Ci troviamo di fronte a ciò che resta della morena del Ghiacciaio Martellot. Qui durante il Pleistocene, ma anche durante una delle più recenti glaciazioni avvenuta tra il 1350 e il 1850, il lavoro di pulsione e di erosione del ghiacciaio ha modellato una porzione di gneiss tramutandola in una parete, a poca distanza dal Rifugio Paolo Daviso, che alterna tratti verticali, strapiombanti e in appoggiata, ideale luogo di interesse per gli arrampicatori.
La Parete della Morena si raggiunge in 20 minuti dal Rifugio Daviso seguendo il cartello e i bollini rossi in direzione della morena del Ghiacciaio Martellot. Le vie sono state aperte salendo dal basso da M.Blatto, R.Rivelli, F.Chiarottino, S.Cordero, U.Lardieri nel Giugno e Agosto 2017.
Si tratta di un'area di arrampicata posta strategicamente vicina al Rifugio ed ha come principale obiettivo quello di permettere ai frequentatori del Daviso di sperimentarsi nell'arrampicata godendo di una suggestiva visuale del vallone sottostante prodotto dal millenario lavoro di erosione del Ghiacciaio Martellot e del Torrente della Gura.
Per raggiungere il Rifugio Daviso si parte da Forno Alpi Graie, si oltrepassa il ponte dietro l'Albergo Savoia e si prosegue sul largo sentiero sotto le falesie.
Il sentiero poi piega a sinistra e si inoltra nel bosco di betulle ed ontani e sale con una discreta pendenza fino a Gias Roccetta a 1650 m.
Il sentiero si stringe leggermente, si raggiunge un alpeggio denominato "alpe delle tome" (baita di stagionatura de prodotti caseari) a quota 1768 m e si prosegue a Rua Piana a 1800 m.
Qui occorre prestare un po' di prudenza per oltrepassare una pietraia e guadare il Rio Bramafam e il Torrente Gura su un paio di passerelle di metallo.
Si prosegue sul sentiero ora più stretto e circondato da pendii erbosi fino a raggiungere tre differenti alpeggi: Gias di Mezzo (1898 m), Gias Milon (1993 m) e Gias Gran Pian (2132 m).
Il sentiero sempre ben evidente qui è meno tracciato a causa delle mandrie al pascolo che cancellano la traccia con il loro frequente passaggio. Tuttavia si procede in modo sufficientemente intuitivo fino a una ripida cresta, ultimo tratto prima di raggiungere il Rifugio Paolo Daviso.
Dal Rifugio è individuabile il Rifugio della Gura dedicato in seguito a Eugenio Ferreri, posto a quota 2235 m e raggiungibile tramite un impegnativo sentiero (il n° 316) che sale dal Torrente della Gura, oppure dal Daviso attraversando con un traverso il vallone scavato dal Ghiacciaio Martellot.
Riporto l'articolo di Marco Blatto, pubblicato sull'annuario del C.A.I., che descrive nel dettaglio la storia di questa parete morenica e la sua trasformazione in una suggestiva area di arrampicata a pochi metri dal Rifugio Daviso.
Rifugio Daviso 2280 m – Parete della Morena
Quante volte siamo passati sotto la morena del Ghiacciaio Martellot diretti verso la grande parete della Punta Martellot e dei Dômes . In quest’angolo selvaggio e severo di Alpi occidentali abbiamo scoperto che dopo quasi 200 anni di storia dell’alpinismo, per primi avevamo salito in estate la parete est di quella che i francesi chiamano Roc du Mulinet 3452 m. Un itinerario complesso che sa di antico. Poi, nelle estati seguenti, sempre per mano nostra “cadevano” anche: il secondo spigolo – pilastro del Dôme Blanc 3337, e il terzo, più defilato, dove la roccia delicata è moneta corrente. L’alpinismo tradizionale classico, alberga tra queste grandi montagne, dove un passaggio aleatorio di A2 sospesi sulle staffe o un tiro di VII grado poco proteggibile, dialoga con facilità con canali sospesi, fughe di placche, spigoli di roccia incoerente. Così è l’alpinismo. Qui, tenere delle tacche di pochi millimetri serve a poco: bisogna sapersi muovere ed essere disposti a lunghi e non facili rientri. Salivamo la morena dell’ormai riducendo ghiacciaio e spesso ci chiedevamo come mai, a fronte di pareti così alte e di roccia metamorfica delicata, spuntassero qua e là affioramenti di gneiss ghiandone solidissimo. Peccato fossero alti spesso solo pochi metri, demoliti, fresati e ribassati dalle antiche glaciazioni. No, il Rifugio Daviso non sarebbe mai stato il punto di appoggio per comode arrampicate al sole protetti da solidi spit. Poi, un giorno, di ritorno da quelle alte montagne abbiamo osservato con occhi diversi un affioramento di questa “roccia madre” un po’ risparmiato dall’inesorabile discesa di grandi ghiacciai pleistocenici, di cui oggi conserviamo solo i segni.
Un po’ più elevato degli altri, era stato protetto in qualche modo dalla morena di sponda laterale del Ghiacciaio Martellot, anche se i segni di più antiche erosioni erano
Un po’ più elevato degli altri, era stato protetto in qualche modo dalla morena di sponda laterale del Ghiacciaio Martellot, anche se i segni di più antiche erosioni erano
evidenti.
Posta a soli venti minuti dal rifugio, non ne avrebbe certo soddisfatto le velleità “arrampicatorie” in senso sportivo, tuttavia, avrebbe valso una mezza giornata di scalata al sole, su roccia magnifica e al cospetto delle grandi montagne, rilassando la mente e tonificando il corpo prima di un’ascensione “d’avventura” il giorno seguente. Grazie al materiale offerto dalla Sezione del C.A.I. di Venaria Reale (tutto inox) è venuta così alla luce (si fa per dire) la “Parete della morena”. Placche levigate e compatte, fessure di “quarzo” e muri con piccole tacche, sempre al posto giusto, hanno così regalato piacevoli linee tutte aperte salendo dal basso con il trapano. Il rifugio è vicino, il posto è incantevole, il “salvataggio” di una giornata incerta è garantito, i gradi contenuti (max 6b), terminando magari con una buona polenta. Che si vuole di più?
Riferimenti tecnici: le vie sono state aperte salendo dal basso con il trapano con il contributo economico della sezione e sono tutte equipaggiate con spit inox da 10 mm. Soste con anelli di calata da collegare. Casco consigliato.
- Alzo le mani L1 5b - L2 5b
- La topomobile L1 5b - L2 5c
- Stambecco curioso L1 6a - L2 6b
- Silvia ed Egle L1 6a - L2 6b
- Les montagnards sont là (friend o,75 – 1 e 3 BD) 5c
- La rage du glacieriste 5c
- Dolce vento 5a
Con immenso piacere descrivo due delle vie praticate, rendendole ufficialmente la prima ripetizione effettuata dal giorno dell'inaugurazione. Si tratta di due vie prevalentemente in appoggiata, levigate dal ghiaccio e dall'erosione, molto simili tra loro ma differenti dal resto della Parete della Morena, più verticale ma mitigata da crolli e frammentazioni schistose, avvenute nel corso degli anni:
DOLCE VENTO 5a
Approcciarsi a destra per raggiungere il primo spit posizionato poco sotto una faglia inclinata, sfruttabile per raggiungere e rinviare il secondo spit. Spostarsi quindi a sinistra su una placca liscia ma facilmente affrontabile procedendo in appoggiata fino a raggiungere una pancia della roccia appena accentuata. Superata la pancia, passando a sinistra e sfruttando un lieve appoggio per i piedi, il percorso torna semplice fino alla sosta.
LA RAGE DU GLACERISTE 5c
Una faglia inclinata verso sinistra viene sfruttata prima per le mani e successivamente per i piedi e permette di riviare i primi due spit. Con equilibrio, senza cercare disperatamente appigli per issarsi ma bilanciando il peso del corpo si raggiunge il terzo spit, dopo il quale si trova una spaccatura della roccia che offre numerose possibilità di movimento per salire fino al un ripiano erboso. Dopo il ripiano la via torna semplice appoggiata fino alla catena.
Ringrazio ancora Elena e Silvia per avermi accompagnato lungo il tragitto, Marco e gli altri partecipanti all'evento Val Grande in Verticale e Federica per la compagnia sulla via del ritorno.
Un ringraziamento speciale anche a Carlo Soldera, Presidente del C.A.I. di Venaria, sostenitore di iniziative ed attività di notevole interesse per gli appassionati di montagna e di arrampicata.
LA RAGE DU GLACERISTE 5c
Una faglia inclinata verso sinistra viene sfruttata prima per le mani e successivamente per i piedi e permette di riviare i primi due spit. Con equilibrio, senza cercare disperatamente appigli per issarsi ma bilanciando il peso del corpo si raggiunge il terzo spit, dopo il quale si trova una spaccatura della roccia che offre numerose possibilità di movimento per salire fino al un ripiano erboso. Dopo il ripiano la via torna semplice appoggiata fino alla catena.
Ringrazio ancora Elena e Silvia per avermi accompagnato lungo il tragitto, Marco e gli altri partecipanti all'evento Val Grande in Verticale e Federica per la compagnia sulla via del ritorno.
Un ringraziamento speciale anche a Carlo Soldera, Presidente del C.A.I. di Venaria, sostenitore di iniziative ed attività di notevole interesse per gli appassionati di montagna e di arrampicata.
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