È stato come visitare un museo di sculture: ovunque posassimo lo sguardo c'erano dei capolavori di ghiaccio realizzati dal paziente lavoro dell'acqua e del vento.
Naturalmente è stato necessario impiegare un po' di tempo e di impegno per raggiungere questo stravagante spazio espositivo all'aria aperta ma lo spettacolo che si è presentato ai nostri occhi aveva un valore decisamente maggiore.
Per prima cosa, come in ogni visita d'arte che si rispetti, occorreva avere qualche informazione sul luogo in cui ci stavamo recando...
Il Pas entre deux Sauts si trova a 2524 m di altezza ed unisce il Vallon de Malatrà e le Combe d'Arminaz a loro volta attraversati dai torrenti omonimi.
Lasciamo l'auto nei pressi di Entrèves e ci dirigiamo verso Planpincieux, a piedi oppure utilizzando una comoda navetta, proseguiamo quindi in direzione di Lavachey costeggiando le acque della Doire de Val Ferret.
Il ghiaccio compatto costringe a prestare molta attenzione lungo il cammino e solo occasionalmente ci fermiamo per alzare lo sguardo a sinistra ad ammirare i maestosi crinali di roccia della massicciata di Rochefort e della Grandes Jorasses.
Superato Lavachey il tracciato sale con due tornanti fino ad una biforcazione, o meglio fino al punto di partenza dei percorsi 28, 42 e 1 che salgono ripidi proprio accanto al canalone scavato dal Torrente del Col de Malatrà.
La neve ed il ghiaccio coprono la biforcazione a 1963 m dove un sentiero a mezzacosta raggiunge Sècheron a 1921 m e si congiunge al percorso 29 che unisce Praz Sec d'en bas in valle con il lago d'Arminaz a quota 2706 m.
Proseguiamo quindi in salita verso il Rifugio Bonatti, gradita tappa di ristoro per questo percorso.
L'accoglienza e l'ospitalità del rifugio non hanno bisogno di parole: l'atmosfera "di casa" che si percepisce è davvero alta. Impossibile non apprezzarla.
La grande stufa nella sala funziona a dovere mentre le ampie vetrate ci mostrano una Val Ferret sferzata dal vento proveniente dalla testata della valle e nuvole veloci che coprono le cime del Gandes Jorasses.
Solo la Aiguille Noire de Peuterey (3772 m) si mette in mostra come la diva sul palco di un night club, con lame rosse della luce del crepuscolo che ne definiscono un profilo in netto contrasto con il grigio delle nuvole sullo sfondo. Assolutamente magnifico.
Il mattino seguente è ancora il vento il gelido protagonista della giornata.
Proseguiamo alle spalle del Rifugio Bonatti in direzione della testata della Val di Malatrà in precario equilibrio sulle ciaspole mentre il vento solleva minuscoli pungenti cristalli di ghiaccio attorno a noi al punto da indurci a pensare fosse il caso di ritornare sui nostri passi.
Con un pizzico di determinazione facciamo il nostro ingresso nel magico museo che è il Vallon de Malatrà: si comincia osservando il Mont Chearfière (2826 m) a sinistra e la sua lunga cresta che accompagna gli escursionisti dei sentieri n° 28 e 1 verso il Col Malatrà.
Davanti a noi le cime della Aigiulle d'Artanavaz (3069 m) della Aiguille de Malatrà (3141 m) e della Aiguille de Bonalex (3200 m) formano un'unica meravigliosa lunga cresta.
A destra, più isolata, la Tête entre deux Sauts (2728 m) separata dalle altre cime dal passo, nostra meta finale.
Per tutto il mattino, dall'altra parte della Val Ferret alle nostre spalle le cime del Grandes Jorasses giocano a nascondino con veli di nuvole per poi mostrarsi in tutta la loro imponenza lungo la via del ritorno. Nessuno scultore potrebbe mai esprimere meglio di quelle pareti l'idea della maestosità e della solennità. Non si può evitare di rimanere bloccati davanti ad un simile spettacolo della natura.
Giunti al Passo entree deux Sauts si potrebbe proseguire lungo il sentiero 42 in direzione di Mont de la Saxe e godere ancora meglio dell'affascinante profilo verticale del Dent du Géant.
Per noi invece il tour termina per mancanza di tempo e nostro malgrado ritorniamo sui nostri passi verso il rifugio, sempre accompagnati dal vento incessante.
Il Vallon de Malatrà ed il Pas entre deux Sauts sono stati per me la riscoperta del ghiaccio e del vento: due elementi della natura che normalmente considero come ostacoli ad un piacevole escursionismo.
Sono rimasto invece piacevolmente sorpreso nel constatare quanto siano in grado di modificare il paesaggio attorno a noi, alterando la percezione dello spazio e delle distanze.
Potrei tornare su quell'itinerario in estate e sarebbe come vederlo per la prima volta. un paesaggio ed un ambiente che non stancano mai.
Ringrazio Cristina e Valeria per il piacevole viaggio trascorso insieme.
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