Le nostre querce, grandi e possenti alberi, sono un elemento tipico dei pianori, delle colline e delle prime pendici montane, dove un tempo costituivano, in associazione con altre latifoglie (tiglio, acero, frassino, ciliegio, olmo), estese foreste popolate da una ricca fauna selvatica.
La quercia è in assoluto la pianta più maestosa della nostra flora, tanto da essere presente nella cultura popolare lungo tutti i secoli di storia dell'umanità come simbolo di tenacia, saggezza e forza: i popoli primitivi la veneravano al pari di una divinità; il primo tempio dedicato a Giove fu un bosco di querce; presso i Galli fu origine di miti e leggende; nella Sacra Bibbia viene citata in più passi; molti stemmi di importanti casate nobiliari recano la sua immagine.
Si tratta di una pianta abbastanza longeva (fino a 500 anni di età) che può raggiungere anche i 40 metri d'altezza, dal portamento abbastanza regolare, con fusto dritto e cilindrico e chioma densa e ramosa. È diffusa in Europa centrale e sud-orientale, Gran Bretagna e penisola scandinava meridionale. In Italia la si rinviene sulle colline, sulle Alpi e sugli Appennini fino ai 1200 -1500 m di altitudine. Amante della luce trova le migliori condizioni di sviluppo sui versanti assolati e ben esposti. Non tollera la copertura di altri alberi ed è in grado di rinnovarsi solo in prossimità delle radure del bosco o del suo limitare.
Per capire l'importanza storica della rovere provate a verificare quanti nomi di paese sparsi un po' dappertutto derivino in qualche modo da questo albero: Roure (TO), Roverbella (MN), Roverchiara (VR), Roveredo in Piano (PN), Rovereto (TN), Rovetta (BG), ...
La rovere è caratterizzata da foglie lobate dai contorni arrotondati tipiche di gran parte delle altre querce, dalle quali però si differenzia per il colore verde scuro e lucido della pagina superiore, la larghezza maggiore della parte terminale ed il lungo picciolo alla base. Inoltre i frutti, cioè le ghiande, si inseriscono a gruppi direttamente sui rametti.
Le monumentali foreste di rovere che anticamente ricoprivano gran parte delle colline e delle basse montagne furono abbattute in parte all'epoca dei Romani ed in seguito più massicciamente a partire dal XV secolo per dare spazio all'agricoltura e per la forte richiesta di legname pregiato. Negli ultimi anni, con il progressivo abbandono dell'agricoltura avvenuto soprattutto nelle aree marginali e più povere, la quercia sta però recuperando lo spazio che un tempo era suo, tornando ad essere la regina incontrastata dei nostri boschi, anche a svantaggio delle specie diffuse dall'uomo come il castagno. In tutto il territorio non è quindi raro ritrovare qua e là nuclei di giovani piantine in espansione, come ad esempio ai margini delle strade di collina e dei prati, nei campi abbandonati e nelle radure del bosco.
Il legname di rovere, di color bruno chiaro, è particolarmente pregiato per la facilità di lavorazione e per la capacità di durare a lungo nel tempo, anche nelle peggiori condizioni. Per secoli rappresentò l'elemento principale delle costruzioni civili, navali e militari: le palafitte, i primi castelli e le piazzeforti militari erano edificate con questo albero, e furono delle roveri spagnole a portare Cristoforo Colombo in America.
Attualmente l'utilizzo principale è costituito da mobili di pregio, liste per pavimenti e soprattutto botti, perchè i vini ed i liquori invecchiati in esse hanno colorazioni e profumo particolari.
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