Fin dai tempi antichi l'uomo ha imparato a sfruttare la forza dell'acqua per dare movimento ai macchinari da lavoro. I mulini sono tra le più importanti opere in grado di testimoniare l'abilità umana di incanalare l'acqua per ricavarne energia pulita e rinnovabile.
L'acqua del torrente veniva prelevata da un canale che la portava alle ruote idrauliche.
Se il corso d'acqua aveva portata sufficientemente ampia, consistente e regolare tutto l'anno allora si usava il roundoun, ossia la classica ruota verticale a cassette, alimentata dall'alto per mezzo di una canalina sopraelevata. Alberi e ingranaggi trasmettevano il movimento alle macine.
I mulini più piccoli, situati in alta valle, che sfruttavano l'acqua di corsi d'acqua dalla portata più modesta ed irregolare, utilizzavano il rouét, una piccola ruota orizzontale a palette collegata direttamente all'albero della macina e posizionata sotto il pavimento dove l'acqua arrivava per mezzo di una canalina scavata in genere in un tronco di larice.
Ad eccezione dei mulini principali, generalmente gestiti da un mugnaio, i mulini venivano gestiti a turno in maniera comunitaria da tutti gli abitanti delle borgate. Anche la panificazione nei caratteristici forni a legna, presenti e attivi ancora oggi in molte borgate della valle, era svolta in modo comunitario.
Il più antico documento riguardante la presenza di un mulino nella Val Germanasca è un atto del 1592 redatto dal notaio ducale al servizio dei signori della Val San Martino (Val Germanasca).
I mulini per cereali erano presenti su tutto il territorio, oggi se ne contano una quarantina, alcuni ormai ridotti a ruderi.
Il sentiero è intitolato a Guido Baret, appassionato di storia locale, che per primo si è occupato dei mulini della Val Germanasca.
Ha scritto il quaderno di documentazione della Comunità Montana "Gli antichi mulini e frantoi per noci della Val Germanasca".
Il percorso tocca ben Quattro mulini nel territorio del Comune di Massello che conserva una natura intatta e incontaminata, dove probabili sono gli avvistamenti di animali selvatici. Lungo il percorso, adatto a tutti, si incontrano il tempio Valdese e la chiesa cattolica, testimoni della compresenza di due fedi religiose, ed alcune meridiane.
Il sentiero procede a mezza costa nel vallone, all'ombra del monte Laparè (2198 m) offrendo un panorama di prim'ordine su tutte le antiche borgate e sulla bellissima cascata del Pis.
Lungo l'itinerario, classificato come difficoltà E, nel Vallone di Massello si incontrano i quattro piccoli mulini:
-il Cas Garin, situato ad alcune centinaia di metri a monte del ponte omonimo, sulla sinistra orografica del torrente, al centro di un pianoro un tempo adibito a pascolo. Accanto allo stabile sono ancora ben visibili i resti di una fucina e di un frantoio per noci.
-il piccolo mulino di Occie, posto a valle della Borgata, che attinge acqua da un rio laterale del Germanasca che scende dai prati di Coulmian. Sulla facciata del mulino appare la data di costruzione.
-il Gros Passet posto anch'esso su un rio laterale del Germanasca. La ruota idraulica è ad asse verticale, interamente di legno. L'intera struttura è stata restaurata ed è visitabile.
-il Gorjo Trounno a valle della gola nei pressi della borgata Piccolo Passet. Serviva le borgate di Rocias, Grangiadidiero e Aiasse, macinando segale, barbarià (una miscela di segale e frumento), grano saraceno. Anche questo piccolo mulino è visitabile.
Lasciamo quindi l'auto nei pressi di Massello Centrale e torniamo indietro a piedi per attraversare il ponte sul Germanasca. Lungo la strada, proprio al termine del ponte, sulla sinistra è visibile l'inizio del sentiero che si inoltra tra i faggi.
Si supera il primo mulino nei pressi del corso d'acqua poi si prosegue con un breve tratto in salita fino a Ciaberso (1200 m). Si attraversa l'abitato, dove si individuano facilmente il tempio valdese e la chiesa cattolica, procedendo lungo l'evidente sentiero che si inoltra nuovamente tra gli alberi fino a Porrence (1260 m) e Roberso (1188 m) dove ha sede il Comune.
Da Roberso ci si immette nuovamente nel fitto del bosco, superando un tratto più stretto della valle che si apre nei pressi di Occie (1388 m). Poco a valle delle abitazioni si trova uno dei mulini precedentemente descritti.
Il percorso scende poi fino ad Aiasse (1230 m) e altri piccoli centri abitati come ad esempio Roccias e Reynaud attraversando sempre ampi tratti boscosi stupendi specialmente in primavera inoltrata per la presenza di numerosi maggiociondoli. È tuttavia possibile accorciare il percorso tagliando con una deviazione sulla strada asfaltata per raggiungere rapidamente Massello.
Ringrazio Cristina, Eleonora, Francesco e Giorgia per questa escursione di breve durata (4 h e 30 min circa) e con un dislivello complessivo inferiore ai 250 m e consiglio una breve tappa all'Agriturismo La Miando per terminare con la degustazione di ottimi piatti tipici.
Azienda agrituristica LA MIANDO dal 1989
di Canal Brunet Renata
Borgata Didiero, 16 - Salza di Pinerolo (TO)
cell. 348/814.53.11 - 339/276.32.15
email: agriturismolamiando@gmail.com
L'itinerario qui presentato è frutto di un ambizioso progetto di collaborazione portato a termine nel corso dell'anno scolastico 1997-98 da insegnanti e allievi della Scuola Media Gouthier di Perosa Argentina (sezione staccata di Perrero), dall'allora Comunità Montana valli Chisone e Germanasca e dalla sezione C.A.I. val Germanasca. Dopo un lavoro che per più di un anno ha impegnato i ragazzi delle tre classi di cui è composta la scuola, infatti, è partita un'iniziativa assai interessante e fondamentale per la conservazione del patrimonio etnografico della valle. Sostenuti da alcuni professori e da esperti di cultura locale, gli studenti hanno avviato un progetto pilota finalizzato alla valorizzazione delle risorse locali, nello specifico individuare, schedare e soprattutto rendere visitabili i numerosi mulini e frantoi un tempo attivi nelle numerose borgate di Massello.
Sulla strada Perrero-Massello, ai confini di Maniglia, si incontra un passo molto angusto: da una parte il contrafforte scende dal Truc ëd Pineirôl, chiamato in quel luogo Bô' la Vaccho (bosco della vacca), dall'altra una parete di roccia tagliata a picco; in fondo al vallone, il torrente Germanasca che scende ribollendo. È il Bâ dâ Pons. La leggenda storica che spiega tale nome è la seguente: anticamente, una legge obbligava tutti i valdesi della valle (persino tutti quelli di Prali e di Massello) a portare i loro morti al cimitero di San Martino a valle di Perrero.
La strada attuale non esisteva, Non c'era che un brutto sentiero, di cui si vedono ancora oggi le tracce, che passava sull'alto della parete rocciosa precedentemente descritta.
Un giorno, i massellini portavano a seppellire un defunto di Basiglia, chiamato Giovani Pons. Uno dei portatori fece un passo falso e la bara rotolò di roccia in roccia fino in fondo al vallone.
Il posto dove il portatore scivolò si chiama ancora oggi Bâ Jouann (il basso di Giovanni); il luogo dove fu ritrovato il cadavere si chiama Bâ dâ Pons.
[tratto da "Tradizioni orali delle valli valdesi del Piemonte" di Marie Bonnet - Claudiana Editrice, Torino 1994]
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