Tratto dalla rivista Lepontica N° 15 di Gennaio 2022
Nella tradizione popolare del mondo contadino i "giorni della merla" sono gli ultimi tre di Gennaio.
Dovrebbero essere i giorni più freddi dell’anno, le giornate impercettibilmente si allungano e l’inverno è alle spalle; arriva il carnevale.
Da bambini andavamo a scuola imbacuccati in maglie e guanti di lana filati da mamme e nonne. Cantavamo: “Merla, merlascia … stria, striascia” (merla, merlaccia … strega, stregaccia).
Un mantra per combattere il freddo.
Poi erano scherzi: pacche sulla schiena che attaccavano biglietti con il disegno nero della merla. Un uccello che era quasi un Pesce d’Aprile.
Le tradizioni popolari italiane dicono che la merla non fu sempre nera.
Un tempo era bianca, ma per ripararsi dal freddo andò sul camino e divenne nera. Cosa non si fa per ripararsi dal freddo. Un freddo che non è detto sia ancora quello di una volta.
I vecchi raccontano che quando è freddo per i giorni della merla, la primavera sarà tiepida e precoce. Se fa caldo, arriverà in ritardo.
Oggi la scienza e i cambiamenti climatici ci obbligano a pensare al freddo come ad un ricordo, alla neve in pianura come memoria.
Gli eventi meteorologici estremi, possibili e che ci coglieranno sempre più alla sprovvista, ci ricorderanno di quanto, tutto sommato, fosse buono il freddo.
Ringrazio Paolo Crosa Lenz, per l'articolo.
Nessun commento:
Posta un commento