivolgono a me in cerca di aiuto. Ma io non posso darglielo."
Cap.VI: "Il lago azzurro e le montagne innevate...sono cose che non cambiano mai...e credo che anche la serenità della nostra dimora e l'appagamento dei nostri cuori rispondano alla stessa, immutabile legge."
Cap.IX: "Tuttavia, salendo più in alto, la valle assumeva un carattere ancor più maestoso e sorprendente. Castelli in rovina si attaccavano ai precipizi coperti di pini, l'Arve impetuoso e le casette sparse qua e là tra gli abeti formavano un panorama di singolare bellezza. Ma la bellezza raggiungeva il sublime nelle Alpi possenti, le cui bianche e scintillanti piramidi svettavano sopra ogni cosa, come appartenessero a un altro mondo, abitazioni di un'altra razza di esseri."
Cap.X: "Quando, la sera, andai a riposare i miei sogni furono vegliati e assistiti, se così posso dire, da quell'insieme di grandi forme che avevo contemplato tutto il giorno. Mi si strinsero intorno; la cima innevata e immacolata, il pinnacolo scintillante, il bosco di abeti, l'arido precipizio, l'aquila che si libra tra le nubi: tutti mi circondarono e mi indussero al riposo."
Compaiono, a seguire, delle montagne in situazioni di malinconia, tristezza e dolore. Montagne che evocano lacrime, specialmente accostate al buio della notte. Quando le tenebre avvolgono le montagne ne amplificano il potenziale nefasto. La notte è persino in grado di liberare i lamenti degli spiriti defunti di una infelice coppia di amanti, come accenna l'ultimo paragrafo dove a parlare è Henry Clerval, amico di Frankenstein e una delle vittime della creatura. Le sue parole sono riportate dallo stesso Victor. Particolarmente suggestiva l'idea di Clerval in cui menziona le anime di spiriti che vegliano su particolari luoghi della natura e ne plasmano forme, abitanti e materiali.
Cap.VII: "Ora potevo distinguere le nere pendici del Giura, e la cima lucente del Monte Bianco. Piansi come un fanciullo. «Care montagne! Mio meraviglioso lago! Quale benvenuto date al vostro viandante? Le vostre cime sono luminose, il cielo e il lago azzurro e silenti. Mi presagite pace o schernite il mio dolore?»"
Cap.XVIII: "«Ho veduto», diceva, «i più bei panorami del mio paese: ho visitato il lago di Lucerna e di Uri, dove le montagne candide di neve scendono verso l'acqua, con un riflesso cupo e oscuro e impenetrabile alla vista, che renderebbe l'atmosfera triste se non ci fossero isolotti verdissimi che rallegrano la vista con il loro gaio colore. Ho visto quel lago agitato da un temporale, col vento che sollevava colonne d'acqua nell'aria e dava l'impressione di una tromba marina sull'oceano. Le onde si infrangevano furiose ai piedi della montagna dove il prete e la sua amante furono travolti da una valanga e dove si dice che si sentano ancora le loro voci straziate quando il vento notturno si placa. Ho visto le montagne del Vallese e del Pays de Vaud; ma questo paesaggio, Victor, Mi commuove più di tutte quelle meraviglie. Le montagne della Svizzera sono più singolari e maestose, ma le sponde di questo fiume divino hanno un fascino che per me non ha uguale. Guarda il castello sull'orlo di quel precipizio, e l'altro su quell'isola, quasi nascosto dalle foglie di quei magnifici alberi, e quel gruppo di contadini di ritorno dalla vigna, e quel villaggio appena visibile nella gola della montagna! Oh Davvero lo spirito che abita e protegge questo luogo ha un'anima più in armonia con quella dell'uomo di quanto non accada a quegli spiriti che costruiscono i ghiacciai o si ritirano sulle cime inviolate delle montagne della nostra terra!»"
Appaiono poi alcuni riferimenti all'altezza ed alla verticalità delle montagne. A quote elevate i personaggi che percorrono la montagna si imbattono in pareti svettanti, perpendicolari a strapiombo sulle vallate sottostanti. Le montagne non appaiono più come immense cattedrali innevate ma decisamente più simili a mura inespugnabili; contrafforti di pietra posti a confine tra l'uomo e la natura: la penna di Mary usa le montagne per creare atmosfere ostili e di difficile contemplazione, specialmente se celate da veli di pioggia, nebbia e nuvole.
Cap.VII: "Era aggrappato alle rocce di una parete a perpendicolo del Salêve, un colle che limita a sud Plainpalais. In breve ne raggiunse la cima e scomparve."
Cap.X: "Attraversammo il ghiaccio e ci arrampicammo lungo la roccia di fronte a noi. L'aria era fredda, e la pioggia aveva ricominciato a cadere: entrammo nella capanna..."
Cap.X: "Gli abeti non alti e lussureggianti ma cupi, aggiungono severità alla scena. Guardai verso la sottostante vallata: grandi banchi di nebbia salivano dai fiumi cha la percorrevano, la attraversavano formando ghirlande intorno alle montagne, le cui cime erano nascoste da nuvole dense."
Cap.X: "Le montagne deserte e i ghiacciai desolati sono il mio rifugio. Ho vagabondato qui per molti giorni; le caverne di ghiaccio, che io solo al mondo non temo, sono la mia dimora, l'unica che gli uomini non mi contendono."
Cap.X: "Vieni nel mio rifugio sulla montagna. Il sole è ancora alto nel cielo; prima che discenda per nascondersi dietro quei precipizi innevati e vada a illuminare un altro mondo, tu saprai la mia storia e potrai decidere."Cap.XVI: "Ero tormentato dalla stanchezza e dalla fame, troppo infelice per godermi la brezza della sera o la vista del sole che calava dietro le stupende montagne del Giura."
Cap.XVI: "Alla fine, errando, giunsi a queste montagne e le esplorai in ogni grotta, divorato da una passione bruciante che tu solo puoi soddisfare."Cap.XVII: "Scese dalla montagna più rapido di un'aquila in volo. Lo persi di vista presto, tra le ondulazioni del mare di ghiaccio."
L'autrice usa le montagne ed i suoi elementi anche per alcune interessanti similitudini, le prime due sono pronunciate da Victor, la terza ed ultima che appare nel tredicesimo capitolo, è ad opera della creatura.
Cap.XVII: "Neppure dentro di me riuscivo a esprimere le mie sensazioni. Mi pesavano addosso come una montagna e la loro oppressione soffocava anche la mia angoscia."
Cap.II: "Quando cerco di spiegarmi come nacque quella passione che in seguito travolse la mia vita, trovo che essa scaturì, come un ruscello di montagna, da una sorgente piccola e quasi dimenticata, ma che, nel suo corso, si ingrossò fino a trasformarsi nel torrente impetuoso che ha sradicato ogni mia gioia e speranza."
Cap.XIII: "Com'è strana la conoscenza! Si abbarbica alla mente, una volta che se ne sia impadronita, come un lichene a una roccia."
Il moderno Prometeo è un'opera che mette in discussione tematiche ancora oggi frutto di dibattito e controversie come l'ambizione umana, la creazione della vita secondo principi scientifici e filosofici, la natura stessa della vita e della morte biologica, la solitudine, l'incomprensione del diverso, l'isolamento ed il bisogno di condividere l'amore. Spero di aver fornito un ulteriore valido motivo per immergersi nella lettura di questo pregevole romanzo: un elegante stile di scrittura capace di mettere in risalto le montagne ed il loro fascino.
Ringrazio Marinella e Valentina per il supporto nella stesura di questo articolo.