Volge al termine un anno insolito.
Un anno di mutamenti più drastici di quanto desiderassi e decisamente
inattesi.
Sono passati quasi sette anni dalla creazione di questo Blog. Molto è stato
scritto e molto ancora spero di poter scrivere.
Di certo posso affermare che un anno come il 2020, ormai prossimo a
concludersi sul calendario, è stato un anno con delle difficoltà tali da farmi
temere per il futuro del Blog stesso. Ma sono contento di come, pur con
qualche intoppo,
La Voce delle Cime
abbia saputo far fronte alle problematiche che ne hanno in parte minato la
progressione.
Un parallelo che non posso assolutamente evitare di evocare nella mente
ripensando all'escursione al Santuario di Santa Cristina, avvenuta con Elena,
durante uno dei rari momenti di buone condizioni meteo e di decreti
sufficientemente permissivi.
L'escursione al Santuario di Santa Cristina (1340 m) è una delle escursioni
più frequentate delle Valli di Lanzo. Situato sull'ultimo contrafforte
roccioso che separa la Val d'Ala dalla Val Grande ove inizialmente sorgeva
nulla più di un pilone votivo, il santuario è raggiungibile tramite quattro
differenti itinerari.
Il primo che si incontra giungendo da Torino è lungo il sentiero n° 242 da
Ceres; si può parcheggiare di fronte alla chiesa parrocchiale, imboccare una
stretta stradina dalla caratteristica pavimentazione, fino ad entrare in vista
dell'antica torre campanaria del XI secolo. Appena prima della torre
campanaria è necessario imboccare una stradina asfaltata che sale verso
sinistra tra le case e seguire le evidenti indicazioni. Giunti al termine
della strada si prosegue su sentiero, per salire quasi immediatamente a destra
seguendo i cartelli che portano ad inoltrarsi nel bosco. Si superano le case
di Pian di Ceres (887 m) con alcune svolte del sentiero e si oltrepassa la
piccola e antica Cappella degli Appestati. Segue un tratto di sentiero
lievemente più ripido e si giunge alla panoramica postazione della chiesetta
Madonna degli Angeli (1020 m). Oltrepassando la chiesetta si segue la traccia
principale, ignorando un bivio a destra che conduce ad un punto panoramico, si
prosegue con un breve tratto in discesa e si oltrepassa la deviazione che con
il sentiero n° 242A giunge da Monte di Voragno (981 m). Con l'ultimo tratto di
sentiero più ripido si giunge alla scalinata in pietra che affianca un pilone
votivo e conduce al Santuario di Santa Cristina.
Il secondo è il già citato sentiero n° 242A che parte da Monte di Voragno,
raggiungibile per mezzo di una strada che parte da valle, proprio dopo il
paese di Voragno.
Il terzo, scelto per la nostra escursione, è il n°301, unito al primo dal
lungo sentiero a fondo valle n° 301A che oltrepassa il cimitero di Ceres e
costeggia la Stura per circa 2,3 chilometri, parte dal primo ponte di
Cantoira, prolungamento di Via Santa Cristina, e prende a salire tra i
castagni e i faggi. Il sentiero taglia alcuni tornanti di una strada più ampia
che parte da Cantoira e raggiunge Case Toj a quota 900 m circa, dove troviamo
la fontana indicata dalle carte ma purtroppo senz'acqua.
Dopo circa un centinaio di metri di dislivello non eccessivamente impegnativo
giungiamo ad un bivio; occorre proseguire a sinistra lungo il tracciato più
evidente che, tramutandosi gradualmente in una scalinata in pietra, giunge
fino al santuario.
Il quarto sentiero, scelto per il ritorno ma forse il meno battuto dei
quattro, è il n° 307A che parte dal bivio poc'anzi citato, che scende tra i
faggi fino a Senale, oltrepassa Case Uccello e scende con decisione fino a
Michiardi e alla Stura.
Il parallelo con il Blog nasce dalla scalinata in pietra incontrata lungo la
salita. Le nevicate dei giorni precedenti hanno reso ogni gradino una
insidiosa passerella ghiacciata. È stato necessario procedere con estrema
prudenza in salita, ma soprattutto in discesa lungo la via del ritorno,
obbligando a camminare lentamente e soppesando con attenzione ogni appoggio.
Un percorso semplice, che almeno teoricamente non doveva portare via più di un
paio d'ore, ha richiesto più sforzi del previsto per evitare spiacevoli
cadute, esattamente come quest'anno appena passato: ogni passo trasformava la
normale quotidianità in un incedere carico di problemi, incerto, quasi
claudicante, costantemente accompagnati dalla minacciosa ombra del rischio.
Ad accentuare il contrasto con la quotidianità c'era un costante senso di
solidarietà e di speranza da parte della comunità e delle persone con le quali
avevo contatti, esattamente come lungo il percorso non erano rari i momenti in
cui si percepiva il bisogno di soffermarsi ad osservare i meravigliosi
intrecci delle radici dei faggi con la roccia, quasi a dimostrare che la
tenacia della vegetazione riusciva ad avere ragione anche delle condizioni più
ostili del terreno. Senza contare poi la cordialità degli escursionisti
incontrati in vetta e lungo il cammino. Le mascherine potevano celare solo in
apparenza i sorrisi gentili e il buon umore di tutti quelli che avevano il
piacere di ammirare le valli sottostanti, oppure i giochi di chiaro e scuro
della neve tra i rami spogli degli alberi, o le sfumature della nebbia in
bassa valle in contrapposizione con l'aria limpida sulle cime più alte.
Giunti in vetta, la costruzione del Santuario si offre come un prezioso
cimelio storico, impossibile non apprezzarne la bellezza pur così sobria e
semplice.
Di proprietà del comune di Cantoira, l'edificio si colloca in parte nel
territorio comunale di Ceres e notevoli furono le dispute fra gli abitanti
dei due comuni.
Un piccolo pilone votivo dedicato a Santa Cristina era stato eretto prima
del 1440 ed anche la presenza del catino absidale potrebbe condurre
all'ipotesi della datazione dell'originale edificio ad epoca precedente.
Nella relazione della visita pastorale del 1769 si dice che il pilone fu
eretto in seguito all'apparizione di Santa Cristina ad un pastore locale,
ed il sacello era amministrato da un unico rettore che, nel giorno della
festa organizzava le processioni al Santuario ed in quell'occasione si
distribuiva il pane benedetto ai fedeli convenuti.
Risulta che il Santuario, già di notevoli dimensioni, nel 1840, venne
ampliato e vennero costruiti degli edifici in prossimità come luoghi di
accoglienza e riparo per i pellegrini; nello stesso anno vennero
realizzati i grandi muri di protezione arricchendo il complesso
architettonico e dandogli sembianze di fortezza circondata da bastioni.
La festa annuale si celebra il 24 Luglio e nel suo interno sono
conservati notevoli ex voto, segno della profonda religiosità delle genti
del posto.
Approfittiamo del sagrato coperto per una breve pausa e per il pranzo, un
breve momento sul quaderno di vetta, alcune foto e poi si riprende il cammino
per il ritorno a Cantoira.
Decidiamo, come precedentemente accennato, di percorrere il sentiero 307A che
nonostante in alcuni tratti sia meno marcato del precedente è facilmente
intuibile tra le macchie di faggi che circondano le borgate ormai disabitate
di Senale e di Case Uccello.
A Senale troviamo una fonte per l'acqua, questa volta attiva, proprio nelle
vicinanze di una casa con qualche traccia di decorazione caratteristica ancora
visibile sulla facciata e una curiosa scultura grezza appena fuori dalla
borgata.
La località Senale, in dialetto locale "Snà", è situata sulla destra
orografica della Stura a 1094 m, proprio sopra Cantoira lungo il sentiero
che conduce al Santuario di Santa Cristina.
È un piccolo insediamento a carattere stagionale formato da una decina di
case in pietra a secco, abbandonate intorno alla metà degli anni
sessanta.
È già censito nel catasto Rabbini del 1860, veniva abitato dalla primavera
alla fine dell'autunno. I proprietari ci si trasferivano per coltivarne i
terreni circostanti destinati principalmente a segale, patate e canapa da
cui deriva il nome (snà = seminato)
Nelle vicinanze di Senale vi è una piccola zona pianeggiante detta
"Uccello" l'etimologia di questa parola ci riconduce alla voce celtica
"uxellos" che indica una zona pianeggiante situata in alto, come Usseglio o
Usseaux in Val Chisone. Quest'area è un lago di origine glaciale in cui gli
immissari nell'arco di millenni colmarono con i detriti trascinati dai
pendii vicini. Attualmente la zona è una torbiera di grande importanza per
la biodiversità naturale.
È la torbiera più grande delle Valli di Lanzo visibile oggigiorno.
Dopo la piana di Case Uccello il sentiero piega a sinistra e prende a scendere
più deciso verso la Stura, fiancheggiando un'estesa area rocciosa, fino a
raggiungere nuovamente il ponte, principio di questa escursione.
La visita al Santuario di Santa Cristina è stata una apprezzata interruzione
della stasi e del torpore invernale, nonchè ultima occasione per calpestare un
po' di neve in questo anno così inverosimile.
Il ghiaccio e gli ostacoli lungo la via del ritorno non hanno fatto altro che
rendere questa gita ancora più accattivante, utile a riprendere energie e
riflettere sullo stato attuale delle cose.
Ringrazio Elena per avermi accompagnato lungo il cammino.
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