È tutto a posto.
Hai avuto il tempo di esclamare "blocca!" al tuo compagno, nel momento stesso in cui l'appiglio scivola via dalla presa delle tue dita. Ed ecco la gravità che ti ghermisce e ti afferra per tirarti nuovamente a sè, un abbraccio che da secoli l'uomo sogna di controllare ma dal quale non si può sfuggire e che ti fionda rapidamente verso il basso.
Dura tutto meno di un istante: il tuo fidato compagno che non aveva staccato gli occhi da te nemmeno un momento è già in posizione e allora la corda si tende con uno scatto e arresta il tuo volo.
Ecco siamo a questo momento. Il momento in cui hai le braccia e le gambe libere di ciondolare nel vuoto, l'imbrago teso da un insolito fibroso cordone ombelicale che ti regge letteralmente per la vita; hai la facoltà di guardare in basso e il tuo compagno di cordata ti sorride di rimando con un'espressione che pare voler dire "ti tengo, sei mio." e ti rendi subito conto che nell'attimo della caduta non hai dubitato neppure per un brevissimo istante delle mani del tuo assicuratore.
Fai un rapido controllo: nessun danno, nessuna pietra caduta, quindi focalizzi nuovamente la tua attenzione sulla tua nuova attuale condizione.
Sospeso, osservi in alto il punto in cui tutto è cambiato. Il punto in cui sei passato da una presa sicura a una presa mancata. Il punto da cui intendi immediatamente ripartire.
Ovviamente, una volta raggiunto di nuovo il punto critico, il tuo movimento cambierà: si farà più cauto, più attento. Sarà diverso; e quando raggiungerai la fine, ti renderai conto di aver acquisito maggiore consapevolezza delle tue potenzialità e delle tue forze. Ti accorgerai di non aver dubitato non solo del tuo assicuratore ma neppure della tua capacità di riprenderti, di non mollare, di voler sperimentare questa relazione così pura e totale con la pietra fino in fondo, senza sconti nè tantomeno vie d'uscita facili.
È passato un altro anno. Un anno per me di considerevoli cambiamenti nel quotidiano e nella relazione con la montagna. Un anno di progressi ma anche di cadute, sempre necessarie per riprendere e migliorare, per riconsiderare passaggi che richiedono più attenzione e che troppo spesso vengono affrontati con leggerezza.
Era il 2013 quando, con "La Voce delle Cime", ho cominciato a valutare l'idea di pubblicare su un blog la mia relazione con la montagna e con l'ambiente delle Terre Alte.
All'inizio l'idea ha vissuto, come tutte le idee, una sua fase embrionale, poi ha preso gradualmente consistenza, si è sviluppata secondo alcuni passaggi che hanno sempre cercato di migliorarne i contenuti, la forma o più semplicemente la fruizione per i lettori.
Ora sento di essere arrivato ad una svolta, sento di essermi imbattuto in un passaggio che mi ha costretto ad un volo, ad una rivalutazione, ad una ripartenza, sento di aver raggiunto un punto che richiede un altro approccio.
Non dubito del mio assicuratore, come non dubito di chi in questi sette anni ha deciso di seguirmi.
È giunto quel momento, il momento in cui esamini il percorso e in cui intendi ripartire ma con una carica differente. Il momento in cui, dopo aver compiuto il tuo volo, dopo un rapido scambio di sguardi con il tuo assicuratore, dopo aver osservato il passaggio chiave, ritendi ancora la mano sulla parete e riparti. Non mancava molto alla catena ma non è ciò che più conta ora. Ora ripartire ha un significato più importante: significa che intendi dare ancora più te stesso in questa ascensione, significa dare la giusta importanza a quello che stavi facendo e che adesso intendi portare a compimento.
"La Voce delle Cime" sta vivendo un mutamento. È rimasto per un po' in sospeso, a seguito di una caduta, ed ora sta valutando come ripartire.
Non posso dire con precisione quando questo mutamento sarà terminato e quali saranno le nuove modalità con le quali si andrà avanti. Mi scuso per questo.
Ma so che andrà avanti, che l'intenzione è senza dubbio quella di tendere nuovamente le mani sulla parete e ricominciare.
Spero di poter contare sul sostegno di chi legge le mie parole (e intende continuare a farlo) e di chi, durante questi anni, ha arrampicato e camminato al mio fianco, condividendo con me emozioni forti a quote elevate.
Non mi resta che ripartire. "Dammi corda, ci riprovo!"
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