Bisognava in quest'ultima evenienza, attraversare di corsa la piazza davanti alla stazione, fare a tre a tre i gradini della scalinata e saltare sul predellino con il treno, non di rado, già in movimento.
Dal 1935 questi erano i frequenti sabati estivi di Gaetano Fracassi, tipografo addetto alla «piana» dell'antica Stamperia Pettinaroli, affascinato e poeta della montagna, solitario alpinista scopritore per le Aquile Randagie della Val Codera.
Il problema era - al sabato - quello di fermare la «piana» alle 17:30 smontarla parzialmente per la pulizia ed il «disinchiostramento», rimettere in ordine i caratteri usati, lavarsi accuratamente (per via del piombo), coprire l'uniforme Scout con la tuta da lavoratore, mettersi il sacco in spalla e prendere il tram in Via Tommaso Grossi alle 18:31 o alle 18:42. Quando sul treno c'era un posto a sedere (lo si trovava comunque dopo Lecco) il viaggio fino a Colico era piacevole pausa di riposo dopo una giornata di lavoro iniziata con la sveglia alle 06:30 in via Termopili, dove Fracassi abitava con la sua famiglia d'origine.
A differenza di quanto avviene dalla fine della guerra, il treno delle 19:00 non trovava a Colico coincidenza con il treno per Chiavenna per cui Fracassi scendeva dal treno verso le ore 21:00 e affrontava a piedi, 14 km. di strada statale, che, attraverso Dubino, Verceia e Campo portano a Novate Mezzola dove arrivava verso le 23:30.
Di qui, solitario nella notte, iniziava la salita della Val Codera fino al rifugio Brasca. Due ore e trenta o tre di cammino a passo rapido e senza soste con la sola compagnia, nella notte, del bel tempo, della luna e delle stelle. Alle 6 della domenica, Gaetano Fracassi era già in cammino per raggiungere la base del Ligoncio o della Sfinge, due belle pareti di 6-700 metri ciascuna fatte di buon granito del Masino e tagliate a picco nello splendido anfiteatro di boschi della conca di Bresciadega. Poi l'arrampicata di 4° e 5° grado con passaggi di 5° superiore. Con il tempo buono ci volevano circa 4 ore, ciò significa che verso le 11:00 Fracassi era in vetta. Dopo la veloce discesa dal versante SE, iniziava il cammino di ritorno. Treno alle 17:10 a Novate Mezzola con arrivo a Milano alle 20:30. Una buona dormita in via Termopili, ed ecco il nostro Gaetano pronto a ricominciare la settimana il lunedì alle ore 06:30.

Fu in base a questa descrizione che le Aquile Randagie decisero di esplorare la Val Codera, che divenne poi la loro valle.
[Da "L'inverno e il rosaio. Tracce di scautismo clandestino" a cura di Arrigo Luppi, ed.Ancora Milano]
Basterebbe un racconto come questo per desiderare di scoprire la Val Codera e le sue meraviglie nascoste.



È successivamente a questo periodo che nasce il granito di San Fedelino: una roccia ignea molto particolare, caratteristica delle Alpi centrali, dal colore prevalentemente chiaro e lucente, prodotto da quarzo e feldspato di potassio unito a muscovite, con qualche granello di biotite più scuro.
L'estrazione e la lavorazione di questa pietra da costruzione saranno per molti anni le principali occupazioni di molti uomini insediati in questa valle, oltre ad un'agricoltura modesta e all'allevamento di sussistenza. Una significativa e molto poetica testimonianza di questa attività mineraria è la preghiera, incisa nella roccia, di un "picapréda" uno scalpellino per il figlio morto in Russia.
L'incisione è affiancata da un cappello da alpino scolpito, leggermente in rilievo, sulla roccia lungo la parete a sinistra che si incontra lungo il sentiero superando i tunnel paramassi (740 m.s.l.m.).
Quale espressione migliore poteva usare uno scalpellino per pregare per l'anima di suo figlio?
Un gesto semplice e bellissimo allo stesso tempo, molto toccante.
La Val Codera è piena di storie come questa, è ricca di piccole semplici opere, dell'uomo e della natura, da osservare e forse ciascuno dei quasi 3500 granitici gradini che portano dalla base di Mezzolpiano fino alle case di Codera ed alla Locanda Risorgimento avrebbero qualcosa da raccontare, oppure si può rimanere in silenziosa contemplazione nei boschi di abete rosso e larice in prossimità di Stoppadura a 1170 m.s.l.m. e di Bresciadega a 1215 m.s.l.m.
Ci si può dirigere con decisione fino alle rocciose pareti di Cima Ligoncio oppure si può procedere con calma in raccoglimento spirituale lungo i tabernacoli (o edicole) poste lungo il sentiero immerse nell'incantevole bosco di castagni prima del Dosso.

Procedete con calma per non perdervi nulla di questo posto incantevole.

Questo è sicuramente il modo migliore per comprendere le parole di Fracassi.
Ringrazio Capi ed allievi del Campo di Formazione che mi hanno accompagnato lungo il cammino, Carlo e Giorgio per essere riusciti, con i loro racconti, a farmi apprezzare la Val Codera e la sua storia e Federico per aver condiviso il falò dell'hike.

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