Lo sapevate che il trekking di più giorni intorno ad una cima è nato proprio ai
piedi del Monviso? Correva l’anno 1839 e James David Forbes, professore di
filosofia naturale all’università di Edimburgo, intraprese un lungo viaggio
nelle alpi. Raccontava Coolidge: “Da Marsiglia egli iniziò il suo cammino
risalendo le valli della Durance e dell’Ubaye fino a Barcellonette, attraversò
alla testata di quella valle il Col della Cula raggiungendo Saint Veran e quindi
Abriès nella valle di Guil.
Egli fece il “Tour of Monte Viso” attraverso
molti faticosi passi: il Col delle Traversette, il Col di Viso, il Passo delle
Sagnette o quello di San Chiaffredo e quello di Vallante. Per raggiungere le
“Valli Valdesi del Piemonte” il Forbes ridiscese dunque lungo il Guil fino all’Echalp,
chiudendo il “Tour of Monte Viso” esattamente come fanno le migliaia di
escursionisti francesi che lo percorrono oggi.
Il Giro di Viso diventa davvero famoso negli anni settanta come “Tour du Mont
Viso”: sono stati infatti i francesi a riscoprire questo itinerario. La
curiosità, o forse la buona cucina dei rifugi italiani, o più semplicemente la
straordinaria bellezza di luoghi, portano così migliaia di escursionisti
francesi intorno al Monviso. Negli anni successivi anche il numero degli
italiani è aumentato, ma anche dei tedeschi, olandesi, svizzeri, che hanno
scoperto il Giro di Viso grazie alla Grande Traversata delle Alpi.
Pochi trekking offrono scorci così spettacolari su tutte le facce della montagna
dominando al contempo con vasti panorami tre valli diverse: Po, Varaita e Guil.
I dislivelli sono sempre modesti e non si perde mai eccessivamente la quota: dai
2000 m del Pian del Re si scende una sola volta a 1937 m e con una
fantastica camminata si scavalcano colli tra i 2655 m del Colle di Viso e i
2947 m del Colle delle Traversette. I dislivelli sono accettabili anche partendo
dai 1590 m di Castello, la frazione di Pontechianale da cui inizia il giro
dalla Val Varaita o ancora dai 1787 m della Roche Ecroulée nel Parc naturel
du Queyras. La prima tappa si può effettuare in mezza giornata, da qualsiasi
valle si parta; la presenza dei cinque rifugi situati intorno al "gigante delle
Cozie" permetterà a tutti di articolare a piacere le tappe successive.
Per chi ama le “varianti” e per chi parte da Pontechianale o dal Queyras, c’è la
possibilità di utilizzare l’interessante “Sentiero del postino”: un panoramico
percorso a mezza costa lungo il paretone di Punta Roma e Punta Venezia, fra il
lago Chiaretto, il rifugio Giacoletti e il Passo delle Traversette, con cui si
evita la discesa a Pian del Re. Se questa variante permette una “scorciatoia” al
percorso, c’è chi sceglie anche di allungarlo puntando verso la Val Pellice.
Così dal refuge du Mont Viso si raggiunge per il Col Selliere il rifugio Granero,
il Jervis nella bella conca del Prà oppure ancora il rifugio Barbara. Anche il
rifugio Alpetto, costruito vicino alla storica costruzione del 1866 e non
lontano dal rifugio Sella, permette ai numerosi escursionisti un’ulteriore
possibilità di pernottamento.
È possibile inoltre, compiere il percorso del Giro di Viso attraverso il “Buco
di Viso”,
il tunnel realizzato tra il 1475 e il 1480 poco sotto il Colle delle Traversette lungo circa 75 m, alto 2 e largo 2,5. Mandante dell’opera fu Ludovico II, il quale inviò una richiesta ufficiale al Parlamento di Grenoble per realizzare, appunto, una galleria che rendesse più agevole il passaggio tra le sue terre e il Delfinato. Ma poiché la risposta si faceva attendere, nel 1477 il marchese decise di scrivere al re di Francia Luigi XI e a Jean d’Aillon, governatore del Delfinato. L’accordo economico fu quindi intrapreso tra il Delfinato ed il Marchesato di Saluzzo, accordo che permise e facilitò il commercio soprattutto di sale attraverso l’uso dei muli. I commerci tra i due versanti alpini (per la prima volta collegati da un tunnel) si intensificarono portando benefici alle popolazioni locali; purtroppo dopo le merci vennero gli eserciti ed “il Buco” acquisì importanza strategica. Oggi il “Buco di Viso” è meta di studiosi ed escursionisti che salgono lassù per ammirare l’opera di alta ingegneria che da oltre cinque secoli collega la valle Po con la francese valle del Guil.
il tunnel realizzato tra il 1475 e il 1480 poco sotto il Colle delle Traversette lungo circa 75 m, alto 2 e largo 2,5. Mandante dell’opera fu Ludovico II, il quale inviò una richiesta ufficiale al Parlamento di Grenoble per realizzare, appunto, una galleria che rendesse più agevole il passaggio tra le sue terre e il Delfinato. Ma poiché la risposta si faceva attendere, nel 1477 il marchese decise di scrivere al re di Francia Luigi XI e a Jean d’Aillon, governatore del Delfinato. L’accordo economico fu quindi intrapreso tra il Delfinato ed il Marchesato di Saluzzo, accordo che permise e facilitò il commercio soprattutto di sale attraverso l’uso dei muli. I commerci tra i due versanti alpini (per la prima volta collegati da un tunnel) si intensificarono portando benefici alle popolazioni locali; purtroppo dopo le merci vennero gli eserciti ed “il Buco” acquisì importanza strategica. Oggi il “Buco di Viso” è meta di studiosi ed escursionisti che salgono lassù per ammirare l’opera di alta ingegneria che da oltre cinque secoli collega la valle Po con la francese valle del Guil.
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