giovedì 25 gennaio 2018

Monte Bianco - Le modifiche del confine

Sono passati poco più di tre mesi dalla pubblicazione del mio post sul confine errato in vetta al Monte Bianco, rapidamente consultabile selezionando il seguente link.


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Qualche giorno fa uno dei miei lettori mi ha contattato per segnalarmi l'apparizione di una modifica sulle carte multimediali di Google Maps: è ora visibile una doppia linea tratteggiata lungo i confini messi nuovamente in discussione anche dai recenti avvenimenti che hanno attirato l'interesse mediatico non soltanto dei cartografi e degli alpinisti.
La netta marcatura che rappresenta il confine italo-francese si tratteggia e si biforca per rappresentare il confine secondo le tesi italiana e francese.

Cerchiamo di fare chiarezza con l'aiuto della pubblicazione di Enrico Martinet su La Stampa della Valle d'Aosta del 06/01/2018:
Riporto qui di seguito l'articolo del giornalista di Courmayeur:

Tutto come prima, ognuno interpreta i confini sul Monte Bianco come pensa sia giusto, ma nella realtà c’è un patto perfino scritto di quasi un anno fa in cui Francia e Italia concordano che «non ci possano essere iniziative unilaterali». Ma la frontiera resta com’è, con quell’«orecchia» del tricolore francese che scende fino a Punta Helbronner, sul ghiacciaio del Gigante. Internet però accoglie i confini all’italiana e rettifica le sue mappe ponendo la frontiera italo-francese sullo spartiacque, dividendo a metà la vetta della montagna più alta del continente europeo. In realtà Google prende come legge i confini della NATO: le mappe del Patto Atlantico indicano lo spartiacque come confine. Per logica e non per «amor di patria». Dopo la disputa (l’ennesima) sui confini alpini scaturita dall’incredibile decisione del sindaco di Chamonix, Eric Fournier, di far mettere a due guide di Chamonix i lucchetti al cancello che si apre sul ghiacciaio del Gigante per chi transita al Rifugio Torino.

La commissione diplomatica tra Italia e Francia che si è riunita a Parigi lo scorso anno ne era stata la conseguenza. C’erano anche i tecnici, cioè i rappresentanti degli Istituti geografici dei due paesi. La soluzione ufficiale non c’è, la Francia vuole tenersi la vetta del Bianco e mantenere inalterata l’«orecchia» sul versante sud, cioè italiano, del massiccio. E l’Italia, al contrario, ricorda il trattato del 1862, quello che sancisce la Savoia come francese. Trattato che cancella il confine di prima, dettato da esigenze militari. Come ricordano i coniugi Laura e Giorgio Aliprandi, cartografi milanesi, l’enclave sul versante sud, cento metri più in basso della vetta del Bianco, era un confine «basato sul concetto strategico di cresta militare».

Il confine che scendeva dalla vetta deriva dall’armistizio di Cherasco del 1796, quando vennero definiti i confini tra Piemonte e Francia. L’unità del Regno d’Italia (1861) e il trattato del 1862 hanno cancellato quell’eredità napoleonica. Ma non per i francesi. Tre anni dopo il trattato di annessione della Savoia alla Francia il confine che era sullo spartiacque ritorna quello del 1796 (armistizio di Cherasco e successivo trattato di Parigi). Per decisione unilaterale dei francesi (ecco perché l’accordo dello scorso anno vieta ora decisioni unilaterali). È il 1865 quando il capitano dello Stato Maggiore francese Mieulet sposta, con un tratto di penna, il confine verso l’Italia. E tutto torna come in epoca napoleonica, mappe catastali comprese. E Google Map ha seguito l’indicazione francese fino ad oggi.

La NATO, al contrario, aveva recepito il trattato del 1862 e cancellato l’anacronistico confine militare. Per la Francia l’operato del capitano Mieulet è invece incontestabile, tanto che negli archivi di Stato non v’è traccia del trattato del 1862. Tuttavia esiste un altro documento, come ricordano gli Aliprandi: una lettera del 3 Maggio del 1860 scritta da Napoleone III al conte Francesco Arese che mette ordine sui confini di Stato ricordando che sono «quelli amministrativi di oggi». Frontiera stabilita da due cartografie del Regno Sardo nel 1823 e nel 1845 e che fa risalire la linea di confine in vetta al Bianco.

Il patto firmato l’anno scorso a Parigi è un compromesso che lascia «ballerino» il confine, ma che esclude ingerenze. Convenienza comune, anche perché metà della funivia francese tra Punta Helbronner e l’Aiguille du Midi, «orecchia» o non «orecchia», è in territorio italiano. I francesi ritengono che il Rifugio Torino faccia parte del territorio di Chamonix, ma sul versante francese c’è ancora una disputa tra i Comuni di Saint-Gervais e Chamonix per il territorio della vetta del Bianco. Insomma un guazzabuglio. La competenza amministrativa sul versante sud del Bianco è del Comune di Courmayeur, sul versante nord di Chamonix e di St-Gervais: questo l’accordo. Così come quanto riguarda la funivia francese è di competenza della Francia. Intese di buon vicinato.

Queste forse potranno apparire questioni insignificanti a chi non nutre interesse per la montagna, ma ribadisco ancora una volta quanto io creda fermamente che sia importante invece evidenziare i fatti e rendere l'argomento di interesse pubblico, affinchè tutti possano pensare alla montagna non come ad un territorio di contesa inutile e ostinata ma come a un dono da tutelare e preservare.
La montagna è di tutti ed è un prezioso tesoro che trascende limiti e confini delineati.

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