Alcuni dati
-Una
valanga in pieno sviluppo può raggiungere una massa di un milione di
tonnellate e una forza d'impatto di 145 tonnellate al metro quadrato,
48 volte la forza sufficiente per abbattere uno chalet.
-La
velocità aerea di una valanga di neve farinosa può raggiungere i 360
km/h, ossia due volte la velocità record mai raggiunta da uno
sciatore.
-La
valanga spontanea più micidiale si staccò in Perù nel 1970. La
città di Yungay fu rasa al suolo e vi furono circa 24.000 vittime.
-Nel
218 a.C., le Alpi innevate uccisero la metà dei 38.000 soldati di
Annibale Barca.
Per
la sopravvivenza e la sicurezza in montagna sono utili nozioni
elementari sulla formazione e l'evoluzione della neve, sia che si
tratti di sci o di escursionismo, nozioni che servono comunque per un
miglior adattamento agli ambienti innevati in generale.
Che
si tratti di piantare la tenda nelle nebbie invernali del Grande Nord
canadese o sotto il blizzard della banchisa, che si sia costretti ad
attraversare un ponte di neve su un crepaccio, o seguire una linea di
cresta su una piattaforma esposta al vento, dovremmo sempre soppesare
un rischio legato allo stesso elemento: la neve.
La
neve fitta che cade dalle nuvole a 30 cm al secondo e che pesa solo
30 kg al m³, fino al ghiaccio che schiaccia i rilievi con i suoi 917
kg al m³, l'elemento di base è esattamente lo stesso, un elemento
cioè che ha subito una metamorfosi integrale.
In
funzione del tempo, della meteorologia locale, dal contenuto in acqua
sempre più grande, si passa dai magnifici cristalli di neve fresca
agli impressionanti seracchi di ghiaccio azzurrino.
Questa
trasformazione è provocata da due tipi principali di metamorfosi che
sono spesso intricati nel tempo: la “metamorfosi distruttiva” e
la “metamorfosi costruttiva”.
Circolano
molti pregiudizi riguardo a queste due metamorfosi, incoraggiate da
spiegazioni libresche raramente semplici, ma una volta compreso il
loro meccanismo, tutto il resto è solo concatenazione logica e
basterà solo un po' di buonsenso per comprendere fino in fondo il
fenomeno delle valanghe.
La
metamorfosi distruttiva
Essa
inizia, fin dalle prime ore, sulla neve caduta di fresco. Il termine
distruttivo non ha nulla a che vedere con un aumento del pericolo di
valanga, ma riguarda la distruzione delle sottili arborescenze della
neve fresca a vantaggio di quelle più grosse. Grazie alle differenze
di pressione del vapore acqueo, si verifica un'evaporazione alle
punte dei cristalli e depositi nelle cavità dei fiocchi. Tutto si
evolve verso una semplificazione della struttura, passando dalla
stella fresca, spesso molto ramificata, a un aggregato farinoso in
cui non si distingue più che una forma stellare approssimativa, e
poi una forma finale grossolanamente sferica, detta granulosa.
«La
natura ha orrore del vuoto», e questo passaggio da una forma
sofisticata a una forma arrotondata partecipa all'assestamento
progressivo della neve.
Questa
metamorfosi è un fenomeno irreversibile, e la neve divenuta
granulosa non ritornerà più farinosa. Si confonde spesso la neve
fresca e quella farinosa, mentre quest'ultima è una neve già
parzialmente trasformata.
Questa
metamorfosi dura alcuni giorni, e avviene tanto più rapidamente
quanto più la temperatura si avvicina allo 0°C. Non ha tuttavia
niente a che vedere con la fusione. È un fenomeno piuttosto benefico
perché provoca l'assestamento del manto nevoso.
La
metamorfosi costruttiva
È
dovuta al gradiente di temperatura tra la superficie nevosa, la cui
media nelle 24 ore è molto bassa (spesso -15°C) e lo strato
profondo a contatto del suolo (-1°C per esempio).
Se
lo strato del mantello è di 70 cm, il gradiente sarà, in questo
esempio, di 0,20°C per centimetro. Più il gradiente è elevato, più
questa metamorfosi è rapida. I granuli vicino al suolo si sublimano
(la sublimazione è il passaggio diretto dallo stato solido allo
stato di vapore) e il vapore acqueo così prodotto risale verso gli
strati superficiali ancora aerei, e molto più freddi. Questo vapore
va dunque a condensarsi attorno ai granuli freddi superiori, dando
loro una forma caratteristica di piccole piramidi o di bussolotti
rovesciati. Vi è dunque trasporto di ghiaccio verso l'alto e di
conseguenza indebolimento della densità degli strati inferiori e
quindi l'insieme diventa fragile.
La
formazione di questi bussolotti è all'origine del termine di
metamorfosi costruttiva, una qualifica ancora ingannatrice, poiché
questi bussolotti non hanno alcuna coesione e sono pronti a rotolare
come biglie, formando quella che si chiama la neve
fluida.
È
dunque un fenomeno molto pericoloso.
Questa
evoluzione non si verifica se tutto viene ricoperto da una nuova
caduta: il nuovo strato di neve fresca abbassa, infatti, il gradiente
di temperatura in seno allo strato precedente e lo comprime sotto il
proprio peso, rendendo la neve meno porosa e impedendo ogni
circolazione verticale del vapore.
Dal
punto di vista della metamorfosi costruttiva, ogni strato è dunque
protetto da quello che lo ricopre, se questo cade al momento giusto.
Se cade invece quando la metamorfosi costruttiva ha avuto il tempo di verificarsi, va a ricoprire un vero tappeto di biglie, che offre un insieme molto instabile. È così che si giustifica il pericolo, grandissimo, di valanghe durante gli inverni tardivi, quando spessi strati di neve cadono su un primo strato unico caduto un mese prima e completamente trasformato in una specie di gigantesco nastro trasportatore.
Se cade invece quando la metamorfosi costruttiva ha avuto il tempo di verificarsi, va a ricoprire un vero tappeto di biglie, che offre un insieme molto instabile. È così che si giustifica il pericolo, grandissimo, di valanghe durante gli inverni tardivi, quando spessi strati di neve cadono su un primo strato unico caduto un mese prima e completamente trasformato in una specie di gigantesco nastro trasportatore.
Esistono
ancora due tipi di metamorfosi da prendere in considerazione: la
metamorfosi di compressione e la metamorfosi di fusione.
La
metamorfosi di compressione
La
neve si sovrappone agli altri due strati: sotto il peso degli strati
successivi, i cristalli si saldano, consolidando l'insieme (salvo se
sono posati su una base di neve fluida!), esattamente come fanno in
un secchiello i cubetti di ghiaccio, che hanno la tendenza a saldarsi
e a comprimersi. Questa metamorfosi consolida il manto nevoso.
La
metamorfosi di fusione
Durante
un'insolazione prolungata con una temperatura superiore a 0°C, c'è
un meccanismo inverso a quello della metamorfosi costruttiva; la neve
di superficie si scioglie, e l'acqua scorre nel mantello, andando a
congelarsi intorno ai grani più profondi rimasti a temperatura
negativa. Questa volta vi è trasporto di ghiaccio verso il basso. La
base diventa sempre più compatta. È così che si forma la neve di
primavera e (in un secondo tempo) il nevato che si conserverà da un
anno all'altro a grandi altezze.
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