sabato 25 gennaio 2020

Rocciamelone

Sole, terra, erba, acqua, roccia, ghiaccio, vento, sabbia, cielo e stelle.
L'avventura sul Rocciamelone è un'esperienza che porta all'incontro con questa straordinaria commistione di elementi.
Nel corso degli anni, nei quali ho pubblicato i miei articoli su questo blog, mi veniva spesso proposta l'escursione sul Rocciamelone.
Alcuni erano in cerca di un gregario per raggiungere la vetta in compagnia, altri non si sentivano sicuri di effettuarla in solitaria e mi proponevano la salita per avere accanto qualcuno che potesse supportarli, altri ancora avevano già affrontato l'ascensione e ne decantavano semplicemente la bellezza al fine di spronarmi a seguirli lungo il cammino.
Ma tutte le volte non si riusciva mai ad andare oltre la programmazione ed ecco arrivare impegni  imprevisti, meteo avverso, rinunce all'ultimo momento, mete alternative già in programma... più banalmente in alcuni casi sembrava che la proposta celasse solo il velato messaggio: "io l'ho fatta e te ne vorrei parlare".

Ed ogni volta, con pazienza, mi rassegnavo all'idea di dover rimandare ancora aspettando la compagnia giusta. Finchè non l'ho trovata.
Ossia fino a che...non l'ho trovata.
"È importante saper bastare a se stessi" mi sono ritrovato scritto davanti agli occhi; si trattava di un consiglio contenuto in un articolo di filosofia, ma pareva un'esortazione a muovere in autonomia i miei passi sulla montagna.

Così, senza ulteriori approfondimenti del percorso, salvo una lunga occhiata alla mappa, mi sono ritrovato immediatamente a parcheggiare al Rifugio Vulpot, sulle sponde del Lago di Malciaussia.
Il sole caldo riflesso sul lago è meraviglioso anche se alcune nuvole si addensano lentamente sul fondo valle. Prendo a salire rapido lungo il n°111 un sentiero che scavalca subito il Torrente Stura di Viù per poi procedere sulla destra orografica in direzione del Rifugio Tazzetti, prima tappa del mio percorso.
Il sentiero si inerpica rapidamente su per la montagna ma senza risultare eccessivamente impegnativo, supera alcuni corsi d'acqua come il Medagliere e il Rumur con alcuni bellissimi ponticelli, lasciando spaziare con lo sguardo sugli ampi prati in pendenza dall'altro lato della valle, ai piedi di Punta di Pietramorta (2577 m) mentre a sinistra la cima del Rocciamelone appare sempre più vicina.

Si giunge, con un ultimo strappo all'affollatissimo Tazzetti dove mi fermo per una prima pausa e per il pranzo. Il prato attorno al rifugio è gremito di escursionisti in pausa, intenti a godersi il sole caldo e il paesaggio della valle dove le acque del Lago di Malciaussia appaiono come uno specchio luminoso. Il gestore mi avvisa che non c'è più spazio nel suo rifugio e che ha visto già alcuni gruppi salire verso il Rocciamelone, dandomi a intendere che potrei non trovare posto per la notte in cima. Tento comunque la fortuna e dopo aver rifornito le borracce alla fonte riparto spedito sul sentiero che guadagna rapidamente la cresta di un contrafforte roccioso alle spalle del rifugio e sale con decisione verso il Colle della Resta (3248 m).
Nonostante il passo spedito, le nuvole inizialmente a fondo valle mi stanno velocemente raggiungendo mentre il tracciato comincia a farsi più ripido e difficoltoso intorno a quota 3176 m dove spesso sono costretto ad usare le mani per mantenere l'equilibrio su alcuni salti di roccia. Giunto nei pressi del Col di Resta, dopo aver oltrepassato la croce dedicata a Don Lorenzo Casassa, mi ricongiungo ad un gruppo di escursionisti partiti poco prima di me dal Tazzetti, intenzionati anche loro a godersi l'alba dalla sommità della "Sentinella della Val Susa", procediamo quindi insieme con estrema cautela sul Glacier de Rochemelon camminando con lo stesso passo lento che si riterrebbe doveroso in un santuario. Il contrasto tra il calore del sole ed il gelo del ghiaccio è incantevole, secondario solo ai meravigliosi laghetti di fusione carichi di un azzurro quasi ipnotico.
Mentre si procede sul ghiaccio, al di sotto del quale ogni tanto s'ode lo scorrere dell'acqua, non si resiste alla tentazione di sfiorare con le dita la superficie di quelle polle color turchese così limpide da lasciar vedere il fondo roccioso. L'acqua è così fredda da apparire dura al contatto mentre la cima di pietra del Rocciamelone ci osserva giocare sul suo ghiacciaio come un anziano nonno osserva i suoi nipotini divertirsi tra le piante del suo giardino.

Riprendiamo a camminare sulla cresta nord-ovest avvicinandoci gradualmente alla punta, stiamo sopraggiungendo alle spalle della statua della Madonna del Rocciamelone, alta 3 metri e del peso di circa 650 Kg, curvi sotto lo zaino sembriamo predatori intenti a cogliere di sorpresa la preda.
Raggiunta la cima troviamo ad attenderci altri escursionisti, lo spazio esiguo tra l'ingresso del piccolo bivacco a lato della cappellina e il parapetto che espone sulla Val di Susa è già pieno di persone intente a godersi il panorama sorseggiando del the caldo da un thermos fumante.
All'interno del bivacco avvolto nella penombra gli otto posti letto sono già quasi tutti occupati, lascio i rimanenti alle altre persone e mi sistemo in un angolo con il materassino e il sacco-letto che ho nel mio zaino.
A cena tutti condividono qualcosa creando un piacevole clima di comunità come fossimo amici di vecchia data ritrovatisi insieme dopo tanto tempo. A seguire una breve tappa all'esterno per il saluto al sole che tramonta, alcuni appassionati di fotografia restano in attesa della stellata notturna da immortalare. Mi siedo ai piedi della statua in silenzio; certo il Rocciamelone non è tra le montagne più solitarie che abbia mai frequentato, dove lasciare spazio allo scorrere dei pensieri è difficile ma provo ugualmente a restare in ascolto scrutando le luci della diga riflesse sulla superficie del Lago di Malciaussia.

Dedico un adeguato tempo al riposo solo per svegliarmi prima dell'alba.
Fuori dal bivacco si sono già radunati diversi gruppi di escursionisti per lo stesso motivo, sopraggiunti durante la notte ed attrezzati di lampade frontali e giacche a vento.
Il vento è meno intenso del giorno precedente ma alcune raffiche fredde sopraggiungono di tanto in tanto, specialmente quando si rimane più esposti.
L'alba è un piacevole momento anche se vissuto in compagnia di un folto e rumoroso gruppo di persone. Mi viene in mente che in quello stesso giorno, 5 Agosto, si celebrerà la Messa dedicata alla Madonna della Neve: molto presto lo spazio davanti alla cappellina si farà ancora più esiguo e terribilmente affollato.
Mi affretto quindi a consumare la mia colazione valutando il possibile itinerario di ritorno: il tracciato del giorno precedente verso il Col di Resta potrebbe risultare piuttosto insidioso per via della discesa sul ghiacciaio che preferirei evitare. Mi lascio quindi convincere a percorrere un anello in compagnia degli altri ragazzi con i quali ho effettuato l'ultimo tratto di salita alla cima.
Ci incamminiamo quindi insieme lungo il 558/PL, tracciato che percorre inizialmente la ripida cresta Sud del Rocciamelone e che poi si distende con una serie di tornanti fino al Rifugio Cà d'Asti a quota 2851 m.
Da qui, proseguendo verso il basso si potrebbe raggiungere il Rifugio La Riposa a quota 2186 m, noi invece prendiamo un panoramico e poco battuto sentiero a mezza costa, in un tripudio di prati in fiore, oltrepassando una apparentemente interminabile serie di corsi d'acqua che confluiscono nel Rio Rocciamelone e che raggiunge il Passo della Capra a quota 2453 per poi proseguire dopo Cresta Crèuse e ricongiungersi alla GTA/SI/560 aggirando la cima del Monte Palon (2965 m) fino alla Capanna Sociale Aurelio Ravetto, dove ci fermiamo per il pranzo.
Inizialmente immersi nelle nuvole abbiamo poi la possibilità di osservare uno scorcio del Monte Turlo (2567 m) e della cresta che si prolunga dal Colle Croce di Ferro fino alla cima di Costa Fenera, ad Est rispetto alla nostra posizione.
Terminato il pranzo ci incamminiamo, ognuno con il suo passo, per l'ultimo tratto di GTA/114/SI che supera il già citato Colle Croce di Ferro (2546 m) e procede in discesa verso Nord su un sentiero più ampio e ben segnalato verso il Lago di Malciaussia, ben evidente al fondo valle.
I numerosi piccoli tornanti, che serpeggiano tra i rododendri ed i prati fioriti, raggiungono a quota 1974 un bivio: a destra il sentiero n° 113 porta al Lago Nero, a sinistra si continua la discesa verso il Rifugio Alpini ed il Lago di Malciaussia.

Il Rocciamelone è stata una montagna per me controversa: mi ha sorpreso per certi aspetti che non avevo neppure considerato, lasciandomi invece meno colpito dal punto di vista emozionale.
Decisamente una cima inflazionata e fin troppo affollata, non riesce ad esprimere quel senso di quiete e pace che una montagna solitamente è in grado di offrire. Per contro i suggestivi paesaggi che la quota elevata è in grado di donare, la varietà di elementi che si mescolano e si fondono lungo il tracciato, il valore simbolico che gli escursionisti, ed in particolare gli abitanti della Val Susa, gli attribuiscono, la rendono una cima affascinante e imperdibile.

Sono lieto di aver vissuto questa esperienza sulla sua vetta e ringrazio i compagni di viaggio incontrati lungo la strada e il fotografo Gianluca Suppa per alcune delle più belle immagini scattate e condivise in questo articolo.













































































































Nessun commento:

Posta un commento