Con il termine pania si intende descrivere una sostanza collosa estratta dalle bacche del vischio e utilizzata per catturare piccoli volatili. Lo scrittore e poeta italiano Giovanni Boccaccio utilizza questo termine come figura retorica per descrivere le lusinghe d'amore, che attraggono e fanno rimanere invischiati in una relazione: "...Nelle panie amorose s'invescò."
Più probabilmente la montagna denominata Pania della Croce, di 1858 m di altezza, deve il suo attuale nome a "Pietrapana" come veniva chiamata in passato per via della presenza degli Apuani (Petrae Apuanae), un antico popolo di origine ligure che abitò queste montagne per molti secoli.
Mi piace pensare però che il nome Pania derivi anche dalla sua capacità di attrarre gli escursionisti col suo fascino e che il suo meraviglioso aspetto sia in grado di indurre chi la vede a desiderare di conoscere ancora più a fondo questa cima soprannominata, sicuramente non a caso, "la Regina delle Apuane".

Si sale su questo ripido sentiero fino al Passo dell'Alpino a quota 1080 m circa. Lungo la salita ci si imbatte in una particolare formazione rocciosa che costituisce parte del cosiddetto Sentiero delle Voltine e che può far ben comprendere la stratificazione dei sedimenti che milioni di anni fa hanno formato le rocce metamorfiche sulle quali stiamo camminando.

Terminato il bosco ci si imbatte in una seconda cappelletta e in un cippo posto in una privilegiata posizione d'osservazione di uno dei più bei versanti del Pania.
La cappelletta, in memoria di Stefano Messerini, è frutto di un recente restauro, come riporta la targa posta all'interno, nell'anno 2017 per iniziativa e con i fondi delle comunioni dei beni comuni di Pruno Volegno e Levigliani in segno di amicizia, con il patrocinio e il contributo del Parco Regionale delle Alpi Apuane, nonchè con l'aiuto e il sostegno di Mario e Virgina Messerini (Mosceta 28 Maggio 2017)
Alle spalle della cappelletta un sentiero lungo circa 260 metri porta al Rifugio del Freo e ad un sentiero che conduce in vetta al Monte Corchia (1677 m), a destra invece proseguiamo sul ben evidente Sentiero delle Saette.
Salutiamo l'ultima ombra boscosa a quota 1318 m circa e saliamo su un ripido sentiero di rocce così bianche e chiare da risultare quasi abbaglianti alla luce del sole; con una decina di tornanti raggiungiamo la stretta sella di congiunzione tra il Pania della Croce e il Pizzo delle Saette.
Da lassù la vista è spettacolare. Si ha una perfetta veduta del Monte Sumbra (1765 m), del Fiocca (1711 m) e del Bosco del Fatonero: una fitta ed ombrosa faggeta a 1400 m circa di quota, carica di leggende e storie curiose.
A valle si intravede Isola Santa ed il suo lago artificiale e poi più vicino il Monte Rovaio e il Vetricia dalla forma arrotondata, la distesa erbosa attorno al Rifugio Rossi, il Monte Uomo Morto dal curioso profilo e il pendio che scende fino a Fornovolasco.
Riprendiamo la salita su un sentiero che cambia "consistenza" con una pietraia a tratti leggermente insidiosa. Superiamo a 1800 m circa una targa dedicata all'appena dodicenne Nico e proseguiamo sulla cresta fino a raggiungere la vetta del Pania.

Il Pania della Croce si è rivelata una cima davvero sorprendente, per la sua posizione ed il panorama offerto, per la sua conformazione e le sue caratteristiche geologiche, per il fascino che suscita in chi la frequenta, che fa comprendere come numerosi altri poeti e scrittori della storia l'abbiano menzionata nelle loro opere.
Ringrazio Anselma, Claudio, Ezio, Roberto e Stefano per la piacevole compagnia durante il cammino.

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